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Spalletti tormentato: “Nell’ultimo ritiro prima di Norvegia-Italia sono successe cose inaspettate”

L’ex commissario tecnico della Nazionale torna sugli aspetti più oscuri e dolorosi che hanno portato al suo esonero. “Non vado a giocare a padel per farmi amici di comodo”.
A cura di Maurizio De Santis
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Sono trascorsi quasi due mesi dall'esonero ed è ancora presto perché a Luciano Spalletti si rimargini la ferita. È aperta, brucia e fa male, toglie il sonno, gli ha lasciato addosso gli incubi peggiori perché lui sì che ci aveva creduto alla Nazionale, alla maglia Azzurra e alla missione di portarci ai Mondiali dopo ben 12 anni (e 3 edizioni) di assenza. "Non mi passa mai, mi condiziona in tutto. E il pensiero torna sempre lì. Purtroppo non sono riuscito a far capire ai ragazzi che volevo loro bene".

Il ct e "l'ombra di un Polifemo sulle spalle"

Il suo addio è stato surreale, perché non s'è mai visto che un allenatore (in questo caso ct) sia lui stesso ad annunciare il licenziamento, mandato da solo in conferenza stampa a spiegare le ragioni della sua cacciata. Una straordinaria, quanto negativa, sequenza di fattori lo ha colto di sorpresa ("sono avvenute cose inaspettate"), ha giocato contro di lui oltre alla pressione che nell'intervista a il Venerdì di Repubblica ha descritto "come l'ombra di un Polifemo sulle spalle".

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Strano presagio: "Prima della Norvegia sono successe cose inaspettate"

Al posto di Spalletti adesso c'è Gennaro Gattuso, il cerino è in mano a ‘ringhio'. E chiedere all'ex cosa è successo è come mettere il dito nella piaga. Lui prende fiato, non si sottrae. Aziona il rewind e torna indietro nel tempo a quel periodo ‘maledetto' in cui è accaduto di tutto. Perché quando gli dei sono ostili non c'è impresa umana che tenga. "In quei mesi abbiamo avuto una pressione enorme e non siamo riusciti a liberarcene – ha aggiunto Spalletti -. Ci dicevamo che potevamo fare di più ma all'atto pratico non ci riusciva quasi nulla. Da marzo a giugno, dalla Germania alla Norvegia, abbiamo preso dei gol troppo banali per essere veri". Il castello di carta è crollato, presagi non erano mancati. "Anche nell’ultimo ritiro prima della sconfitta con la Norvegia sono successe cose inaspettate, tanti infortuni anche facendo venti minuti di allenamento".

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"Non vado a giocare a padel per farmi amici di comodo"

Nel corredo accessorio dell'esperienza sulla panchina dell'Italia c'è anche dell'altro che pure rientra in quella presenza oscura che gli ha tenuto il fiato su collo. Spalletti non cerca facili attenuanti ma non tiene certo a freno la lingua quando gli viene fatto notare (anche) che non ha mai beneficiato di una stampa particolarmente a favore. "La chiarezza si paga – ha aggiunto – ma mi è utile per stare in pace con me stesso. La sensazione che si ha di me è che sono uomo di rottura… la verità è considero amici quelle persone con le quali sto bene e non quelli che mi danno dei vantaggi. E non vado a giocare a padel per farmi amici di comodo".

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