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Eriksson realizza il sogno di allenare il Liverpool, accoglienza da brividi al suo ingresso in campo

Eriksson realizza il suo sogno e siede sulla panchina delle Liverpool Legends ad Anfield Road: al suo ingresso in campo l’allenatore viene accolto da una standing ovation e da una bellissima manifestazione d’affetto.
A cura di Vito Lamorte
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Sven Goran Eriksson aveva un sogno e l'ha realizzato: l'allenatore svedese si è seduto sulla panchina delle Liverpool Legends in occasione della partita amichevole con quelle dell’Ajax. Tante emozioni e commozione ad Anfield Road, con una bellissima standing ovation e tanti cori da parte dei tifosi dei Reds per il 76enne tecnico svedese, che qualche mese fa ha annunciato di avere un cancro al pancreas in stadio terminale.

L'ex allenatore di Lazio, Sampdoria e Roma aveva ai suoi ordini calciatori del calibro di Fernando Torres, Skrtel, Agger, Maxi Rodriguez, Sissoko, Babel e Dudek.

Eriksson nelle scorse ore aveva rilasciato un'intervista a Channel 4, ricordando come il padre, ancora in vita, sia un grandissimo tifoso proprio dei Reds, dei quali non si perde una partita. “Quando mi avevano chiesto se ero interessato, pensavo fosse uno scherzo. Ho detto ovviamente sì e il fatto che fosse una gara di beneficenza lo rende ancora più bello. Sono molto grato al Liverpool per questa opportunità”.

In merito alla malattia ha dichiarato: "Quando arriva la diagnosi è come uno shock ma dopo un po’ inizi a conviverci. Oggi ho una vita normale e non penso a quello che succederà domani o dopodomani, altrimenti finisce che ti siedi e ti autocommiseri. È quello che è, probabilmente non posso batterlo ma la vita resta bellissima". 

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Un altro momento molto bello dell'intervista di Eriksson fa riferimento alla sua passione per il Liverpool e all'amore per l'inno del club ‘ You’ll Never Walk Alone': "Da giovane venivo qui ad Anfield di tanto in tanto e visitavo il famoso deposito degli scarpini. Joe Fagan mi ha invitato lì 30 anni fa. Tutto il mondo ha imparato dalle grandi squadre del Liverpool di allora. Avevano la palla fra i piedi, facevano cose semplici. Era difficile attaccarli. Ma c'è una cosa che mi fa venire i brividi, ed è l'inno You’ll Never Walk Alone cantato dai tifosi quando le squadre arrivano in campo".

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