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Agnelli torna alla carica sulla Superlega: “Il progetto non è fallito. E non sono un traditore”

A margine del convegno di Londra, Andrea Agnelli ha ribadito la propria linea: “Cambiamenti fondamentali. La Superlega? L’Uefa lo sa, basta compromessi, è un lavoro collettivo”
A cura di Alessio Pediglieri
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Andrea Agnelli al FT Business of Football Summit di Londra (fonte: @ftlive)
Andrea Agnelli al FT Business of Football Summit di Londra (fonte: @ftlive)

Il tema della Super Lega è tornato prepotente a invadere il mondo del calcio. Le prime avvisaglie si erano manifestate nel weekend con alcune anticipazioni e indiscrezioni sull'argomento che oggi è stato al centro dei discorsi non senza nuove e feroci critiche ai tre club che sono considerati a tutti gli effetti i padri fondatori del movimento, Real Madrid, Barcellona e Juventus. Di nuovo in campo, anche Andrea Agnelli che ha ripresentato il progetto, rivisto e corretto, ma che si basa sempre e soltanto sugli stessi principi che mossero la prima volta.

Schermaglie e lame appuntite, durante il durante il "FT Business of Football Summit" in cui il tema Superleague è stato dibattuto non senza attacchi e contrattacchi da parte di chi ne ha sempre osteggiato la nascita e l'idea e chi ne sta difendendo i principi e un nuovo rilancio. Tebas e Ceferin sono stati feroci nel ribadire la propria posizione a margine del congresso sportivo economico organizzato dal Financial Times a Londra, nei confronti di ciò che è stato definito nuovamente senza mezzi termini "un progetto non calcistico". "I club sono liveri di organizzare un nuovo torneo" ha ribadito il presidente dell'Uefa "ma non si aspettino di poter partecipare ai nostri" mentre il presidente della Liga, Javier Tebas è stato molto più duro: "Juve, Barça e Real più bugiardi di Putin".

Un clima acre, in attesa del discorso di Andrea Agnelli che è salito sul palco per spiegare il nuovo progetto e i vecchi pilastri su cui poggerà, non risparmiando la linea dura su chi sta criticando la Superlega: "Non risponderò a domande su ciò che ha detto Tebas, le sue dichiarazioni parlano da sole". E poi sull'Uefa: "L'Uefa è un organo regolatore, monopolista e guardiano. Un organismo da sciogliere? Vedremo cosa dirà il Consiglio di giustizia europeo e se l’attuale organismo sia davvero idoneo". Premesse di un discorso che via via si è fatto sempre più rovente. "Oramai siamo arrivati ad un disperato bisogno di riforme" ha ricordato il presidente della Juventus ed ex numero uno dell'ECA.

"Il compromesso non è più una scelta su cui lavorare, ormai, c’è necessità di un cambiamento radicale. Un organo monopolistico è in grado di guidare un business come il calcio? Io penso di no. L'Uefa potrebbe anche essere sciolta, io non lo so: aspetterò e sosterrò una governance trasparente finché non si pronunceranno" ha sottolineato Agnelli che poi è entrato a gamba tesa sul tema Superlega: "L’Uefa ha sempre saputo che io come presidente della Juventus stavo lavorando a qualcosa di diverso, non sono un traditore e la Superlega non ha fallito. È un lavoro collettivo, formato da 12 squadre, non è di certo un'idea di una persona sola. Tutte le 12 società hanno firmato un contratto di 120 pagine ed è ancora vincolante per 11 di esse".

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