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Mondiali in Qatar 2022

L’arbitro della finale dei Mondiali diventa uno scomodo rebus per Collina: irrompe la politica

Una serie di riflessioni aiutano a spiegare perché in base alla short-list attuale la decisione per la designazione in finale appariva complessa. C’erano un nome forte e una possibile sorpresa, alla fine la preferenza è caduta su Marciniak.
A cura di Maurizio De Santis
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Pierluigi Collina, presidente della Commissione Arbitri della Fifa, riflette sulla scelta dell'arbitro per la finale dei Mondiali.
Pierluigi Collina, presidente della Commissione Arbitri della Fifa, riflette sulla scelta dell'arbitro per la finale dei Mondiali.
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Chi è l'arbitro della finale dei Mondiali in Qatar? La scelta è toccata all'italiano Pierluigi Collina, presidente delle commissione della Fifa, e non era facile. In gioco c'erano una serie di fattori che fanno la differenza e vanno ben oltre il trend di rendimento, la valutazione tecnica, la personalità e l'esperienza di un direttore di gara.

Si tratta di variabili di tipo "politico" che fanno riferimento al peso delle Federazioni, ad altre implicazioni da soppesare: possono influire e spostare l'ago della bilancia verso uno dei candidati rimasti in lizza per la designazione. Una serie di riflessioni aiutano a spiegare perché in base alla short-list attuale la decisione appare complessa e l'ex fischietto italiano prenderà il tempo necessario per stimare le differenti opzioni prima dell'annuncio ufficiale di venerdì.

L'italiano Daniele Orsato è fuori dal lotto dei papabili perché reduce dalla semifinale Argentina-Croazia ed è oggettivamente difficile immaginare un filotto del genere anche alla luce degli altri colleghi annoverati in cerchia abbastanza ristretta. Possibile non ve ne siano altrettanto degni?

Il polacco Szymon Marciniak è uno degli arbitri che ha maggiori possibilità di dirigere la finale tra Argentina e Francia.
Il polacco Szymon Marciniak è uno degli arbitri che ha maggiori possibilità di dirigere la finale tra Argentina e Francia.

La preferenza è caduta sul polacco Szymon Marciniak che appariva nettamente favorito. È la figura in grado di mettere d'accordo tutti: è europeo, sotto egida UEFA, i suoi precedenti più recenti sono positivi, è stato in campo per l'ultima volta negli ottavi di finale (ha diretto già l'Argentina contro l'Australia) e se l'Afa (la federazione albiceleste) non avesse sollevato obiezioni per l'abbinamento recente allora poteva essere proprio lui il fischietto considerato che non ci sono controindicazioni politiche o tecniche da parte della stessa Francia. Così è stato

Poche opportunità per l'inglese Anthony Taylor: il motivo era essenzialmente geo-politico per il ricordo della guerra scoppiata per il controllo delle Isole Falkland (secondo i britannici) o Malvine (secondo la denominazione dei sudamericani). Altro fattore ostativo: era fermo dai gironi. Come lui anche l'olandese Danny Desmond Makkelie ma nel suo caso c'era anche altro particolare che non deponeva a favore: impossibile, alla luce di quanto accaduto nei quarti contro l'Olanda, che la Seleccion potesse accettarlo per una finale.

Mustapha Ghorbal (CAF, la confederazione africana) è il direttore di gara algerino che ha ben impressionato nei gironi e la sua terzietà (rispetto alle finaliste di Europa e Sudamerica) era opzione sicuramente di valore ma con un vulnus: mai stato designato nei match a eliminazione diretta in questa edizione della Coppa.

L'algerino Mustapha Ghorbal della CAF è sfavorito da un fattore particolare.
L'algerino Mustapha Ghorbal della CAF è sfavorito da un fattore particolare.

Stesso ragionamento anche per i due esponenti della AFC (confederazione asiatica), Abdulrahman Al-Jassim del Qatar e Mohammed Abdulla Hassan degli Emirati Arabi ma con un'aggravante ulteriore: un'esperienza ritenuta non abbastanza sufficiente per partite del genere in cui sono protagoniste nazionali che hanno un peso specifico importante.

La CONCACAF (l'associazione che abbraccia Nordamerica, Centroamerica e Caraibi) aveva una carta importante sul tavolo, era l'arbitro americano Ismail Elfath. Perché la sua candidatura era forte? Per il peso politico, la neutralità della confederazione di provenienza, i buoni riscontri negli ottavi di finale. Unico neo: è nato a Casablanca e in Marocco ha vissuto fino ai 18 anni prima del trasferimento negli Stati Uniti (ne parla anche l'ex arbitro, Luca Marelli, in un thread su Twitter).

La Francia poteva mai accettare che a dirigerla fosse un arbitro originario di una nazione sconfitta in semifinale? Da escludere il messicano Cesar Ramos Palazuelos che proprio nella semifinale tra transalpini e Leoni dell'Atlante ha suscitato grandi perplessità come in occasione dell'intervento di Theo Hernandez su Boufal (era rigore per il Marocco, ha ammonito il marocchino) oppure del tackle di Amrabat su Mbappé.

Jesús Noel Valenzuela Sáez, la sua designazione per la finale dei Mondiali può essere la sorpresa.
Jesús Noel Valenzuela Sáez, la sua designazione per la finale dei Mondiali può essere la sorpresa.

La sorpresa poteva arrivare dalla CONMEBOL (la confederazione sudamericana) e si chiamava Jesús Noel Valenzuela Sáez ma era anche improbabile che l'arbitro scaturisse dallo stesso ambito che raccoglie l'Argentina. Perché la sua candidatura non era da escludere del tutto? Per la note positive emerse a corredo del percorso fatto finora (culminato con il giudizio ottimale relativo a Francia-Polonia) e poi perché pur essendo sudamericano non era "brasiliano".

Fattore politico che ha messo in posizione defilata sia Raphael Claus (fermo oltretutto dai gironi) sia Wilton Pereira Sampaio, quest'ultimo protagonista in negativo nei quarti di Inghilterra-Francia per alcuni episodi da matita blu: un rigore non fischiato per fallo di Upamecano su Kane, un altro ancora imbroccato solo con l'ausilio del Var, un fallo commesso dallo stesso difensore su Saka nell’azione che ha portato al vantaggio di Tchouameni.

Nella storia dei Mondiali c'era già stato un brasiliano "gradito" all'Argentina: avvenne in occasione della finale di Messico 1986 tra Argentina e Germania assegna ad Arppi Filho. Ma allora il presidente FIFA era il brasiliano Havelange ed era un'altra epoca del calcio.

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