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Ma ha davvero senso premiare l’MVP della stagione così tardi in NBA?

Il tempismo con cui la lega ha scelto di annunciare il vincitore del premio di Most Valuable Player crea polemiche e soprattutto tanta confusione. Urge un cambiamento.
A cura di Luca Mazzella
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Tanto per cambiare, nonostante la regular season sia conclusa da due settimane e si stiano giocando le serie del primo turno di Playoffs, l'argomento del giorno in NBA è solo uno: il premio di MVP. Le votazioni parziali divulgate da varie addetti ai lavori sia tramite i propri profili social che sui vari forum e siti di informazione a stelle e strisce hanno lasciato intendere che per il secondo anno consecutivo a portare a casa la statuetta sarà il serbo Nikola Jokic.

Un premio meritato, meritatissimo anzi, che valorizza un'annata in cui pur senza secondo e terzo miglior giocatore della squadra il classe '95 è riuscito a tenere i suoi Denver Nuggets ben oltre la linea di galleggiamento, portando la squadra a una qualificazione a inizio anno per molti improbabile alla post-season, e per giunta senza passare per le sabbie mobili del torneo play-in. E così mentre gli altri due candidati Joel Embiid e Giannis Antetokounmpo, non senza ostacoli per carità (vedi cessione di James Harden nel caso dei Philadelphia 76ers e infortunio di Brook Lopez per i Milwaukee Bucks) hanno chiuso un 2021/22 da ricordare grazie anche al supporto dei rispettivi contorni, il lungo nativo di Sombor ha abituato tutti a numeri stratosferici coincisi con un record incredibilmente positivo ma in un roster povero di talento attorno alla sua stella.

E se il finale in crescendo di Jokic aveva in qualche modo legittimato il possibile o quantomeno altamente probabile bis, facendo rassegnare in un certo senso quel Joel Embiid che aveva già anticipato una polemica che sarebbe poi esplosa nei giorni a venire circa un'antipatia della "giuria" nei suoi confronti, è stata la prima settimana di Playoffs a far esplodere letteralmente la disputa. Colpa non dei giocatori, e nemmeno merito delle loro prodezze in campo, ma delle tempistiche con cui l'NBA premia il Most Valuable Player di una regular season ormai lontano ricordo della stagione agonistica entrata nel vivo coi Playoffs.

E così, mentre il favorito Jokic incassa il duro colpo del 3-0 dagli indemoniati Golden State Warriors pur lottando e sciorinando numeri da paura (nell'ultima sconfitta 37 punti, 18 rimbalzi e 5 assist ma la sanguinosa palla persa a 40 secondi dalla fine sul possesso che avrebbe potuto ripotare Denver a contatto), il possibile scontento di turno vince a fil di sirena gara 3 contro i Toronto Raptors. 0-3 e 3-0, due direzioni opposte di serie che in realtà stanno seguendo le previsioni di tutti, con i Nuggets troppo corti per non soccombere contro la nuova death lineup di Steve Kerr e i 76ers troppo profondi per pensare di essere ostacolati dai canadesi, che inevitabilmente incidono in termini di percezione pubblica sul dibattito attorno all'MVP.

Con la piccolissima postilla – che sembra sfuggire però a molti – di un premio che da sempre è circoscritto alla sola regular season. E se a essere e riconosciute sono quindi le 82 gare di stagione regolare, che senso ha lascar giocare un intero primo turno e finire col premiare un giocatore magari eliminato (e anche in modo rumoroso come toccherà probabilmente ai Nuggets) o ancora peggio far guadagnare posizioni a quello che, da quasi certo secondo classificato, gioca un primo turno stellare?

Ha davvero senso delegittimare e svilire in maniera così netta il valore di un premio che assegnato invece al termine del campione temporale di riferimento lascerebbe molti meno margini di discussione di quelli che la post-season crea? Sono ovviamente domande per le quali abbiamo già una risposta e che sono di certo più volte arrivate sulla scrivania del Commissioner Silver. Per quale motivo 82 gare di livello stellare di un giocatore andrebbero messe in discussione dopo 3/4/5 partite per giunta non valide ai fini dell'assegnazione del premio?

Sono quesiti dalla risposta così scontata che non ci pare possibile non siano già all'ordine del giorno della lega, da sempre attenta anche alla pancia dei suoi tifosi e non felice all'idea di dover ciclicamente generare questo tipo di discussioni. Anche perché quando e se dovesse arrivare davvero l'annuncio dell'MVP di Jokic, magari proprio a ridosso di una sua eliminazione per 4-0, avremmo davanti il primo "sweep" subito a un primo turno da un vincitore del premio di Most Valuable Player. Con successive prese di posizione pro-Embiid di giocatori attuali e del passato, con denigrazioni continue e valutazioni che peccherebbero si di obiettività, ma sarebbero lecite dal momento che il timing con cui l'NBA ha deciso di decretare il vincitore è totalmente dannoso. E in un modo o nell'altro – qualcuno propone anche di premiare gli MVP dei soli Playoffs – andrà cambiato.

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