Djokovic vomita in campo, poi ferma il raccattapalle: il suo è un gesto di estrema educazione

La buona educazione e la sensibilità di Novak Djokovic nei confronti del raccattapalle, a cui impedisce di pulire il vomito, è l'altra faccia della medaglia della partita vinta contro Jaume Munar nonostante la grande sofferenza. Il gesto del campione serbo, che chiede anche scusa all'avversario per quello sgradevole inconveniente, è immagine passata in secondo piano rispetto ad altre che hanno caratterizzato la sfida contro lo spagnolo a Shanghai: Nole è stato costretto più volte a ricorrere al medical time-out per un problema muscolare poi uno articolare (alla caviglia sinistra), infine ha destato grande preoccupazione quando alla fine del secondo set è crollato, restando a terra per quasi un minuto a gambe divaricate e con un braccio sulla fronte. S'è temuto il peggio oltre all'ipotesi che non fosse più in condizione di continuare ma il tennista serbo ha resistito ed è riuscito ugualmente a prevalere sullo spagnolo accedendo ai quarti del torneo cinese.
Djokovic pulisce il vomito da solo: "Scusami, ti sto facendo perdere tempo"
Il conato di vomito è qualcosa con cui Djokovic aveva dovuto fare i conti già nella gara contro Yannick Hanfmann. Fu la diretta conseguenza del malessere provato a causa del caldo insopportabile e dell'elevata percentuale di umidità che rende "brutale" (le parole che lui stesso ha usato) giocare in un contesto ambientale difficili per le condizioni climatiche. Allora riuscì a recarsi verso la recinzione e a liberarsi in un recipiente, contro Munar non ce l'ha fatta e ha rimesso nei pressi della linea di fondo campo. Quando uno dei raccattapalle si è avvicinato per porgergli un telo, la mimica e il linguaggio non verbale sono stati chiari: non ha voluto che fosse il ragazzo a detergere la superficie dell'arena e lo ha fatto da solo sotto gli occhi del ball boy. È stato come dirgli: Fermo, pulisco io.
"Scusa se ti ho fatto perdere tempo, amico, devo ripulirmi dal vomito", le parole del serbo che in quel momento si rivolge anche a Munar per lo spiacevole incidente. Non avrebbe dovuto farlo, è il senso della risposta data dallo spagnolo: "Nessun problema, amico, prenditi tutto il tempo che ti serve".

Novak esplode prima del crollo, ce l'ha col suo coach: "Cosa guardi figlio di…"
Frustrazione, senso di spossatezza e uno scatto di nervi sono stati la spia di come Djokovic si fosse spinto al limite dell'umana sopportazione. Dopo essersi ripreso per un infortunio alla caviglia, è riuscito a vincere il primo set ma quando ha sentito cosa gli diceva il suo coach dall'angolo ha perso le staffe. Tant'è che, a un certo punto del secondo set, prima che desse l'impressione di cedere di schianto, infastidito da alcuni suggerimenti ritenuti indelicati e inopportuni, urlò verso il coach, Boris Bošnjaković: "Cosa stai guardando figlio di ….!?".
Niente conferenza stampa dopo il match su consiglio dei medici
Djokovic è uscito dal campo salutando e ringrazio il pubblico in cinese ma chi attendeva le sue dichiarazioni è rimasto deluso. Non ne ha rilasciate né in campo, come avviene di solito, né successivamente: su consiglio dei medici ha disertato la consueta conferenza stampa post match perché, visibilmente provato, gli è stato raccomandato di prendersi un po' di riposo. Del resto, il suo pensiero nei giorni scorsi era stato molto chiaro: "È brutale per tutti giocare quando hai un'umidità superiore all'80%. Di giorno, con il caldo e con il sole, è ancora più brutale. È quello che è, devi solo farci i conti".
La regola del calore che non vale (ancora) per i tornei Atp
Jannik Sinner, Casper Ruud, Tomas Machac, David Goffin, Terrence Atmane, Hamad Medjedovic, Wu Yibing, Emma Raducanu e Jelena Ostapenko sono i giocatori costretti al ritiro nei turni precedenti a causa di malessere o infortuni legati in qualche modo alla situazione di estremo disagio provocato da caldo e umidità. Nei tornei del Grande Slam e nel tour femminile WTA vige la regola del calore, che prevede, tra l'altro, che le partite siano disputate sotto un tetto completamente o parzialmente chiuso nell'arena. L'ATP sta valutando l'introduzione di una prescrizione del genere anche nel proprio circuito, nel frattempo le parole di Holger Rune spiegano bene il senso di disappunto dei tennisti: "Volete che un giocatore muoia in campo?".