Approvata la controversa riforma della FIA di Ben Sulayem: i membri esclusi annunciano un’azione legale

Nonostante l'opposizione di diversi club nazionali e una lettera formale di protesta inviata prima del voto, la riforma della Federazione Internazionale de l'Automobile (organo di governo dei principali campionati automobilistici del mondo a partire dalla Formula 1) voluta dall'attuale presidente Mohammed Ben Sulayem è passata con un'ampia maggioranza. L'Assemblea generale della FIA riunita a Macao ha approvato gli emendamenti allo statuto con l'83,35% dei voti favorevoli. Gli aggiornamenti al codice etico sono stati accolti con un consenso ancora maggiore: 88,83%.
Il club automobilistico austriaco ÖAMTC, in una lettera inviata mercoledì al Consiglio mondiale per la mobilità e il turismo (WCAMT), aveva chiesto di non votare le modifiche. Il messaggio è chiaro: "Rischiavano di contribuire ulteriormente all'erosione della reputazione della FIA in termini di governance competente e trasparente".

A nulla sono valsi i tentativi di rinvio proposti da Gran Bretagna, Belgio, Portogallo e Svizzera, che chiedevano una "revisione e analisi adeguate" prima del voto. La risposta della FIA è arrivata per bocca di un portavoce dopo il voto: "La maggioranza è stata clamorosa".
Ma lo scontro è tutt'altro che chiuso. L'ÖAMTC – insieme ad altri rappresentanti esclusi dalle discussioni, come David Richards di MotorsportUK – valuta ora un'azione legale, ritenendo che le modifiche siano frutto di riunioni "non costituite correttamente, avendo intenzionalmente escluso i membri eletti dalla partecipazione e dal voto".

Nel dettaglio, la lettera dell'ÖAMTC denuncia che:
- Prorogare i termini per le candidature avrebbe “lo scopo di scoraggiare l'opposizione”.
- Eliminare il requisito di diversità nazionale nel WMSC serve “a riempire il consiglio di sostenitori”.
- Allineare i mandati dei comitati al presidente “ridurrebbe palesemente l'indipendenza degli organi di controllo”.
- Attribuire al presidente il potere di nominare senatori “indebolisce evidentemente la capacità del Senato di svolgere le sue funzioni di controllo, inclusa e soprattutto la supervisione del presidente stesso”.
Le accuse a Ben Sulayem non si fermano qui. Il presidente è accusato di aver tradito le promesse elettorali del 2021, quando garantiva una governance allineata alle "migliori pratiche". Nessuno dei "cambiamenti critici" raccomandati dall'audit commissionato a McKinsey nel 2022 sarebbe stato implementato.

Tra gli episodi più gravi, secondo la lettera:
- Il depotenziamento del comitato etico, che consentirebbe di “sopprimere le indagini”.
- La rimozione del Compliance Officer, dopo il licenziamento di Paolo Basarri.
- La concentrazione del potere decisionale nelle mani del presidente FIA e del presidente del Senato.
- Contratti imposti allo staff con penali da 50.000 euro per violazioni della riservatezza, "senza un'udienza, tempi, diritto di appello o alcuna definizione di cosa significhi riservatezza".
Il mandato di Ben Sulayem scade a dicembre e, al momento, è l'unico ad aver confermato la ricandidatura. Ma l'ombra di un'alternativa resta: Carlos Sainz Sr., leggenda dei rally e papà del pilota di Formula 1 Carlos Sainz Jr., ha ammesso di stare valutando una candidatura, pur senza decisioni definitive.
L'ÖAMTC, guidato da Oliver Schmerold, aveva già criticato le riforme di dicembre: "Non buone in termini di governance" e "non adatte in termini di controlli ed equilibri". Ora la battaglia si sposta sul piano legale. E la frattura interna alla FIA è più profonda che mai.