La Grotteria: “Non avevo più nulla, un amico mi svoltò la vita. Col primo stipendio presi la Fiat Uno”

Storie di padri e di figli che fanno il percorso inverso, da una parte all'altra del mondo. Cristian Alejandro La Grottería potrà dire poco per i giovanissimi e per chi nei primi anni 2000 non seguiva la Serie B ma la storia del Gaucho è l'emblema della storica connessione che esiste tra Italia e Argentina. Da piccolissimo il padre partì alla volta dell'America Latina mentre lui poco prima del nuovo millennio sbarcò ad Ancona per cercare di fare più gol possibili.
"Persi le valigie e arrivai ad Ancona che c’era la neve, dopo essere partito dall’Argentina con 40 gradi", il suo sbarco nel nostro paese non fu dei migliori ma pian piano La Grotteria trovò la sua dimensione e il Palermo lo volle a tutti i costi per salire in Serie B: il club rosanero pagò il suo cartellino 2 miliardi di lire, un record per la terza serie. Divenne uno dei beniamini de La Favorita e al suo primo anno in cadetteria segnò 11 gol.
Dopo le esperienze di Padova, SPAL e Bassano Virtus è rimasto nel calcio con altri ruoli: prima ha fatto il vice-allenatore, poi il direttore sportivo e successivamente responsabile del settore giovanile e scouting internazionale: La Grotteria a Fanpage.it ha raccontato il suo viaggio nel mondo del calcio, dagli inizi in Argentina e le difficoltà fino all'approdo in Italia e le sue esperienze dopo aver appeso gli scarpini al chiodo.

Cosa fa oggi Cristian La Grotteria?
"Ho fatto cinque anni responsabile del settore giovanile per il Cittadella e nell’ultimo anno ho lavorato nello scouting internazionale del Venezia. Una bella responsabilità ma molto stimolante".
Ha lavorato nello scouting, come responsabile del settore giovanile e come direttore sportivo oltre che come vice allenatore: qual è il ruolo più difficile?
"Il ruolo più complesso è quello del vice. Perché devi stare tra lo staff e la squadra. Devi essere bravo a ricucire tutto in ogni situazione. Sembra un ruolo banale ma è complicato fare il vice-allenatore. In alcune situazioni prendi le botte da tutte le parti".
La Grotteria è arrivato in Italia nel 1999: quanto è cambiato il calcio nel nostro paese agli occhi di uno che arrivava da fuori?
"Quando sono arrivato io le categorie erano molto più delineate. La Serie A era al top, anche a livello mondiale, e man mano a cascata. Poi alcuni top player hanno smesso e non c’è stato un ricambio vero. Un’altra nota negativa sono le tante regole: non c’è bisogno di mettere una regola sui ragazzi che devono giocare per forza perché se uno è bravo, gioca. Stop. Senza toccare altri temi e altre nazioni, il movimento è piuttosto macchinoso su troppe cose".
Quale fu il primo impatto con l’Italia e con il calcio italiano?
"Persi le valigie e arrivai ad Ancona che c’era la neve, dopo essere partito dall’Argentina con 40 gradi. Non sapevo una parola d’italiano, nonostante mio padre era di qua ma non aveva mai parlato la lingua".
Di dove era originario suo padre?
"Mio padre era calabrese. È nato in Italia e si è trasferito in Argentina quando aveva quattro anni con i miei nonni. Non ha mai parlato bene italiano perché era piccolo. Io ho fatto il viaggio al contrario".
Prima di arrivare in Europa, però, lei vive una situazione molto particolare a livello familiare e anche sportivo….
"Io giocavo nell’Estudiantes e mi dissero che non rientravo più nei piani del club, così mi sono messo a lavorare in un supermercato ma mi hanno licenziato il primo giorno. Nel frattempo i miei genitori si erano separati e avevo una grande responsabilità con la mia famiglia. Dal nulla mi chiamò un amico che era diventato allenatore proprio dell’Estudiantes e mi fece un provino. Subito mi fece firmare. Da persona normale mi sono ritrovato in uno stadio molto impegnativo. Ho giocato con Martin Palermo, Lionel Scaloni e Juan Sebastian Veron… abbiamo ancora una chat dei ragazzi del 1974".

Facciamo un salto in avanti e torniamo in Italia. La Grotteria va al Palermo per due miliardi di lire ed è il più pagato della Serie C. La spesa valse la vittoria del campionato subito…
"Molto bella, entusiasmante e forte. Palermo è una piazza tosta, dove senti la pressione della gente ma siam stati fortunati che al primo anno siamo saliti in Serie B e poi ho fatto altri due campionati prima di andare via. Dovevo aspettare un anno per festeggiare la Serie A. Zamparini ha fatto grandi investimenti e voleva vincere a tutti i costi. In quegli anni a Palermo sono passati fior di giocatori. Quando sono andato per la partita delle leggende ci hanno dato una grande dimostrazione di affetto".
Quando La Grotteria è arrivato in Italia gli ingaggi non erano come quelli di oggi ma si ricorda cosa ha fatto con il primo stipendio da calciatore professionista in Argentina?
"Ho sistemato un po’ i conti a casa. In Argentina ci sono i premi a partita, se fai dei bonus con la vittoria della partita becchi un bel po’ di soldi: a me capitò così nel primo mese e ho avuto la fortuna di comprare una Fiat Uno per muovermi meglio, visto che andavo agli allenamenti con il bus".
Può tornare in Serie A il Palermo con l’arrivo di Filippo Inzaghi?
"C’è tutto per arrivare alla promozione e Inzaghi è una garanzia sotto questo punto di vista. C’è entusiasmo e sono stati fatti grandi acquisti".
La Grotteria è mai stato vicino a qualche big italiana?
"Quando Sensi ha venduto il club a Zamparini e voleva portarsi via qualche calciatore ma Zamparini disse di no, mandando Bombardini a Roma e io sono rimasto a Palermo. Poteva essere una sliding doors per la mia carriera ma io in Sicilia stavo bene".
Il suo ultimo impiego nel calcio è stato nel reparto scouting di un club di Serie A: ci racconta in che modo si lavora in questo mondo?
"Sono stati fatti passi in avanti importanti perché prima sembrava una spesa inutile, mentre ora è una risorsa che cercano di sfruttare tutti. Se trovi le persone giuste puoi fare delle ottime operazioni. Di solito si fa tanto video prima e poi si va a vedere dal vivo chi ti interessa davvero, prima di fare le segnalazioni al direttore. Adesso con queste app riesci a fare cose molto ma c’è bisogno comunque di vedere il calciatore dal vivo prima di prenderlo".