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Steph Curry, Kevin Durant, Nikola Jokic: una poltrona per tre. Chi sarà l’MVP in NBA?

Numeri da una parte, numeri e record dall’altra, stagione mai vista prima nell’ultimo caso. Kevin Durant, Steph Curry e Nikola Jokic sono i 3 candidati all’MVP.
A cura di Luca Mazzella
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Come ogni Natale, da tradizione che si rispetti, in tv verrà trasmesso il classico "Una poltrona per due", appuntamento fisso di questi tempi. Anche l'NBA 2021/22 ha la sua personalissima versione del film, con l'aggiunta di un candidato però. La poltrona, o meglio il trono, è quello dell'MVP, il Most Valuable Player della lega. E a contendersela non sono due giocatori come i protagonisti del film, ma tre, almeno per ora. E per ognuno di loro le argomentazioni sono assolutamente valide. Steph Curry, Kevin Durant e Nikola Jokic oggi sono i 3 candidati indiscussi a portarsi a casa il premio più ambito della regular season. I pro e – ammesso ne esistano – i contro nel vederli trionfare a fine anno.

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Stephen Curry – Golden State Warriors

27.1 punti, 6.0 assist e 5.4 rimbalzi sono un buon biglietto da visita, ma da soli probabilmente non basterebbero visti i fenomeni in giro per la lega. Fa molta più paura inserire questi numeri nel contesto di squadra, i Golden State Warriors, primi nella Western Conference e forti di un record di 25 vittorie e 5 sconfitte che li vede miglior team NBA in questa prima parte di stagione. A rafforzare ulteriormente la candidatura del nativo di Akron ci sono poi i record: Ray Allen è stato superato non una, ma ben due volte, prima per triple totali segnate in carriera e poi per triple nella sola regular season, nella magica nottata al Madison Square Garden. Curry inoltre viaggia spedito a medie che potrebbero consentirgli di aggiornare un primato già suo, quelle delle triple totali in una stagione (402) e di "agganciarsi e superarsi" anche nella striscia di partite consecutive con almeno un tiro da 3 a bersaglio. Il sorpasso dista appena 4 partite.

Perché SI: I numeri individuali, uniti a quelli dei Warriors e al record-copertina di questa stagione sono il miglior endorsement possibile per un giocatore che non smette di stupire.

Perché NO: Scavando a fondo, siamo alla peggior percentuale da 3 dall'anno dell'ultimo MVP e la tendenza a ricercare sempre più il tiro pesante e molto più raramente la conclusione dentro l'area sta snaturando eccessivamente il gioco di Steph, che ricorre sempre meno alle penetrazioni agevolando, in un certo senso, la difesa. Non è una valutazione che entrerà nelle logiche di assegnazione del premio, per il quale il record – anzi, i record – saranno il biglietto da visita principale.

Kevin Durant – Brooklyn Nets

29.7 punti, 7.9 rimbalzi, 5.9 assist. Qui si inizia a salire di quota sulle statistiche individuali, anzi siamo a livelli di totale eccellenza visto che parliamo del miglior realizzatore NBA. Durant sta chiedendo uno sforzo extra al suo fisico in assenza di Kyrie Irving, reintegrato in queste ore ma subito positivo al covid, e di James Harden, solo nominalmente al suo fianco finora ma alle prese con un evidente ritardo di condizione dopo l'infortunio subito lo scorso anno. I 37 minuti di media che KD sta giocando sono il massimo dalla stagione 2013-14, quando era ancora ad OKC, ma la qualità con cui il numero 7 dei Nets sta tenendo in piedi una squadra attualmente prima nella Eastern Conference con un record di 21-9 la dice lunga sullo stato di forma fisica e mentale di un giocatore che per questione di millimetri lo scorso anno non si è guadagnato l'accesso alle finali di Conference e a quello che sarebbe potuto essere il suo terzo anello in carriera. Proprio quel tiro contro i Bucks sembra essere il carburante che in maniera costante e perpetua sta alimentando il motore di quello che si può definire senza troppe indecisioni il miglior attaccante del mondo.

Perché SI: Oggi non esiste un giocatore più immarcabile di lui, e il record di Brooklyn è pur sempre il terzo assoluto della lega…

Perché NO: L'NBA potrebbe prediligere il record assoluto di squadra e i primati che Steph sta bruciando e brucerà ancora in stagione.

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Nikola Jokic – Denver Nuggets

A rovinare i piani dei due frontmen appena citati, forti dei primati nelle rispettive Conference, potrebbe esserci l'MVP in carica. Certo, il quinto posto dei suoi Nuggets è tutto men che un'investitura importante ma se si considerano le defezioni dei titolari della squadra, su tutti Jamal Murray fuori ormai da un anno e Michael Porter Jr che si è aggiunto alla lista degli indisponibili in apertura di stagione, oltre a diversi role players alle prese con infortuni seri, quello che sta facendo il serbo ha dello straordinario. Uno straordinario che assume i contorni della leggenda se si analizzano prima di tutti i numeri più grezzi: 26.3 punti. 13.5 rimbalzi, 7.5 assist: nessun giocatore nella storia ha mai collezionato un 26-13-7 di media. Da altri dati ancora più approfonditi però si nota come Jokic, dei tre fenomeni in lotta, sia realmente il più "valuable" di tutti: con lui in campo Denver viaggia a ritmi da 68 vittorie stagionali, in pratica primo posto in entrambe le Conference; con lui in panchina invece la squadra vale appena 8 vittorie (dati Cleaingtheglass.com). Da lottery a contender, solo per la presenza di un giocatore.

Perché SI: il concetto di valuable sta tutto nel plusvalore che Jokic porta a una squadra che varrebbe l'ultima piazza in NBA.

Perché NO: l'NBA ha dimostrato di saper e voler valorizzare l'eccezionalità di una stagione, esattamente come fu per la famosa annata in tripla doppia di media di Russell Westbrook dopo oltre 50 anni da Oscar Robertson. Tuttavia, le ulteriori incredibili stagioni giocate da "The Broodie" sono passate sottotraccia pur avendo replicato quei numeri mai visti prima. Jokic viene già da un MVP e anche lo scorso anno collezionò alcuni numeri mai visti: l'elemento novità potrebbe venire a mancare. Anche se non ci sarebbe nulla di sbagliato nel premiare un MVP che dimostra di essere diventato ancora più forte.

Una lotta serrata che ha ancora 50 epici round che i 3 giocheranno sia a distanza che fronteggiandosi durante la stagione, con Giannis Antetokoumpo, Chris Paul, Rudy Gobert e DeMar DeRozan straordinari rivali che oggi sembrano ancora molto molto dietro a cospetto del livello dei 3 fenomeni in lotta. Sarà una bella battaglia.

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