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Caso Juve, le news su plusvalenze e stipendi

Squalifica ridotta ad Andrea Agnelli per le manovre stipendi della Juve: sconto da 16 a 10 mesi

A completare il provvedimento c’è anche uno sconto sull’ammenda inizialmente comminata che cala da 60 mila a 40 mila euro. La nota ufficiale della Federcalcio dà comunicazione della decisione.
A cura di Maurizio De Santis
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La Corte d'Appello Federale ha accolto parzialmente il ricorso presentato dall'ex presidente.
La Corte d'Appello Federale ha accolto parzialmente il ricorso presentato dall'ex presidente.
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Il ricorso è stato parzialmente accorto, la Corte d'Appello della Figc ha ridotto da 16 a 10 mesi la squalifica inflitta all'ex presidente della Juventus, Andrea Agnelli, per il secondo filone d'indagini relativo alle manovre stipendi, ai rapporti con gli agenti e alle partnership con altre società (il primo fascicolo che aveva riguardato i bianconeri faceva riferimento al capitolo delle plusvalenze sospette). A completare il provvedimento c'è anche uno sconto sull'ammenda inizialmente comminata che cala da 60 mila a 40 mila euro. La nota ufficiale della Federcalcio dà comunicazione della decisione.

La Corte Federale D’Appello a Sezioni Unite – si legge nella nota della Federazione -, presieduta da Mario Luigi Torsello, ha accolto in parte il ricorso di Andrea Agnelli, riducendo da 16 a 10 mesi l’inibizione inflitta lo scorso 10 luglio dal Tribunale Federale Nazionale in merito al procedimento avente ad oggetto le manovre stipendi, i rapporti con gli agenti e le partnership con altri club. La Corte ha inoltre ridotto da 60.000 a 40.000 euro l’ammenda nei confronti dell’ex presidente della Juventus.

La sanzione del Tribunale Federale Nazionale viene così in parte emendata rispetto alle motivazioni inserite nel dispositivo che risale a luglio scorso e che spiegò come "le risultanze istruttorie consentono di affermare con ragionevole certezza l’apporto causale del dott. Andrea Agnelli nella cd. manovra stipendi 2019/2020", la prima che finì sotto la lente degli inquirenti e portò alla conseguente sentenza nei confronti dell’ex massimo dirigente. Il discrimine dell'apporto causale venne menzionato anche in relazione alla seconda manovra stipendi (202o-2021) tenendo conto della "piena consapevolezza dello stesso (l'ex presidente, ndr) in ordine alla situazione economico-finanziaria della società" e di come fosse "altresì evidente l’identità di scopo e di modalità, con le opportune variazioni del caso, con la manovra stipendi dell’anno precedente".

L'ex massimo dirigente bianconero si era dimesso a dicembre dell'anno scorso.
L'ex massimo dirigente bianconero si era dimesso a dicembre dell'anno scorso.

L’ex numero uno della Juve era rimasto l'unico imputato dell'udienza sulla manovra stipendi in seguito ai patteggiamenti degli altri dirigenti deferiti. Il verdetto proseguiva dettagliando la gravità del pronunciamento ex articolo 12, comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva e puntando l'attenzione sulla "natura ripetuta in due esercizi successivi dei comportamenti censurati, in ragione di tanto attinti dal vincolo della continuazione; la rilevanza dei comportamenti ascritti, peraltro riferibili a società quotata, che hanno fornito all’esterno una rappresentazione della situazione economico finanziaria della società non corrispondente alla realtà; la consapevolezza, nell’organo apicale, della rappresentazione all’esterno di una situazione non corrispondente alla realtà societaria e, in ogni caso, la mancata adozione di atti idonei ad impedire siffatta rappresentazione non veridica, come del resto è avvenuto laddove è stato impedito il pagamento della remunerazione richiesta dall’agente Davide Lippi".

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