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Coletta svela i segreti della Ferrari che vince: “Non abbiamo mai fatto calcoli: massimo attacco”

Antonello Coletta racconta la sua Ferrari nell’Intervista esclusiva a Fanpage.it: la mentalità che ha trasformato la ‘Rossa’ del WEC in un modello interno, i segreti della 499P, il ruolo dei piloti, il BoP e la filosofia del “massimo attacco”.
A cura di Michele Mazzeo
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Nel 2025 la Ferrari offre un'immagine a due velocità: da una parte c'è la Ferrari che domina, quella del WEC, capace di riportare a Maranello il titolo Costruttori, quello Piloti e la terza vittoria consecutiva alla 24 Ore di Le Mans con la 499P; dall'altra c'è la Ferrari che fatica in Formula 1, spesso lontana dal vertice. In questo scenario, la squadra diretta da Antonello Coletta è diventata il modello citato più volte dal presidente John Elkann come esempio di compattezza, metodo e solidità. Per capire come si costruisce un ciclo vincente a questi livelli, Fanpage.it ha incontrato in un'intervista esclusiva il responsabile del programma Hypercar e delle Corse Clienti Ferrari, per farsi raccontare dall'interno il segreto della Ferrari che vince.

Coletta è una delle figure cardine dell'universo del Cavallino Rampante degli ultimi trent'anni: arrivato a Maranello alla fine degli anni '90, ha guidato la crescita del reparto GT e poi quella del programma endurance, trasformandolo in un polo tecnico e sportivo che oggi rappresenta un riferimento assoluto nel motorsport mondiale. Sotto la sua direzione sono nate vetture come la 488 GTE e la 499P, portata dalle sue squadre a risultati che non si vedevano da decenni. Ha unito persone, competenze e culture differenti, l'organico Ferrari e quello di AF Corse, costruendo un gruppo che lui stesso definisce "solido e rispettoso in ogni ruolo", dove tutti sono chiamati a dare sempre il 100%. E più volte, in questi anni, è stato accostato anche al ruolo di team principal della scuderia di Maranello in Formula 1.

Direttore, cosa ha reso possibile una stagione come il 2025: titoli Mondiali e terza Le Mans consecutiva
"Un'analisi ben fatta fin da subito su quelle che erano le necessità per creare una macchina vincente e un team vincente, in tutti i settori della squadra, no? Di sicuro non siamo partiti da zero, perché venivamo da un ciclo importante nel GT, che è stato una base solida sia tecnica che sportiva, anche per i nostri piloti. È evidente che la squadra ha dovuto ingrandirsi e strutturarsi, perché le esigenze erano differenti, ma per me questo è il filo conduttore di un progetto partito molto da lontano che si è via via affinato. Qui è tutto più difficile, più esasperato, ci sono molti costruttori in più, ma l'esperienza GT ci ha dato fondamenta solide".

C'è stato un momento in cui avete capito che la 499P poteva aprire un ciclo vincente?
"Non c'è un qualcosa di specifico che ci ha fatto capire che si sarebbe aperto un ciclo importante. Noi non ci fermiamo mai: per quello che possiamo fare con una vettura omologata cerchiamo ogni giorno di implementare qualcosa. Sicuramente la modifica fatta con l'unico Joker Evo, nella seconda parte del 2024, ci ha dato una grande certezza: stavamo correggendo aspetti che ci creavano problemi nelle piste medio-veloci e rotonde, quelle tipiche del finale di stagione. Quando abbiamo visto che quel Joker era stato ben speso, eravamo soddisfatti e contenti delle scelte fatte. Da lì a pensare a un ciclo forse no, ma abbiamo sempre avuto la consapevolezza di avere una macchina perfetta, basata su un progetto molto solido. E il fatto che abbiamo usato un solo Joker Evo, in un campionato in cui nessun altro costruttore ha mantenuto il progetto come è nato, lo dimostra".

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La vittoria a Le Mans della vettura cliente cosa le ha detto del progetto?
"Molti sono stupiti, ma per noi non è una sorpresa. Il team che gestisce la #83 non è diverso da quello che gestisce le ufficiali: la base è la stessa. Noi non diamo mai una macchina diversa ai clienti, è così anche nel GT. La Ferrari è un'azienda seria e credibile. L'#83 ha combattuto tutto l'anno: ha vinto Le Mans, è arrivata seconda nel campionato piloti, aveva vinto anche l'anno precedente. Per noi è come le altre: non cambia nulla, le macchine sono identiche e il modus operandi è lo stesso. Ho letto molti commenti sul fatto che abbia vinto la ‘privata', ma è una Ferrari. È fondamentale che vinca una Ferrari. E se vince quella cliente, vuol dire che la Ferrari è seria: per me è un plus e non un minus".

Qual è l'episodio che sintetizza meglio la maturità della squadra?
"Direi Le Mans 2025. La stagione era partita molto solida, con quattro vittorie consecutive, ma quella gara ha segnato la differenza. Abbiamo avuto problemi su tutte e tre le macchine per quasi tutta la 24 Ore, eppure il team è riuscito a gestirli e a conviverci per più di metà gara. Questo dimostra stabilità e consapevolezza interna: non farsi prendere dallo sconforto o dall'agitazione, ma gestire i problemi. Non ci siamo fermati, come invece è successo a molti competitor che hanno avuto ritiri tecnici. Noi, pur avendo problemi, abbiamo finito con tutte e tre le macchine. E al di là della penalizzazione, eravamo primo, terzo e quarto. Quello è stato il segnale più forte della nostra maturità".

