video suggerito
video suggerito

Leandro Castan racconta come scoprì di essere malato: “Lessi su Twitter: Castan ha un tumore”

L’ex difensore della Roma Leandro Castan racconta come scoprì di avere la malattia al cervello che gli stravolse la vita e la carriera.
A cura di Paolo Fiorenza
12 CONDIVISIONI
Immagine

Un racconto crudo quello fatto da Leandro Castan su come scoprì di avere la malattia congenita che avrebbe stravolto la sua vita e la sua carriera, ma anche su chi – come Walter Sabatini e Rudi Garcia – gli mostrò tutta la sua umanità in un momento così drammatico, mentre ben altro ricordo – molto negativo sul piano umano – il brasiliano ha di Luciano Spalletti.

Leandro Castan e la scoperta della malattia al cervello

Aveva 28 anni Castan quando – al top della carriera nella Roma – gli fu diagnosticato un cavernoma, ovvero una malformazione vascolare del cervello. Una patologia benigna ma con rischi di emorragie, potenzialmente anche fatali. Tutto ebbe inizio il 13 settembre 2014, quel giorno il difensore rimase negli spogliatoi nell'intervallo di Empoli-Roma: "In quei 15 minuti è finita la mia carriera – racconta oggi Leandro al ‘Corriere della Sera' – È morta una parte di me. Durante il riscaldamento ho sentito un fastidio al flessore. Al termine del primo tempo Maicon ha avvisato Rudi Garcia: ‘Castan non sta bene'. Sono stato sostituito. Sono uscito dal campo, per sempre. Tornato a casa, ho iniziato a non stare bene. La mattina successiva la situazione è peggiorata, mi girava la testa. Ho pensato di morire".

Leandro Castan impegnato contro Levan Mchedlidze in quell’Empoli–Roma del 13 settembre 2014
Leandro Castan impegnato contro Levan Mchedlidze in quell’Empoli–Roma del 13 settembre 2014

A quel punto è iniziato l'incubo per Castan: "Sono andato subito in ospedale, dopo una risonanza magnetica mi hanno mandato a casa. Il dottore del club era preoccupato, ma non mi diceva cosa avessi. Mai avrei pensato di poter vivere qualcosa di simile. I primi 15 giorni furono terribili. Non mi reggevo in piedi, vomitavo molto, avevo perso 20 chili. Ero senza forze. All'inizio la Roma ha scelto di nascondere tutto. Ho deciso di isolarmi e togliere i social. Ma un giorno ho guardato il telefono e ho visto un articolo su Twitter: ‘Leandro Castan ha un tumore, potrebbe morire'. La paura mi ha travolto. Non sapevo ancora cosa avessi. Nessuno mi aveva detto niente. Né il club, né i dottori. Nessuno. ‘Stai calmo', mi ripetevano".

Castan spiega cosa accadde poi: "Dopo settimane mi hanno comunicato che avevo un cavernoma cerebrale. Avrei dovuto dire addio al calcio. Nella mia testa è sceso il buio. Ero confuso. Arrivato in clinica mi hanno spiegato la situazione: ‘Se prendi una botta durante una partita ti potrebbe partire un'emorragia cerebrale e potresti morire. O smetti o ti operi'. Mi avrebbero dovuto aprire la testa. Un intervento molto pericoloso, non volevo farlo".

Castan oggi in Brasile, studia per diventare allenatore: "Non è ancora finito il mio momento"
Castan oggi in Brasile, studia per diventare allenatore: "Non è ancora finito il mio momento"

"Ho ricevuto messaggi da tutta l'Italia: Baresi, Allegri, Del Piero, Bonucci. Sabatini è stato un secondo padre"

Poi tuttavia Leandro ha deciso di andare sotto i ferri per risolvere il problema e oggi ringrazia chi gli è stato vicino in quei frangenti: "Io posso solo dire grazie all'Italia e alla Roma. Mi hanno accolto e mi sono stati vicini nel momento più difficile. Se fossi stato in Brasile non so cosa sarebbe potuto succedere. Quello che hanno fatto per me i tifosi, Sabatini, i compagni è incredibile. Mi hanno offerto le cure migliori, mi hanno pagato gli stipendi e rinnovato un contratto anche senza giocare. E ho ricevuto messaggi da tutta l'Italia: Baresi, Allegri, Del Piero, Bonucci… mi hanno fatto sentire la loro vicinanza. Mi hanno dato forza. E tanti miei compagni mi sono stati vicini. Per esempio Emerson Palmieri, De Rossi, Maicon, Alisson, Radja, Benatia, ma sono solo alcuni. Sabatini è stato un secondo padre. Ricordo la frase detta a mio papà: ‘Da direttore della Roma neanche tu avresti fatto quello che ho fatto io per tuo figlio'".

"Rudi Garcia mi ha sempre protetto, un secondo padre – racconta il calciatore paulista a proposito dei suoi allenatori – Con Spalletti ho fatto più fatica. Ero rientrato dall'operazione. Prima della partita contro l'Hellas mi aveva chiamato in ufficio dicendomi che voleva rivedere il vecchio Castan. ‘Va bene, ma ho bisogno di giocare', la mia risposta. Contro il Verona sono tornato titolare, giocando però una delle mie peggiori partite. Nei giorni successivi mi ha richiamato in ufficio, mostrandomi una foto del Frosinone. ‘Il tuo livello è questo, non puoi giocare qui. Tu con me non giochi più'. Mi è crollato il mondo addosso. Mihajlovic? Mi vengono i brividi a parlarne. Al Torino alla fine di ogni allenamento si fermava con me per insegnarmi a calciare. Passavamo le ore insieme. Lo porterò sempre nel cuore".

12 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views