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Guerra in Ucraina

Abramovich sapeva tutto? Quelle quote cedute nel giorno dell’invasione russa in Ucraina

Tre società riconducibili all’oligarca russo hanno registrato passaggi di quote il 24 febbraio, giorno in cui Putin avviava la cosiddetta “operazione speciale”.
A cura di Benedetto Giardina
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Abramovich con Tenenbaum, figura chiave nel Chelsea e nel suo impero
Abramovich con Tenenbaum, figura chiave nel Chelsea e nel suo impero
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Mentre Vladimir Putin invadeva l'Ucraina, alcune società legate a Roman Abramovich cambiavano proprietà. Il 24 febbraio, il giorno in cui i carri armati della Russia hanno valicato i confini ucraini, almeno tre compagnie riconducibili al patron del Chelsea (oggetto di sanzioni da parte di Gran Bretagna e Unione Europea) registravano passaggi di azioni in altre mani. Una con sede a Londra, una con sede a Limassol e un'altra ancora nelle Isole Vergini Britanniche. Tutte quante a rischio, dato che le sanzioni colpiscono i beni di Abramovich in territorio britannico e comunitario, ma formalmente queste società risultano ora controllate da altri soggetti, da sempre vicini all'oligarca russo, finito nel mirino per i suoi stretti legami con Putin, che dava il via alla cosiddetta "operazione speciale" proprio nello stesso giorno in cui venivano formalizzate queste operazioni finanziarie. Una coincidenza o Abramovich era consapevole di ciò che stava per accadere, con annessi rischi legati alle sanzioni?

Il legame tra Abramovich e Davidovich

Ben prima di diventare proprietario del Chelsea, nel 2003, gli affari londinesi di Abramovich erano gestiti tramite la Millhouse Capital Ltd, fondata nel 2001 e rinominata MHC Services Limited nel 2008. Il 24 febbraio 2022 viene notificato al registro imprese britannico il passaggio di oltre il 75% delle quote a David Davidovich, affarista israeliano da tempo legato all'oligarca russo, che stando a quanto riportato da Forbes è stato uno dei principali clienti della Sibneft di Abramovich e che nel 2010 ha acquisito dallo stesso le miniere di carbone in Chukotka, regione della quale Abramovich è stato governatore dal 2001 al 2008 e presidente del parlamento dal 2008 al 2013.

Scritte di dissenso all'esterno dello stadio del Chelsea
Scritte di dissenso all'esterno dello stadio del Chelsea

Fino al 24 febbraio, la maggioranza delle quote di MHC Services era controllata da Demetris Ioannides, dirigente cipriota il cui nome è ricorrente in altre attività legate ad Abramovich, come la Lanebrook Ltd, indicata in passato come «parent company» di Evraz, «uno dei principali contribuenti della Russia» secondo l'Unione Europea. Le restanti quote invece erano nelle mani di due trustees (l'israeliana Anna Haykin e l'austriaco Christian Sponring), che erano subentrati proprio a Davidovich, all'epoca residente in Georgia, indicato come soggetto di controllo di MHC Services dal giugno 2016 al dicembre 2018.

Le altre società di Abramovich tra Cipro e Isole Vergini

Dal dirigente cipriota alle società con sedi a Cipro, il passo è breve. A Limassol, ha sede la Ervington Investments Limited, altra società riconducibile ad Abramovich che ha subito uno scossone proprio nel giorno dell'invasione dell'Ucraina. Stando a quanto riportato dalla Reuters, il 24 febbraio la compagnia passa sotto il controllo di Eugene Tenenbaum, altro nome appartenente alla "galassia" dell'oligarca russo. Canadese, residente nel Jersey, Tenenbaum ha avuto un ruolo in Evraz (si è dimesso il 10 marzo scorso) e risulta tuttora come director in Chelsea Football Club Limited, Chelsea FC Plc e Fordstam Limited, ovvero la società che dal 6 aprile 2016 risulta essere la controllante del club calcistico londinese, che ancora oggi nel registro britannico vede come solo soggetto di controllo Mr. Roman Abramovich, nato e residente in Russia.

Abramovich con Tenenbaum al Chelsea
Abramovich con Tenenbaum al Chelsea

Tenenbaum ha dichiarato di avere acquistato Ervington per una questione di opportunità: «Ervington è un'azienda con cui ho lavorato per molti anni. Conosco bene gli investimenti e i dipendenti dell'azienda e l'acquisto di Ervington mi offre l'opportunità di continuare a lavorare con questa attività, sotto il mio controllo e a beneficio mio e dei dipendenti». Ha inoltre affermato, sempre a Reuters, di aver acquistato le quote da un trust, Norma Investments. Proprio mentre le truppe russe entravano in Ucraina, però, anche Norma Investments cambiava proprietario. Questo fondo, con sede a Tortola, nelle Isole Vergini Britanniche, spunta in diverse operazioni svolte da Abramovich e, secondo quanto riporta il Wall Street Journal, il 24 febbraio è passato sotto il controllo di David Davidovich. Di nuovo lui, l'affarista israeliano che nella stessa data ha rilevato il pacchetto di maggioranza di MHC Services.

L'attesa per la cessione del Chelsea

Tre società riconducibili ad Abramovich, dunque, hanno cambiato proprietario in concomitanza con l'inizio dell'invasione in Ucraina da parte della Russia. Altre invece hanno subito variazioni riguardanti la composizione del board nei giorni successivi, come la Evraz Plc, che nei primi di marzo ha visto uscire di scena una decina di directors. Questo perché il colosso siderurgico è quotato alla London Stock Exchange e gli amministratori non esecutivi hanno deciso di dimettersi a seguito della sospensione delle azioni, conseguente alle sanzioni rivolte ad Abramovich da parte del governo del Regno Unito. L'altra società rimasta in bilico, come noto, è il Chelsea. Nei giorni scorsi, diverse offerte sono giunte sul tavolo del Raine Group, incaricato di individuare il miglior acquirente per il club inglese messo in vendita da Abramovich e attualmente alle prese con le limitazioni previste dalle sanzioni britanniche.

Il Chelsea in campo sabato in FA Cup contro il Middlesbrough
Il Chelsea in campo sabato in FA Cup contro il Middlesbrough

Il Chelsea, al momento, può proseguire l'attività solo grazie ad una speciale licenza concessa dal governo, che però prevede misure strettissime per quel che riguarda le spese da sostenere, visto il congelamento dei fondi. Il club non può usufruire dei ricavi dal botteghino, né dalla vendita del merchandising ufficiale, trovandosi dunque con uno stadio aperto solo agli abbonati e i negozi chiusi. Le tv potranno pagare la quota di proventi media, ma il Chelsea non potrà usufruire di questa somma, stando almeno alle condizioni attuali. Una fase di stallo destinata a terminare, una volta conclusa la cessione delle quote del club ad altri soggetti non riconducibili ad Abramovich, che per altre società si è mosso invece in anticipo. Una tempistica provvidenziale, per non farle rientrare nel perimetro delle sanzioni.

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