Tra i piloti della 499P, chi è cresciuto di più nel 2025?
"Ogni stagione abbiamo avuto delle crescite, ma nel 2025 credo vadano evidenziati Nielsen e Giovinazzi. Nielsen ha raggiunto una maturità molto importante; Giovinazzi ha mostrato velocità in qualifica e ha fatto gare eccezionali. Non vuol dire che prima non performassero: semplicemente, se devo dire chi è ulteriormente cresciuto, direi loro due. Gli altri ci hanno sorpreso, stupito o confermato negli anni precedenti. Siamo soddisfatti dei nostri equipaggi: abbiamo vinto tre Le Mans con nove piloti diversi e finito un Mondiale con nove piloti nei primi nove posti. In endurance non servono solo i più veloci: servono caratteristiche complementari che creano solidità nel progetto, nello sviluppo e nei risultati. E per ora ci siamo riusciti".

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Come si gestisce un campionato così condizionato dal Balance of Performance? Qual è il modo Ferrari?
"Il BoP è parte del regolamento: tutti ci lamentiamo, ma sapevamo che era così. Non potendolo gestire, lo subiamo e ci adeguiamo. Alcuni competitor hanno corso dei rischi non performando al 100% per cercare vantaggi nel BoP. Noi no: dalla prima gara in Qatar abbiamo sempre dato il 100%. È una questione di rispetto verso tifosi e sponsor. Non abbiamo mai fatto calcoli o gestioni particolari: abbiamo sempre spinto più che potevamo. E le prime vittorie lo dimostrano. A Le Mans spingono tutti e infatti abbiamo visto costruttori in difficoltà tornare improvvisamente super competitivi. Noi abbiamo vinto tutte le Le Mans con distacchi esigui, combattendo sempre. L'ultima l'abbiamo chiusa con meno di 15 secondi, con nove macchine in un giro. Il nostro approccio è massimo attacco: portare a casa tutto ciò che possiamo e convivere col BoP sperando che non sia troppo penalizzante".

Elkann ha indicato il vostro reparto come modello interno Ferrari. Che effetto le fa?
"È motivo di grande orgoglio. Per noi l'unità della squadra è fondamentale: significa riconoscere l'importanza di tutti e far sentire importanti tutti, perché tutti lo sono. Per dare il 100% serve ogni figura, dal meccanico all'ingegnere. Il rispetto deve essere totale. Abbiamo unito grupppi diversi, Ferrari e AF, e poteva essere una missione impossibile, invece è diventata la nostra arma. Ci sono tante amicizie interne, grande coesione. Essere citati ci fa piacere ma ci dà anche responsabilità: se oggi siamo un esempio, dobbiamo continuare a esserlo".

Quanto dialoga il progetto 499P con gli altri programmi Ferrari, anche in vista del 2026?
"Abbiamo un ottimo rapporto con tutte le divisioni dell'azienda. Fin dall'inizio ho detto che stavamo lavorando trasversalmente con la gestione industriale e quella sportiva: è un progetto che abbraccia tutte le parti tecniche della Ferrari. Con la Gestione Sportiva abbiamo collaborato sulle batterie e in generale c'è un confronto continuo. Deve essere un confronto propositivo e costruttivo, anche a doppio senso: a volte portiamo noi esperienza, altre la riceviamo. L'importante è lavorare uniti e in perfetta sintonia, e questo c'è con tutte le divisioni".

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Dopo una stagione così, qual è la prossima ambizione da considerare "storica"?
"Non è facile. Per continuare a sognare come quest'anno dovremmo riuscire ad avere un ciclo che ci consenta di essere sempre competitivi, in lotta per vincere, e magari portare a casa altri titoli. Le tre Le Mans consecutive già le abbiamo portate a casa: non è che non vogliamo pensare alla quarta. Ma l'importante è essere lì nei primi due o tre posti: se non sei lì, hai un problema; se ci sei, poi te la giochi. Noi dobbiamo rimanere lì: nella posizione di podio. Questo porta le vittorie".

Quali responsabilità sente più sue oggi e cosa la motiva per il futuro?
"Gli obiettivi personali sono far rimanere la Ferrari sempre sul tetto del mondo nelle aree di mia responsabilità, fare le cose come vanno fatte per un brand come il nostro. Il mio percorso è quasi tutto in Ferrari: sono qui da poco meno di 30 anni, sempre nelle competizioni. Abbiamo creato divisioni importanti, siamo tornati nei prototipi, con tante vittorie GT. È testimonianza di passione, abnegazione e grande rispetto per questa azienda, che quando hai il privilegio di viverla la senti dentro e diventa un po' tua. Tutti noi cerchiamo di dare il 110%".

Il suo futuro resta nell'endurance e nei clienti, o immagina altro?
"Adoro quello che faccio. Sono un grande appassionato di endurance, anche quando non eravamo coinvolti. E adoro la parte con i clienti, che ci permette di interagire con i migliori clienti della nostra azienda e di fare business, cosa che mi appassiona. Quello che faccio oggi è ciò che ho sempre sognato di fare: mi ritengo un privilegiato. Il futuro non lo scrivo io, ma sono entusiasta di quello che faccio e spero di poterlo continuare a fare a lungo".

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