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Guerra in Ucraina

Nazionale ucraina stracciata dalla guerra: “Eravamo amici, ha letto il messaggio ma non ha risposto”

La guerra divide amicizie che sembravano destinate a durare una vita. Lo spogliatoio della Nazionale ucraina adesso scopre di aver ospitato un traditore: “Ogni famiglia ha la pecora nera”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Da eroe nazionale, idolo, esempio da seguire per tutti i giovani calciatori ucraini, Anatoliy Tymoshchuk è diventato in pochi giorni il traditore per antonomasia, il vigliacco che rimanendo in silenzio e restando in Russia a mettersi in tasca lo stipendio pagatogli dall'invasore – dal 2017 è viceallenatore dello Zenit a San Pietroburgo – ha scelto neanche tanto implicitamente da che parte stare in questa sanguinosa guerra. E non è la parte della sua patria, lui recordman di presenze nella Nazionale dell'Ucraina con 144 caps, una carriera a difendere i colori del proprio Paese durata 17 anni.

Ancor più di Shevchenko, Tymoshchuk è stato il simbolo del calcio ucraino, capelli biondi e fascetta in testa, fascia di capitano al braccio, cuore e polmoni della squadra gialloazzurra. Adesso tutto questo è stato cancellato e non soltanto da un punto di vista affettivo, visto che il suo silenzio complice è costato al 42enne ex centrocampista la perdita di tutti i trofei vinti in patria, ma anche dei titoli onorifici e dei premi attribuitigli dal suo Paese. Inoltre Tymoshchuk è stato escluso dall'albo ufficiale dei giocatori delle Nazionali ucraine: adesso è come se non fosse mai esistito, quelle 144 presenze sono diventate polvere dispersa nella steppa di quella madre Russia che ha scelto di sposare, forse sedotto dalla propaganda di Putin o affettivamente coinvolto in maniera irreversibile con la sua nuova patria. O ancora, con spiegazione cruda, forse semplicemente decidendo di stare dalla parte di chi lo paga.

Tymoshchuk era una leggenda per l'Ucraina: tutto spazzato via
Tymoshchuk era una leggenda per l'Ucraina: tutto spazzato via

Quali che siano le ragioni del voltafaccia di Tymoshchuk nei confronti del proprio Paese e di un silenzio che stride col sangue e le lacrime che arrivano dall'Ucraina, le reazioni di chi ha condiviso con lui lo spogliatoio della Nazionale sono state durissime. L'ultimo in ordine di tempo è stato Artem Fedetsky, ex difensore che ha vestito per 53 volte la maglia della rappresentativa ucraina, tutte in contemporanea con Tymoshchuk: "È un traditore. Questo per non dire altro. Gli ho scritto un messaggio. Lo ha letto, ma lo ha lasciato senza risposta. Il suo comportamento in questa situazione è sorprendente. La Russia sta bombardando civili, sganciando bombe su un ospedale per la maternità, e lui sa tutto questo perché i suoi genitori vivono a Lutsk. Sicuramente si tiene in contatto con suo padre, che è consapevole di quello che sta accadendo".

Fedetskiy con la maglia dell'Ucraina
Fedetskiy con la maglia dell'Ucraina

"È cinico chiudere gli occhi su ciò che sta accadendo e non reagire in alcun modo – dice a Fanday il 36enne Fedetsky, che è anch'egli impegnato a combattere contro l'esercito russo come altri sportivi ucraini – Cosa dovresti avere nel petto? Non credo ci sia un cuore. Non si preoccupa e non cerca di fare nulla. Sta zitto… Nessuno lo obbliga a prendere una mitragliatrice e ad andare subito in guerra. Era il simbolo della Nazionale ucraina. 144 partite! Nessuno è stato in grado di raggiungere quelle presenze né sarà in grado di farlo nel prossimo futuro. Penso che nel suo caso il denaro significhi molto di più di quanto sta accadendo in Ucraina".

Venduto, prezzolato al soldo del nemico. Parole scagliate come pietre dall'ex compagno di tante battaglie sportive sotto la stessa bandiera: "Sono estremamente deluso. Non avrei mai potuto immaginare un simile atteggiamento da parte sua. Eravamo amici. Quando abbiamo giocato per la Nazionale, siamo andati con lui in ospedale dai nostri feriti, abbiamo visitato i militari, abbiamo portato loro dei regali. Significava molto per loro e lo stesso Anatoliy lo vedeva molto bene. E dopo ti metti la lingua in culo e taci, è così cinico e basso… È una sua scelta, non so come farà a conviverci. L'Ucraina vincerà e lui dovrà conviverci. Niente gli ha impedito di rompere il contratto e di andare in un altro Paese. Non sto parlando dell'Ucraina. Qui nessuno lo sta aspettando. Andare in qualsiasi altro Paese e aiutare in qualche modo il nostro esercito. Anche quei calciatori ucraini che hanno giocato per club russi e hanno detto che il calcio è fuori dalla politica hanno rotto i contratti e se ne sono andati, mentre lui continua a lavorare allo Zenit. Questo è un crimine contro il tuo popolo e contro la tua coscienza. Ogni famiglia ha la sua pecora nera".

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