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Stefano Sorrentino: “L’incidente mi costò 80 punti nel braccio. Col Milan parai tutto sanguinando”

Stefano Sorrentino si è raccontato nel corso di un’intervista a Fanpage.it. L’ex portiere, oggi opinionista tv, ha condiviso aneddoti e curiosità riguardanti la sua carriera: “Col primo stipendio comprai un’auto ma non avevo la patente. Mio padre mi disse: sei scemo?”.
A cura di Fabrizio Rinelli
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Stefano Sorrentino è stato uno dei portieri migliori del campionato di Serie A. Dopo l'addio al calcio giocato l'estremo difensore ha concluso la sua carriera con ben 363 presenze in Serie A (con le maglie di Torino, Chievo e Palermo) e 632 partite complessive tra i professionisti. Per il classe 1979 una carriera lunga oltre 20 anni divisa tra Torino, Juve Stabia, Varese, Aek Atene, Recreativo Huelva, Chievo e Palermo. Oggi Sorrentino è opinionista tv ma è rimasto nel calcio giocato con un ruolo dirigenziale nel Bra. Nel corso di un'intervista rilasciata a Fanpage, Sorrentino ha parlato delle tappe della sua carriera, del famoso rigore parato a Cristiano Ronaldo, ma anche di aneddoti e curiosità, come quello riguardante il suo primo stipendio: "Comprai un'auto, non avevo nemmeno la patente, mio padre era sorpreso: ‘Ma sei scemo?".

Cosa fa oggi Sorrentino nella vita dopo il ritiro dal calcio giocato?
"Sono uno dei quattro talent della Domenica Sportiva e ricopro il ruolo di direttore tecnico del Bra Calcio".

Come ti stai trovando in queste nuovi vesti?
"Dopo 5 anni di Mediaset sono passato in Rai. È un lavoro che già sapevo come strutturare e come fare. Essere in TV mi piace molto, il fatto di dover commentare, parlare, essere sempre aggiornato. Il calcio fa parte e ha sempre fatto parte della mia vita".

Sorrentino dopo il rigore parato a Ronaldo.
Sorrentino dopo il rigore parato a Ronaldo.

Eri consapevole di essere tra i portieri migliori della Serie A? Una sorta di certezza.
"No, perché non mi è mai piaciuto darmi dei meriti. Diciamo che da quando ho smesso sto avendo tantissimi complimenti, attestati di stima e questo mi ha fatto molto piacere. Mi ritengo una persona molto fortunata, però è chiaro che vedere ancora gente che mi ferma per strada, o ragazzini di 8-9-10 anni che che mi parlano e si ricordano di me anche solo dai vari filmati YouTube nonostante mi sia ritirato 7 stagioni fa, sicuramente è importante".

È mancata solo la Nazionale.
"Era uno dei uno dei tanti sogni nel cassetto, forse l'unico che non sono riuscito a realizzare, però ti posso garantire che ci sono andato vicinissimo più volte, ma fa parte della vita. Essere già nei quattro o cinque che poi sarebbero stati scelti mi ripagava di tutto".

Il fatto di essere ricordato per sempre come l'unico portiere di Serie A che ha parato un rigore a Cristiano Ronaldo come ti fa sentire?
"È stata sicuramente una cosa che mi ha fatto piacere ma non è un pensiero ricorrente, zero. Ancora oggi sono il terzo nella storia del campionato italiano con rigori più parati in Serie A e quello respinto a Ronaldo è quello a cui sono meno legato. Quella partita la perdemmo 3-0 quindi non mi ha dato nulla ma è chiaro che a livello di curriculum è quello che tutti si ricordano".

Il momento in cui Sorrentino ha parato il rigore a Cristiano Ronaldo.
Il momento in cui Sorrentino ha parato il rigore a Cristiano Ronaldo.

A fine partita lui come ti è sembrato? Seccato?
"Io l'avevo studiato come tutti, ero maniacale sui rigori. A fine partita però non ci siamo parlati. All'andata c'era stato lo scontro che mi aveva visto finire in ospedale ed eravamo rimasti d'accordo che al ritorno ci saremmo scambiati le maglie. Però poi lui non l'ha voluta dare. Era venuto fuori un po' un clamore mediatico e quindi eravamo d'accordo che finita la partita avremmo fatto scambio di maglie per chiudere questo incidente che ci fu, ma va bene così. Ne presi due da Dybala che andavano bene uguali".

