Fritz ripensa al momento in cui tutto poteva cambiare contro Musetti: “Non ero calmo”

Taylor Fritz ha interrotto il trend negativo contro Lorenzo Musetti e, dopo tre sconfitte di fila, ha regolato l'azzurro nel match d'esordio delle ATP Finals 2025. Prova importante del tennista americano, che ha sfruttato la superficie più congeniale al suo gioco, approfittando anche delle condizioni fisiche non ottimali dell’avversario, reduce dalla durissima finale persa contro Djokovic ad Atene. Con grande sincerità, poi, Fritz ha parlato della sfida, sottolineando anche quanto sia stato importante evitare il ritorno di Musetti nel momento per lui più difficile.
Fritz batte all'esordio Musetti alle ATP Finals poi racconta il momento pià duro
Infatti, c’è stato un momento in cui, nel secondo set, Taylor non ha finalizzato un match point per il più classico “braccino”. Si è ritrovato così a passare dal 5-3 e match point al 5-4 e 0-30 sul suo servizio, con il rischio del rientro dell’avversario, trascinato anche dal pubblico amico. Parlando a Tennis Channel, Fritz ha spiegato: "Freddezza? Non direi proprio che fossi così calmo e concentrato (ride, ndr). Ho sbagliato due palle che non avrei mai dovuto sbagliare per andare sotto 15-30″.
A quel punto è stato necessario ritrovare la calma e il focus sulla partita per portarla a casa: "Mi sono detto: ‘Ok, mi sto un po’ incartando da fondo, quindi devo prendermi qualche punto gratuito con il servizio’. Per fortuna ho messo quattro buoni servizi e ho trovato il modo di chiudere".
Taylor Fritz non ha dimenticato Wimbledon contro Musetti
D’altronde, il numero 6 del mondo ha ammesso che sul cemento i favori del pronostico siano dalla sua parte contro un giocatore con le caratteristiche di Musetti: "Penso semplicemente che le cose che voglio fare contro di lui funzionano meglio su un campo veloce. Su un campo lento, invece, è più difficile metterle in pratica. Ovviamente mi ha battuto una volta, a Wimbledon, ma credo che in quell’occasione l’erba lo abbia anche un po’ aiutato".
Una lezione che il giocatore statunitense non ha dimenticato: "La palla gli moriva, io dovevo sempre sollevare e non riuscivo mai a chiudere il punto. Qui, invece, il campo è veloce: quando lui tagliava la palla, non dovevo rischiare troppo per spingerla, potevo restare aggressivo. Quindi sì, la velocità del campo ha avuto un ruolo importante nel permettermi di mettergli pressione e giocare in attacco".