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Mondiale per club 2025

Weah scosso: “Ci hanno detto che dovevamo andare da Trump e non avevamo scelta. È stato strano”

Juventus da Trump prima del Mondiale per Club, imbarazzo per McKennie e Weah dopo parole su Iran, Israele e donne nello sport.
A cura di Marco Beltrami
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Le immagini della Juventus nello Studio Ovale, alle spalle del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, hanno fatto il giro del mondo. Calciatori e dirigenti bianconeri hanno mostrato tutto il loro imbarazzo di fronte a una situazione completamente inaspettata. Nessuno si sarebbe aspettato che, proprio in occasione di quell’incontro, Trump parlasse della possibilità di un attacco all’Iran, soffermandosi su questioni delicate come la guerra con Israele.

Come hanno reagito i calciatori della Juventus alla visita da Trump

Il gruppo Juve, alla vigilia dell’esordio al Mondiale per Club, ha di fatto preso parte al consueto briefing con i giornalisti della Casa Bianca. Gli sguardi, anche quelli dei due nazionali americani Weston McKennie e Timothy Weah, sono apparsi perplessi, e la situazione non è certo migliorata quando il presidente ha rivolto loro una domanda sulle donne nello sport. Altra situazione imbarazzante, con il dg Comolli che è stato l'unico ad avere il coraggio di rispondergli.

In particolare, proprio Timothy Weah ha espresso con grande franchezza il proprio stupore per quanto accaduto: "È stato tutto una sorpresa per me, onestamente. Ci hanno detto che dovevamo andare e non avevo scelta – ha dichiarato dopo la vittoria per 5-0 della Juventus al The Athletic – Mi ha colto di sorpresa, davvero. È stato un po’ strano. Quando ha iniziato a parlare di politica, dell’Iran e tutto il resto, è stato tipo: io voglio solo giocare a calcio, amico".

Quando McKennie spese parole pesanti nei confronti di Donald Trump

Nonostante l’elogio pubblico di Trump ai due calciatori “di casa”, definiti “grandi calciatori americani”, gli stessi non sono stati teneri nei suoi confronti. In particolare McKennie si era già espresso in modo netto sul presidente, in un’intervista al media tedesco Bild: "Non credo che Trump sia la persona giusta per il ruolo di presidente. Rimango fedele a queste parole. Credo che non capisca la responsabilità che ha verso l’intero Paese. Penso che sia ignorante. Non lo sostengo per nulla. Non credo sia un uomo che mantiene la parola. Ai miei occhi, si può anche definire razzista".

Parole diametralmente opposte a quelle pronunciate dal padre di Timothy Weah, la leggenda del calcio ed ex presidente della Liberia, in occasione della rielezione di Trump: "La storia del suo straordinario ritorno come leader del Mondo Libero dimostra il potere della resilienza e del duro lavoro, così come l’appoggio del popolo americano alla sua agenda per il Paese". A giudicare però da come sono andate le cose Timothy non è in linea con il suo papà.

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Il surreale clima nello studio ovale della Casa Bianca tra la Juventus e Trump

D'altronde il clima che si è respirato nello studio ovale è stato particolare. A conferma di questo c'è stato un retroscena rivelato da The Athletic su una domanda che uno dei cronisti del tabloid avrebbe voluto porre a Tudor. La stessa era incentrata sulle sensazioni vissute dall'allenatore della Juve, mentre il presidente discuteva di importanti questioni globali come l'Iran e Israele. A quanto pare il moderatore della conferenza stampa della FIFA sarebbe intervenuto per "censurare" di fatto questa domanda: si sarebbe dovuto parlare solo sulle partite. Una situazione surreale.

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