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“Sistema economico insostenibile”: il ciclismo è pronto a far pagare il biglietto ai tifosi in strada

Costi sempre più alti, ricavi fermi, diritti tv inesistenti, sponsor che fuggono, squadre che si fondono. Il lato oscuro del ciclismo moderno è la sua insostenibilità. Così, l’ultima proposta che è più di una provocazione: far pagare il biglietto ai tifosi per assistere ai traguardi delle corse più importanti. In Italia si fa già con la Veneto Classic, si studia una soluzione anche per il Tour.
A cura di Alessio Pediglieri
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Ultima frontiera, il biglietto. Il ciclismo moderno sta seriamente pensando anche a questa soluzione per fare fronte a dei costi che sempre più deve sostenere e sempre più difficilmente riesce a gestire. Così, l'unico sport al mondo che non fa pagare alcun biglietto ai suoi tifosi che si possono comodamente predisporre lungo i tratti più iconici o gli arrivi più importanti dei grandi giri o delle Classiche, sta decidendo di oltrepassare una linea da cui non poter tornare indietro. E la provocazione arrivata indicando le due tappe dell'Alpe d'Huez del prossimo Tour 2026 come le prime a pagamento nei cinque chilometri finali, appare più di una semplice boutade di fine stagione.

La provocazione dell'ex ciclista Pineau: far pagare i tratti finali dei traguardi principali

A gettare il classico sassolino nello stagno è stato Jérôme Pineau nel podcast "Grand Plateau" di RMC, con l'ex ciclista e direttore sportivo che si è detto apertamente "molto preoccupato per il ciclismo", che soffre di un vero problema di redistribuzione del reddito. Oltre al problema della tassazione o del tetto salariale per colmare il divario tra le squadre e i nuovi giganti stranieri, soprattutto arabi, Pineau ha difeso un'idea che ha aperto la discussione: istituire un sistema di biglietti sui tratti finali dei traguardi principali. Iniziando dal Tour de France, come ad esempio l'Alpe d'Huez, che nel 2026 si scalerà due volte, e ridistribuire i ricavi alle squadre.

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In Italia c'è già una gara che fa pagare i tifosi, la Veneto Classic: 10 euro

Un'idea che apre ad una nuova frontiera d'incasso e che ha trovato terreno fertile anche in Italia dove questa scelta è stata già effettuata da qualche anno alla Veneto Classic. A conferma di tutto, Filippo Pozzato, tra gli organizzatori della corsa che ha evidenziato la bontà della scelta: "Penso che questa sia l'unica soluzione per garantire il nostro futuro. Siamo l'unico sport senza vendita di biglietti e questo ciclismo non può più permettersi di aspettare per sopravvivere. Più diventiamo autosufficienti e sostenibili, più progrediremo" ha spiegato a cyclingpro. Dove è entrato nei particolari della sua iniziativa, di successo.

Filippo Pozzato: "Un costo che va oltre, viene fornito un servizio"

Questo sistema alla Classica del Veneto, riguarda una salita che viene percorsa sei volte e Pozzato ha deciso di introdurre un "pedaggio": 10 euro a spettatore con una birra in omaggio. "Quando ho introdotto questo concetto, mi sono sentito insultato", ha spiegato il vincitore della Milano-Sanremo 2006. "Mi hanno definito un elitario ma alla fine ha funzionato" anche se oggi la birra non rientra più nell'offerta iniziale. "Si dice che si è pronti a pagare 15 euro per vedere una partita di calcio amatoriale, quindi perché non pagare per vedere i migliori ciclisti del mondo? I tifosi non sono stupidi, bisogna far capire loro che quel costo va oltre la semplice visione, viene dato loro un servizio".

La "falla" dei diritti TV nel ciclismo: nulla alle squadre

Un sistema che appare sempre più allo studio degli addetti ai lavori, così come un'altra "falla" nel sistema economico del ciclismo: i diritti televisivi. Mentre nel calcio, ad esempio, gli accordi (e poi i proventi) vengono ridistribuiti tra le squadre, nel ciclismo sono incassati dagli organizzatori dell'evento in corso. Un'anomalia che non aiuta soprattutto i piccoli team e le squadre più deboli. Per un ciclismo che negli ultimi anni ha visto esplodere i costi attorno alla gestione di una rosa per una stagione intera e dove si assiste sempre più alla fusione di squadre e la fuga degli sponsor.

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Gli enormi costi per gestire una squadra, l'idea UCI: il salary cup

15 Team su 18 a fine stagione 2024-2025 cercano nuovi sponsor per poter affrontare quella del 2025-2026 senza problemi economici. Negli ultimi cinque-sei anni si è assistito ad un divario sempre più enorme tra top team e piccole realtà con sponsor plurimilionari che finanziano solo le squadre con campioni presenti, facendo di fatto collassare il sistema. L'UCI ha già avvertito di un "punto critico" per la sostenibilità, con i team più forti che riescono anche a incassare 50 milioni a stagione e i più deboli attorno ai 10. Anche per questo, l'UCI ha acceso la luce su una possibilità sempre più concreta per il 2026: il salary cup, un tetto massino oltre il quale non si può andare, potendo al meglio ridistribuire le risorse per un ciclismo più equo.

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