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Australian Open

Max Giusti smonta il mito di Sinner freddo: racconta cosa ha fatto al ristorante a Trastevere

Macché freddo e distaccato, il grande amico Max Giusti racconta lo Jannik Sinner che pochi conoscono: “Andammo dal mio amico Angelone agli Spaghettari, a Trastevere…”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Le sette vittorie di Jannik Sinner a Melbourne per vincere l'Australian Open, dall'agevole primo turno contro l'olandese van de Zandschulp alla finale epica con Medvedev, sono state seguite da altrettante brillanti interviste in cui il campione azzurro ha dimostrato di essere sempre più spigliato davanti al microfono, trascinando alle risate il pubblico australiano. Un Sinner insomma sempre più padrone della scena anche fuori dal campo, mentre con la racchetta in mano nessuno ha più dubbi sul suo status di stella assoluta. È che il carattere schivo del 22enne altoatesino ci fa pensare a un musone alquanto freddo e distaccato, ma a sentire il racconto del suo grande amico Max Giusti Jannik in privato è tutt'altro.

"Molti pensano che sia freddo, glaciale, non è così – spiega il comico e conduttore, che è anche consigliere della Federtennis, all'Adnkronos – È un ragazzo pieno di emozioni, solo che ha imparato a gestirle, ed è di una simpatia che per me è difficile infilare una battuta prima di lui quando siamo tra amici. Con la battuta mi frega sia in campo che fuori. Ricordo ancora una sera a Roma, durante gli Internazionali di Tennis, quando andammo dal mio amico Angelone agli Spaghettari, a Trastevere. Lui, con un oste romano, a prendersi in giro tutto il tempo. Fuori dal calcio, per me c'è Valentino, Tomba e ora Sinner".

Un sorridente Jannik Sinner con Frederic Vasseur in visita alla Ferrari lo scorso dicembre
Un sorridente Jannik Sinner con Frederic Vasseur in visita alla Ferrari lo scorso dicembre

Max conosce davvero bene il ragazzo di San Candido, c'è affetto vero: "Ho incrociato Jannik che aveva 12 anni e mezzo, quando il mio amico Alex Vittur (il manager di Sinner, ndr) mi disse: ‘Ho visto il ragazzino più forte che c'è'. Ho pianto per Jannik, per Alex, per la sua famiglia. Amo il tennis, ho la fortuna di avere un'accademia di tennis, di lavorare con la Federazione italiana tennis e vedere questi ragazzini. E visto che Jannik ha dormito sul mio divano, credo che non lo venderò più…"

"La cosa bella è che vuole sempre migliorare. È il giocatore italiano che più ha investito sul suo gruppo di lavoro, Jannik ogni volta che sbaglia si mette in discussione e non esce dal campo finché non ha imparato una cosa nuova. E' un campione vero", conclude Giusti.

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