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L’oriundo al contrario del calcio italiano: “Giocare per l’Uganda sarebbe un sogno”

Stefano Mazengo Loro è nato a Trento 27 anni fa, ma sogna di vestire la maglia della Nazionale dell’Uganda, dove gioca nel Kampala Capital City Authority. Il centrocampista ex Verona si candida apertamente: “Sarebbe un sogno. Mi bastano pochi minuti, poi posso chiudere la carriera con il sorriso”.
A cura di Paolo Fiorenza
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L'Italia di Roberto Mancini ha costruito le proprie fortune anche grazie al contributo di quelli che una volta si chiamavano ‘oriundi'. Ovvero giocatori nati altrove ma cittadini italiani e quindi arruolabili nella Nazionale azzurra: nel gruppo che ha trionfato nei recenti campionati Europei ce n'erano tre, Jorginho, Emerson e Toloi. Tutti brasiliani di nascita, tutti che hanno sposato con convinzione la causa del nostro Paese. Ma c'è anche chi ha fatto il percorso contrario, come Gianluca Lapadula, nato a Torino e da un anno idolo dei tifosi del Perù. E chi sogna di farlo, come Stefano Mazengo Loro, trentino classe 1994, che dal 2006 – quando aveva 12 anni – si è trasferito in Uganda al seguito della famiglia.

" I miei avevano accettato la proposta di una ONG – racconta oggi, che di anni ne ha 27, alla Gazzetta dello Sport – È stata la miglior scelta che potessero fare: l’Uganda mi ha aperto gli occhi e la mente, arricchendomi a livello umano e dandomi tante opportunità. Giocavo nelle giovanili del Verona e stava andando tutto per il verso giusto: sognavo di poter diventare un calciatore professionista. Lasciare l’Italia è stato un salto nel vuoto. Avevo 12 anni e non parlavo inglese. Ma il calcio è un linguaggio internazionale: grazie al pallone mi sono ambientato. Giocavo in una squadra locale: la Kampala Kids League. Dopo le superiori sono andato all’università in Europa, avevo abbandonato il sogno di diventare professionista. Quando sono tornato in Uganda, prima della pandemia, stavo aspettando una risposta dall’Adidas per lavorare con loro in Germania e sono andato a vedere il Kampala City allo stadio. E alla fine uno dei ragazzi della squadra mi ha invitato a fare qualche allenamento con loro. È andata avanti per due mesi: all'allenatore sono piaciuto e mi hanno proposto un contratto. Ci ho pensato ed ho accettato. Professionista a 26 anni: non ci speravo più".

Era il 29 giugno dell'anno scorso, quando il KCCA – squadra di vertice della prima divisione ugandese – ha annunciato la firma di Stefano Mazengo Loro, centrocampista di ruolo che adesso nella sua nuova squadra gioca da difensore centrale. "Il nostro obiettivo è vincere campionato e coppa. L’anno scorso è stata un’annata da dimenticare. Siamo arrivati quarti in Premier League. Male per una società che ha vinto cinque degli ultimi nove campionati. Sul piano personale non ho l’ambizione dei miei compagni, che a 18-19 anni vogliono sfondare nel calcio estero. Qui guadagnano bene per gli standard locali ma puntano a mettersi in mostra fuori dall’Uganda, l’anno scorso il nostro terzino sinistro è approdato in MLS al Montreal. Io, invece, gioco ma ho anche studiato. Il calcio non è il mio unico lavoro. Certo, mi impegna tanto ed è quello principale, ma io mi occupo, a livello manageriale, di una società di barche sul Lago Victoria, il più grande dell’Africa".

Stefano in Uganda ci sta benissimo ed allora perché non pensare di rappresentarne i colori in Nazionale: "Non ho il doppio passaporto, ma lo vorrei. Giocare per l’Uganda sarebbe un sogno. Mi bastano pochi minuti, poi posso chiudere la carriera con il sorriso. Tifo Milan e Italia ma l’Uganda è nel cuore. La Nazionale avrà una partita importante contro il Mali: se ci qualifichiamo per il Mondiale, vado in Qatar a tifare".

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