Lello Ferrara: “Nelle violenze alla Vuelta c’è il dramma del ciclismo: le strade non puoi proteggerle”

Tappe neutralizzate, aggressioni, invasioni, imboscate: alla Vuelta 2025 è accaduto di tutto con il ciclismo che è stato messo in secondo piano di fronte alle manifestazioni e proteste degli attivisti. Intrise di violenza e sfociate in pretesti per creare disordini approfittando di uno degli eventi più importanti di sport. "Non c'era nulla di pacifico e contro la violenza non puoi fare nulla" ha sottolineato uno sconsolato Lello Ferrara a Fanpage.it. Rivedendo le immagini andate in diretta TV del Giro di Spagna, l'ex ciclista si è sentito impotente: "Nella mia follia avrei chiesto a tutto il gruppo, non solo alla Israel di pronunciare un messaggio congiunto di pace. Forse quello è mancato".
Uno dei più grandi appuntamenti World Tour fare la premiazione in un parcheggio su dei frigo. Come è stato possibile?
Secondo me è stata anche una sorta di un gesto provocatorio finale da parte dell'organizzazione: abbiamo visto quelle immagini dopo una serie di manifestazioni e proteste che erano impossibili da gestire. Il dramma del ciclismo, purtroppo è che le strade sono impossibili da tutelare e rendere totalmente sicure. Poi, se all'interno di queste grandi proteste trovi anche chi vuole creare pericolo e disordini a pretesto…
Un'immagine francamente desolante, con il ciclismo che ne uscito in ginocchio…
Qui si è andati oltre, sono state compiute azioni criminali, che hanno messo in pericolo tutti i ciclisti, gli staff, tutti. C'era davvero poco di pacifico.
Quindi è stato sbagliato protestare?
No, protestare è un diritto sacrosanto di tutti ma se volevi far passare solo il tuo messaggio, di protesta ma pacifico c'erano altre modalità: bastava mettersi al traguardo, anche ore prima dell'arrivo della corsa e dare voce alle proprie rimostranze. Qui si sono divelte recinzioni, invase le strade, fatti cadere di proposito i ciclisti, era diventato un pretesto sia la Vuelta sia le critiche alla Israel.
Ma davvero non si poteva fare nulla? Si è parlato di ritirare la squadra della Premier Tech, di fermare la corsa…
No, eravamo e siamo tutti inermi di fronte a manifestazioni di questa violenza. Io, nella mia follia, forse avrei fatto una mossa azzardata: chiedere ai ciclisti del Team Israel e anche all'intero gruppo corridori di diramare un messaggio di pace congiunto. Forse questo è mancato. Per il resto, non hai difesa contro la violenza. Alla fine si è tolto il nome dalle maglie, sì… ma oramai era già degenerato tutto.
E il ruolo dell'UCI in tutto ciò? E' possibile che non abbia potuto prendere alcun provvedimento?
Sinceramente non so cosa potesse fare, mi spiego: non ho idea di come si potesse arginare la situazione. L'unica era mandare un esercito di caschi blu sul territorio e fermare le contestazioni con la violenza… E poi ci sono altri elementi che entrano in gioco.

Quali?
I soliti, i classici: di mezzo ci sono interessi che vanno al di là dello sport, degli equilibri delicati, soldi, investimenti. Ritirare un Team? Ma vogliamo pensare a cosa comporta? Ci ricordiamo il caso Gazprom? Metti in ginocchio intere famiglie, ci sono dei contratti da rispettare, delle direttive cui sottostare. Anch'io quando correvo vivevo questi aspetti. Si faticava a fare uno sciopero, figuriamoci iniziative così forti e radicali a certi livelli…
Dunque, l'UCI è esente da responsabilità e colpe?
Quando c'è da criticare sono il primo ma in questo caso. Io non difendo niente e nessuno, ma alla Vuelta di fronte agli attivisti, l'UCI cosa poteva fare? Anch'io ho assistito allo svilente spettacolo in TV, ma è un ente formato da persone, come noi. Come argini la violenza? O facendoti da parte o rispondendo con altrettanta violenza… Non denuncio l'UCI per quello che ha o non ha fatto, perché parliamoci chiaro: il problema è che allora tutti i corridori, l'intero gruppo si sarebbe dovuto fermare e protestare a sua volta. Ma dove si sarebbe arrivati? Il problema vero è la strada, il ciclismo è sotto questo punto di vista indifendibile: saremmo stati in pista o in uno stadio tutto ciò non sarebbe mai accaduto.
Il punto e il pericolo è proprio questo: i violenti hanno capito che se si vuole si può creare disordini. Ora cosa accadrà?
Mi auguro che il problema sia circoscritto al discorso sulla Israel, la rabbia sia verso il Team legato a Tel Aviv. Se fosse così, cambiare nome, valutare la loro presenza sono tutte cose da valutare attentamente. In fondo i ciclisti, tutti noi cosa c'entriamo con questioni come i conflitti e le guerre? Mi piace pensare che tutto sia nato con un pretesto, tolto quello si torna a parlare del ciclismo che ci piace.
Come ne è uscito il ciclismo da questa Vuelta?
Ci abbiamo rimesso tutti. Ci abbiamo rimesso noi appassionati con il pessimo spettacolo, ci avete rimesso voi giornalisti perché si è scritto sempre e solo di ciò che accadeva a margine della corsa. Ci hanno rimesso i corridori, le società. Ci ha rimesso lo sport, il ciclismo.

Che è un ciclismo in cui l'Italia ha finalmente rialzato la testa: Milan, Ganna, Pellizzari, Ciccone. Sorpreso?
Direi di no, facendo una premessa: oggi siamo in un ciclismo globale. Una volta eravamo 6-8 nazioni al massimo, e ce la giocavamo. Oggi c'è un mostro come Pogacar, c'è la Visma, altri colossi. Noi facciamo il nostro in questo oceano ma sono molto fiducioso è il momento in cui possiamo rialzare la testa.
Anche ai Mondiali in Ruanda?
Si corre su un percorso di 250km, 5.000 m di dislivello, ci sarà paura di attaccare perché sarà in altura, quindi secondo me quest'anno non faremo brutta figura, anzi. Anche se non abbiamo mai fatto brutte figure ma facciamo il possibile con ciò che abbiamo. Poi sulla carta la gara è già scritta…

Un nome solo: Pogacar?
Imbattibile: ha cambiato programma, addirittura corsa e cronometro, ha una fame che non ho mai visto e di campioni ne ho incrociati in carriera… Non ho avuto la fortuna di incrociare Merckx ma inizio a capire cosa provavano gli altri quando se lo ritrovavano in corsa… Tadej ha una fame incredibile. Non di soldi o fama, quelli li ha a sufficienza, ma fame di vittorie, di continuare a essere il migliore, di divertirsi e lo farà finché ne avrà voglia.
Ma le fatiche nel finale di Tour? E' sembrato fosse anche lui in difficoltà, no?
Era stanco, va bene, ci sta. Anche lui comunque deve fare i conti con il risparmio energetico, ma fa un altro sport…