C'è stato un giocatore che ti ha sempre fatto gol su rigore?
"Miccoli, lui me ne ha tirati diversi. Lo studiavo, lo guardavo, ci andavo vicino ma riusciva a farmi gol sempre, quindi diciamo che dal punto di vista dei rigori Miccoli è sempre stato una bestia nera".

Qual è stata l'esperienza più intensa che hai vissuto in Serie A?
"A Palermo sono stati 3 anni e mezzo intensi, da capitano, quindi questo già ti dà quel qualcosa in più. Poi sicuramente i 9 anni di Chievo dove sono diventato il secondo giocatore con più presenze in Serie A dietro Pellissier. Ma anche al Torino dove sono cresciuto e ho debuttato. Per questo motivo sono legato a queste tre società. Poi il Varese che è stata la mia prima esperienza fuori di casa".

Che tipo di pressioni c'erano se consideri Palermo e Chievo?
"Col Chievo c'era sicuramente qualcosa di meno pressante rispetto a Palermo e Torino. Le pressioni le dovevi andare a cercare e quindi in qualche modo era un po' una guerra con me stesso. A volte capitava che arrivavi allo stadio e uscivi a fare il riscaldamento che c'era poca gente, soprattutto quando dovevamo sfidare squadre tipo Sassuolo, Empoli, più piccoline, e chiaramente veniva veniva poca gente. Però dall'altra parte c'era l'obiettivo di doverti salvare con una squadra del quartiere di una città. Questo faceva in modo che la pressione ti venisse in automatico".

Stefano Sorrentino con la maglia del Palermo.
Stefano Sorrentino con la maglia del Palermo.

Com'è lavorare con un presidente come Zamparini?
"Intanto è stato un grande conoscitore di calcio, ha portato dei giocatori fenomenali e i presidenti così al giorno d'oggi mancano tantissimo. Di aneddoti ce ne sono tanti. Una volta mi disse che ero uno dei pochi a ribattere sempre sottolineando che per questo motivo mi volle a Palermo. Mi apprezzava perché gli dicevo sempre la verità e non lo assecondavo mai". 

Poi il passaggio al Torino, cosa hai fatto col primo stipendio?
"Andai a comprarmi una Golf. Non avevo ancora la patente e ricordo che dopo aver firmato il contratto diedi un milione di anticipo alla concessionaria per acquistarla".

L'hai detto ai tuoi genitori?
"Vivevo con loro e ricordo di essere tornato a casa dicendo a mio padre: ‘Ho comprato la macchina'. Lui mi guarda e risponde: ‘Sei scemo, non hai la patente, come hai fatto a comprare la macchina?'. Gli risposi che l'avrei pagata io, anche se ai miei 18 anni come regalo lui stesso mi pagò metà auto e per l'altra metà mi fece fare il finanziamento".

Ma quante auto hai avuto nella tua vita?
"Ho cambiato tante auto, sicuramente più di 10".

Ci racconti l'esperienza di quell'incidente stradale in Grecia?
"Successe che tamponai la macchina davanti a me, erano tifosi dell'AEK che mi volevano salutare. Mi ribaltai quattro volte ed ebbi 80 punti nel braccio. Ma ripartii subito. Il 12 settembre debuttai in Champions League contro il Milan, a Milano: solamente un pazzo può aver fatto una cosa del genere. Fu una delle poche partite che ho giocato a maniche lunghe perché sotto avevo una protezione speciale".

Ma l'allenatore era d'accordo?
"L'allenatore era Ferrer e mi disse che dovevo giocare la prima in campionato, altrimenti non mi avrebbe neanche portato a Milano. Io giocai, per fortuna non tirarono mai in porta, ma sinceramente non ero prontissimo. Col Milan poi, anche se perdemmo, risultai il migliore in campo. Parai tutto, ma il problema è che si riaprì la ferita durante un'uscita bassa su Cafu e giocai gli ultimi minuti col sangue che gocciolava. Avevo il guanto completamente rosso. Una cosa da pazzi che solamente chi gioca in porta può fare".

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