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Playoff NBA: Paul George trascina i Clippers sul 3-2. Rimonta storica degli Hawks

Il numero 13 dei Los Angeles Clippers sale in cattedra proprio nella prima partita senza Kawhi Leonard e batte clamorosamente i Jazz a domicilio. che pagano gli aggiustamenti difensivi e offensivi di Tyronn Lue. Gli Hawks entrano nella storia NBA, con una vittoria in rimonta, la seconda consecutiva, che mette sul banco degli imputati Doc Rivers e Ben Simmons.
A cura di Luca Mazzella
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Certo, gli infortuni e le indisponibilità (ultime in ordine di tempo quelle di Chris Paul e Kawhi Leonard, nella giornata di ieri) stanno privando i Playoffs di tanti dei loro protagonisti, ma inquanto a partite avvincenti e risultati a sorpresa non ci si può proprio lamentare. Nella notte, due imprevedibilissime vittorie hanno portato sul 3-2 i Los Angeles Clippers contro gli Utah Jazz e gli Atlanta Hawks contro i Philadelphia 76ers.

Utah Jazz – Los Angeles Clippers 111-119

La prima enorme sorpresa della notte arriva da Salt Lake City, dove i Los Angeles Clippers freschi orfani di Kawhi Leonard – per lui infortunio al legamento del ginocchio e tempi di recupero ancora da definire – giocano una partita di enorme personalità e surclassano tatticamente dei Jazz forse troppo sicuri di avere la meglio sulla squadra di Tyronn Lue. Proprio il coach campione NBA coi Cleveland Cavaliers è uno degli artefici della rimonta dallo 0-2 al 3-2 attuale, grazie a una serie di aggiustamenti difensivi per mettere in difficoltà Donovan Michell e offensivi, per costringere Rudy Gobert ad abbandonare la comfort-zone del pitturato e liberarla per le penetrazioni e per canestri facili. L'uomo della notte però è Paul George: per l'ex Pacers, chiamato a salire in cattedra con l'assenza del compagno, una gara straordinaria da 37 punti, 16 rimbalzi, 5 assist e il canestro della staffa, con tanto di fallo subito.

Una bella rivincita per un giocatore che lo scorso anno, dopo dei Playoff a dir poco complicati, fu preso di mira e oggetto di diverse critiche e facili ironie quando, tra le altre cose, fu lui stesso a riferire di aver avuto attacchi di ansia e crisi di panico in settimane evidentemente non semplicissime nella bolla. La rivincita che si sta prendendo in questa post-season, finora quasi perfetta, è di quelle importanti e lo rimette sulla cartina geografica delle super-star NBA.

I Clippers, dopo un primo tempo equilibrato e ad alti ritmi, indovinano il parziale che li manda in fuga…per poco, visto che Utah, sospinta dal pubblico amico, riesce a risalire. Le scelte eccessivamente frettolose e alcune letture errate di Donovan Mitchell, che senza Conley e con una pressione difensiva di un certo tipo dimostra una volta di più tutti i suoi tuttora presenti limiti nella gestione della palla e nel decision making, condannano i Jazz alla sconfitta. Reggie Jackson e Marcus Morris, i più positivi per Los Angeles dopo PG, segnano canestri importanti che scavano un nuovo divario tra le squadre. Il colpo di grazia, come detto, arriva dal numero 13. Da segnalare anche il punto esclamativo alla partita, che arriva ad opera di Terance Mann sulla faccia del DPOY Rudy Gobert:

Vittoria insperata e fondamentale di questi pazzi Clippers, che completano la rimonta e ora avranno la chance di chiudere in casa la serie.

Philadelphia 76ers – Atlanta Hawks 106-109

A proposito di rimonte clamorose, quella subita dai 76ers entra di diritto nella storia NBA. Philadelphia va avanti anche di 26 punti, inizia l’ultimo quarto sopra di … e diventa la prima squadra a bruciare almeno 18 punti di vantaggio in due partite consecutive nelle ultime 25 stagioni. In gara 4 avevano a un certo punto il 95.5% di chance di vincere la partita. Stanotte nel terzo quarto addirittura il 99.7%, salvo perdere in entrambe le occasioni consegnando ora agli Hawks il match-point casalingo. Nel primo quarto Phila era partita subito a razzo, segnando 38 punti e aggiungendone 24 nel secondo per un rassicurante 62-40 alla sirena dell’intervallo. Lo show sembrava proseguire nel secondo tempo, quando a un certo punto il punteggio diceva 83-58 con 3:13 da giocare del terzo quarto. Da lì, il grande blackout. Atlanta, canestro dopo canestro, è risalita sublimando poi la rimonta con un quarto periodo da 40-19, per infliggere una sconfitta che lascerà strascichi importanti nella franchigia della Pennsylvania.

Philadelphia ha appena 4 punti da Tobias Harris e 4 tiri dal campo di Ben Simmons, con un disastroso 4/14 dalla lunetta (22/67 nella serie finora) che sa tanto di sentenza sul suo futuro da giocatore dei 76ers: Daryl Morey si sarà preso un anno per studiare la situazione, ma ha probabilmente visto troppo. Nel secondo tempo gli unici giocatori a segnare dal campo per la squadra di Doc Rivers – non esente da colpe – sono Joel Embiid e Seth Curry, che chiudono rispettivamente a 37 e 36 punti, ma che nulla possono contro lo tsunami Trae Young, che segna 39 punti, i 3 liberi della staffa e aggiunge anche 7 assist, in una squadra sempre più dipendente dalle sue fenomenali giocate. Nel parzialone di Atlanta è importantissimo anche il nostro Danilo Gallinari, che segna 16 punti con 8 rimbalzi ed è in campo nell’ondata decisiva degli uomini di Nate McMillan, con tanto di canestro fondamentale nell'ultimo minuto di gioco. Nella notte tra venerdì e sabato, in Georgia, molto difficilmente le tv saranno sintonizzate su canali diversi da quello che manderà in onda gara 6: gli Hawks hanno la possibilità, in casa, di chiudere la serie e accedere a una finale di Conference che consacrerebbe la solidità e la profondità di un roster che ha iniziato malissimo la stagione, ha cambiato guida tecnica, e da allora non si è più fermato. Qualcosa di grande sta nascendo attorno alla luminosa stella Trae Young.

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