Marcell Jacobs fa i conti coi suoi demoni: “Dentro ho un numero che mi accompagna sempre”

Quattro anni fa Marcell Jacobs stupì il mondo vincendo a Tokyo la medaglia d'oro nella gara regina della velocità, i 100 metri piani. Tra meno di un mese torna sulla pista nel Sol Levante ma lo scenario è completamente cambiato. "La testa c'è", dice chiaro e tondo spiegando che "è il corpo a tradirmi ogni tanto". Della magia di allora è rimasto nulla. Anzi, sul collo s'è trovato perfino un caso di spionaggio. È come se fosse finito quell'incantesimo benigno che lo portò a svettare sul podio più alto, attirando critiche e sospetti infamanti da parti di chi ha sempre pensato che dietro quell'exploit si nascondesse altro.
Lo sprinter italiano non è mai stato più lo stesso da quella serata storica che è divenuta orgoglio e fardello al tempo stesso. Il 13 settembre, in occasione dei Mondiali di Atletica leggera, proverà a togliere un po' di ruggine dai muscoli, a darsi una scossa, a gettare il cuore oltre l'ostacolo degli infortuni e delle delusioni accumulate a raffica per i problemi fisici che ne hanno scandito il calvario.

E anche in questa stagione le cose si sono messe subito male: Jacobs ha alzato bandiera bianca senza nemmeno gareggiare sia a Losanna sia a Bruxelles. Arriva in Giappone con un grande punto interrogativo disegnato sul pettorale: ce la farà? sarà in grado di farsi almeno valere? il ricordo di quel giorno straordinario lo aiuterà a dare finalmente una svolta? "Il cerchio non è chiuso e io ho ancora fame", fa sapere Jacobs che nell'intervista a Il Messaggero si aggrappa all'orgoglio, a tutto quello che gli resta per squarciare il velo di pessimismo e di pregiudizio che c'è nei suoi confronti. "Il mio obiettivo è correre più forte. Voglio spingermi oltre me stesso".
Le assenze in Diamond League sono state l'ennesimo campanello d'allarme e hanno alimentato dubbi sulla reale possibilità per Jacobs di tornare almeno competitivo sul tempo e sulla velocità. Gli altri hanno progressi, lui è rimasto indietro: "Quando ho vinto a Tokyo, c'è stata una molla che è scattata dentro di me e mi ha permesso di prevalere perché libero da ansia, paure, dal bisogno di piacere agli altri. Oggi la testa c'è, mentre il corpo ogni tanto mi tradisce. E anche questo avvicinamento ai Mondiali è stato difficile".

Quante chance si dà in vista dell'appuntamento iridato? Jacobs guarda in faccia la realtà, nin si fa illusioni ma "non ho alcuna intenzione di mollare. Dentro ho un numero che mi accompagna sempre. So che posso correre più veloce di quanto abbia mai fatto. Il tempo per me non è un'ossessione ma una motivazione".