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Son cuore di mamma, gioca con la maschera solo per lei: “Non ci vedo, ma non posso toglierla”

Il centrocampista sudcoreano del Tottneham si è fratturato l’orbita oculare a inizio novembre. Dopo l’operazione ha dovuto indossare una protezione che si è tolto nel match di inizio anno. Per poi rimetterla nella gara successiva, su richiesta irrinunciabile.
A cura di Alessio Pediglieri
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Poco prima dei Mondiali in Qatar, l'attaccante coreano del Tottenham di Antonio Conte, Heung-Min Son si è infortunato al volto riportando una frattura all'orbita oculare per la quale è stato costretto a indossare una maschera protettiva ogni qualvolta scende in campo per giocare. Lo ha fatto ininterrottamente con gli Spurs e con la sua Nazionale anche durante il torneo iridato, togliendosela solamente in occasione della sfida all'Aston Villa di inizio 2023. Per poi rimetterla subito dopo.

Il giorno di Capodanno Son si è presentato in campo con la classica protezione al volto per poi togliersela dopo soli 20 minuti proseguendo con il viso libero fino a fine match, poi vinto dai Villans 2-0.

Son senza maschera in Tottenham-Aston Villa
Son senza maschera in Tottenham-Aston Villa

Un evento, per il sudcoreano che l'aveva dovuta indossare per sette settimane, dagli inizi di novembre, che però è rimasto unico: per la partita contro il Crystal Palace dello scorso 5 gennaio, si è ripresentato in campo ancora con la maschera che non si è più tolto se non in occasione dei festeggiamenti del gol per il poker finale al Crystal Palace, per poi indossarla immediatamente dopo.

Tutti si sono domandati del ritorno della protezione e molti hanno temuto un'eventuale ricaduta o una mancata totale guarigione. Nulla di così grave o preoccupante, anche se lo stesso giocatore ha confermato che per lo staff degli Spurs sarebbe ancora opportuno calzare la maschera ancora per un po' evitando qualsiasi contatto o colpo. Lo stesso Son ha più volte spigato di non essere felice e i problemi che sorgono quando la indossa: "Ovviamente non è lo stesso giocare con la maschera o senza. Non è la stessa cosa perché la mia vista ne risente soprattutto quando la palla mi viene incontro, a volte è fastidioso".

Una situazione che si è puntualmente ripresentata proprio con l'Aston Villa: "Ero davvero frustrato, perché ho ricevuto la palla e poi all'improvviso ho perso la visuale, perché non potevo vederla. Ero solo arrabbiato" ha raccontato per spiegare il suo gesto di togliersela dopo 20 minuti. Poi però, la maschera è ricomparsa puntualmente e Son non se l'è più tolta, svelando il motivo: "Se fossi da solo, ovviamente, giocherei senza la maschera, ma i miei genitori, la mia famiglia, tutti i miei amici che mi seguono in Corea del Sud sono tutti preoccupati. Perché ovviamente è un rischio se qualcuno mi colpisse di nuovo".

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Dunque, il sacrificio per il volere dei propri cari a discapito anche delle proprie performance: "Quando alla fine del match contro il Villa mia mamma mi ha visto senza maschera e mi ha subito domandato: ‘Ehm, ma che fine ha fatto?'". E così, Son non ha potuto che seguire il consiglio materno. Anche a discapito dei problemi che la maschera gli causa. Fino a nuovo ordine, da bravo figlio.

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