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L’anima rock di Daniel Osvaldo: “Totti? Era ben dotato nelle parti intime”

Daniel Osvaldo ha raccontato in un’intervista ai media argentini alcuni aneddoti della sua esperienza con la maglia della Roma, elogiando l’amicizia con Totti e De Rossi. Un grande rimpianto? La mancata convocazione al Mondiale 2014. “Pirlo mi mandò una foto nell’hotel del ritiro. Ho pianto, volevo morire”.
A cura di Maurizio De Santis
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Il solito, dissacrante, incorreggibile Osvaldo. Pablo è tornato (al calcio giocato) e occupa la scena alla sua maniera come sempre. Dal palco dei concerti assieme alla sua band fino al richiamo irresistibile dei campi in erba: Daniel s'è lasciato trascinare ancora una volta dalla sua anima rock. E se l'emergenza sanitaria scoppiata per il coronavirus non avesse costretto l'Argentina a stoppare il campionato avrebbe preso anche maggiore confidenza con la palla che rotola.

Adesso indossa la maglia del Banfield e in tv spopola raccontando aneddoti della carriera che lo ha visto anche a Roma, nella "magica" di con Francesco Totti e Daniele De Rossi. Molto più che compagni di squadra ma persone sincere e molto umili, un punto di riferimento anche fuori dal campo ("grazie a loro mi salvai da tifosi che avrebbero voluto ammazzarmi").

Per me Francesco era un ragazzo perfetto… anche troppo – ha ammesso Osvaldo nell'intervista a TNT Sports -. Per scherzare gli dissi che non poteva andare tutto così bene e secondo me aveva la corna. Totti era di bella presenza e poi era anche ben dotato nelle parti intime. Scherzi a parte, è stato il miglior calciatore con il quale abbia giocato.

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Nel baule dei ricordi Daniel Osvaldo ce n'è anche qualcuno poco felice. Uno in particolare: la mancata convocazione con la Nazionale per il Mondiale 2014 in Brasile. L'allora commissario tecnico, Cesare Prandelli non lo prese in considerazione nemmeno per la pre-convocazione. Una scelta che l'attaccante non ha mai digerito e anche oggi, a distanza di sei di distanza da allora, quando gli nominano l'allenatore fa una smorfia di disappunto.

Quel Mondiale me l’ero guadagnato. Pirlo mi mandò una foto nell’hotel del ritiro. Ho pianto, volevo morire. Qualche mese dopo Prandelli mi chiese se volevo andare al Galatasaray, gli dissi che non avrei mai accettato nemmeno per 50 milioni di dollari.

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