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Matteo Berrettini e quella frase che ha cambiato tutto: “Sei un cog*****”

Il tennista Matteo Berrettini ha un modo di speciale di caricarsi e un approccio particolare ai match: “Non mi perdono niente”. Domenica esordio alle Finals di Torino.
A cura di Maurizio De Santis
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Perdonarsi niente. Pretendere sempre il massimo da stesso. Non crearsi alibi. Matteo Berrettini è settimo nella classifica internazionale. Nel Ranking Atp è la stella più luminosa del tennis italiano. Ha 25 anni e una carriera ancora spalancata davanti, il resto – che non è poco – lo ha costruito imparando a sue spese che la potenza è nulla senza controllo. Anche si ti chiamano "the hammer" (il martello), anche se al servizio o col diritto sei implacabile. Non è l'unico alias che ne ha scandito il rapporto di odio e amore che ha permeato il suo modo di stare in campo, reagire agli avversari e alle avversità della sorte, calarsi con una concentrazione speciale nel match fino a lasciarsi trascinare – a volte anche troppo – dalla trance agonistica.

"The rebel", lo chiamano anche così per gli atteggiamenti umorali che spesso lo hanno contraddistinto perché capace di alternare giocate cristalline e momenti di puro genio ad altri da dimenticare per sceneggiate clamorose. Come quando, ancora giovane, era conosciuto con l'appellativo di "la radio". Il motivo? Commentava tutti i punti finendo per distrarsi. E rovinare tutto. Il richiamo del lato oscuro della forza è l'avversario che gli ha dato più filo da torcere.

Ci ha messo tempo per imparare a dominarlo senza cedere agli sbalzi dell'istinto e all'emotività. "Lo sport professionistico ti costringe a vivere sempre al massimo. E a volte mi sento come se in mano non stessi stringendo niente". La maturità, la maggiore consapevolezza di se stesso, lo hanno placato. Ma solo in parte perché può essere capace di tutto se qualcosa va storto. "Se vedessi una persona che lascia una cicca di sigaretta sulla spiaggia, potrei non rispondere di me", dice nell'intervista a Sette del Corriere della Sera.

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Domenica sera Berrettini entrerà in scena nelle ATP Finals di Torino: andrà in campo da testa di serie numero 6 e avrà dinanzi a sé un brutto cliente, il tedesco Alexander Zverev. Gli andrà incontro con le migliori intenzioni, caricandosi alla sua maniera che è un po' darsi un pizzicotto sulla guancia oppure gettarsi acqua fredda in faccia. "Sono impietoso con me stesso, non mi perdono niente – ha aggiunto il tennista italiano -. Mi rompo le palle da morire. A Montecarlo lo scorso aprile ero reduce da un lungo stop per uno strappo agli addominali. Ho giocato e perso… per quattro giorni mi sono insultato a morte. Mi dicevo senza pietà ‘sei un coglione'. Poi mi sono ripreso con una stagione super".

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