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L’inchiesta sulle plusvalenze scuote i vertici della Juve: “Operato nel rispetto delle leggi”

La società Juventus e il collegio difensivo respingono le contestazioni della Procura di Torino nell’ambito dell’inchiesta sulle plusvalenze. Tre i reati prefigurati ma il club si difende: “Due sentenze della giustizia sportiva hanno già riconosciuto la piena regolarità contabile da parte della società, che ha agito in piena coerenza con la prassi della football industry”.
A cura di Maurizio De Santis
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Il presidente della Juventus, Andrea Agnelli. Il suo nome compare nell'inchiesta della Procura di Torino.
Il presidente della Juventus, Andrea Agnelli. Il suo nome compare nell'inchiesta della Procura di Torino.
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Falso in bilancio e false comunicazioni rivolte al mercato (considerata la quotazione in Borsa della Juventus), dichiarazione fraudolenta mediante l’uso di fatture per operazioni inesistenti sono i reati prefigurati dalla Procura di Torino che ha chiuso il filone d'indagine relativo all'inchiesta su plusvalenze e stipendi spalmati nel 2020. Sono 16 gli avvisi di garanzia, tra gli indagati figura anche il presidente, Andrea Agnelli. Secondo la tesi dell'accusa tutto ruota intorno a un ricorso anomalo a scambi di calciatori, operazioni fittizie che il club bianconero avrebbe messo in atto attribuendo valori arbitrari ai giocatori così da sopperire alle necessità di bilancio.

Il castello di deduzioni degli inquirenti prende in esame altri due punti oscuri del dossier: il primo fa riferimento a incongruenze finanziarie comprese tra il 2018 e il 2020. Di cosa si tratta? In buona sostanza, grazie alle transazioni oggetto dell'inchiesta la società sarebbe riuscita a contenere gli ammanchi a bilancio nell'arco del triennio contabilizzando perdite di esercizio inferiori rispetto alle stime reali calcolate dagli inquirenti.

Il secondo accende i riflettori sul presunto spostamento degli stipendi: i calciatori avrebbero rinunciato a una mensilità e non quattro (come invece comunicato dalla Juve nel 2020), le altre tre sarebbero state onorate dilazionandole nel tempo. C'è ancora un particolare che ha alimentato sospetti: nel corso delle perquisizioni effettuate nelle settimane scorse a destare sospetti sarebbero alcune scritture private per effetto delle quali la società avrebbe restituito quanto pattuito anche in caso di cessione del calciatore.

Il 12 ottobre scorso la Procura aveva ipotizzato misure cautelari per il presidente, Andrea Agnelli, e altri dirigenti ma la richiesta è stata respinta. Il prossimo passo sarà la richiesta di rinvio a giudizio di tutti gli indagati. Nel frattempo la Juventus ha risposto ufficialmente fornendo la propria versione dei fatti rispetto a quanto emerso nella giornata di lunedì e una nota degli avvocati Maurizio Bellacosa e Davide Sangiorgio ha ribadito l'insussistenza delle accuse prefigurate nei confronti del massimo dirigente e altri tesserati

Juventus rimane convinta – si legge nel comunicato -, anche tenuto conto degli approfondimenti di natura legale e contabile svolti dalla Società con l’ausilio dei propri consulenti e dei pareri legali e tecnico-contabili acquisiti dalla Società, di aver operato nel rispetto delle leggi e delle norme che disciplinano la redazione delle relazioni finanziarie, in conformità agli applicabili principi contabili e relativi criteri di applicazione e in linea con la prassi internazionale della football industry.

Secondo la tesi degli inquirenti i reati prefigurati sono falso in bilancio e false comunicazioni rivolte al mercato.
Secondo la tesi degli inquirenti i reati prefigurati sono falso in bilancio e false comunicazioni rivolte al mercato.

Netta anche la presa di posizione dei legali che nell'incipit della nota sottolineano come "due sentenze della giustizia sportiva hanno già riconosciuto la piena regolarità contabile da parte della società, che ha agito in piena coerenza con la prassi della football industry". In sintesi, il teorema costruito dagli inquirenti poggerebbe sul nulla e per quanto concerne la questione della riduzione e integrazione degli stipendi "si tratta di iniziative di buon governo societario adottate nel contesto emergenziale della pandemia da Covid 19, che determinò la sospensione delle competizioni sportive calcistiche e la chiusura degli stadi".

Nel dettaglio gli avvocati sostanziano la difesa di parte citando una data, il riferimento al rispetto delle leggi e a operazioni finanziarie straordinarie come gli aumenti di capitale che confermano come la Juve sia una "società solida nel panorama del calcio italiano".

La Società, con comunicato del 28 marzo 2020, rese nota, in piena trasparenza al mercato e ai soci, una riduzione degli stipendi concordata con i calciatori, facendo presente che eventuali integrazioni dei compensi sarebbero state negoziate e corrisposte se e quando le competizioni sportive fossero riprese e gli stadi fossero stati riaperti.

Questa situazione eccezionale di emergenza e di incertezza si è protratta, come è noto, dalla stagione sportiva 2019/20 fino a tutta la stagione 2020/21, visto che soltanto nella primavera del 2022 gli stadi sono stati pienamente riaperti al pubblico. La Società ha pertanto contabilizzato le modifiche agli stipendi e le integrazioni dei compensi in coerenza con la loro progressiva definizione e nel rispetto della disciplina contabile di riferimento.

Il secondo aumento di capitale, avviato autonomamente dalla Società nel giugno 2021, vale a dire alcuni mesi prima che si avesse notizia dell’indagine della Procura della Repubblica di Torino, aveva l’obiettivo di rafforzare il patrimonio della Società in seguito al forte impatto della pandemia. Gli importi di tali aumenti di capitale superano e assorbono largamente i numeri delle contestazioni di natura formale di questa indagine, che in ogni caso non avrebbero alcun effetto sull’indebitamento della società»

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