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Londra torna a essere Londra con la chiusura delle Olimpiadi

Una cerimonia di chiusura meravigliosa con icone degli ultimi decenni di storia della cultura britannica. Ma sono toni epici e gloriosi che decretano anche la fine della città di Londra come “capitale al centro del mondo” oltre che dei giochi olimpici in sé.
A cura di Andrea Parrella
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Spectators look at the show during the c

Londra ha sparato tutte le sue cartucce. Ha messo sul piatto ogni cosa potesse scommettere pur di rendere, complessivamente, questi giochi Olimpici 2012 indimenticabili. Almeno nell'impatto visivo, negli effetti sull'immaginario collettivo, c'è riuscita. Sarà un evento complicato da riproporre. I cronisti Sky, da furboni della comunicazione ed esseri umani quali sono, durante la cerimonia di chiusura hanno sfiorato la commozione, generando il magone tipico di fine vacanza estiva, quando sul finire della propria settimana di vacanza pare non esserci nulla dopo, che la vita non possa andare avanti senza ciò che sta terminando. La cerimonia è stata sintomatica di tutta un'Olimpiade: Londra ha celebrato il suo passato. L'ha fatto in pompa magna, indubbiamente con impeccabile qualità, senza sbavature. Ma quello era.

Nel presente il passato – Lo si è detto anche in principio, quando si parlava della cerimonia d'apertura: l'impressione era quella di un'organizzazione minuziosa e maniacale che concentrasse su quest'evento tutte le forze, ma senza una spinta che fosse propulsiva e che guardasse avanti. Un ultimo grande sforzo prima del meritato riposo. Autocelebrazione doveva essere e così è stato. E' una parabola che comincia da Paul Mc Cartney e termina con gli Who, passando per i Queen, Annie Lennox, George Micheal. I ricordi del passato davvero passato fanno di Londra l'assoluto centro gravitazionale del pianeta. Anzi, del pianeta che fu. Persino le cose più recenti, le più "giovani", si sono manifestate sotto forma di accanimento terapeutico, reunion di cose che non esistono più (vedi le Spice Girls), revival di ciò per cui è stato accertato un decesso (come il solo Liam Gallagher a cantare Wonderwall, il fratello Noel ha rifiutato per questo le Olimpiadi), tenuto in vita per un ultimo sforzo. Poi tutti i protagonisti musicali di Londra 2012  saranno liberi.

Una commozione tutta europea – Si respirava, pure davanti alla Tv, quest'aria generale di commozione, il passaggio di testimone che non si limita alla prassi olimpica quadriennale, ma che va oltre, simulacro di ere che passano. Senza voler penetrare nei massimi sistemi, la commozione credo fosse europea, perché il parco giochi chiude, se ne arresta l'attività. Questa Olimpiade è stata perfetta, nei termini dello svoglimento degli eventi, dell'impatto visivo, il massimo che ci si potesse aspettare per l'applicazione di una prassi, condita con la voglia storica di sorprendere e primeggiare, tutta britannica. Non v'è dubbio che ci siano riusciti, la loro capacità di creare miti  e smuovere le ere è stata formidabile. Ieri sera, anzi, gli ultimi diciassette giorni, sono stati una dimostrazione evidente della loro abilità nel farlo. Ora corrono tempi diversi.

Ciclo esaurito – La dimostrazione di questo teorema viene da ciò che dovrebbe corrispondere al presente o al futuro prossimo, perché se il nuovo sono rapper dalle incomprensibili movenze (veramente incomprensibili, è incomprensibile pure chi le comprende), oppure un generale ed insignificante spirito pop veicolato da standard statunitensi, ecco che decade qualunque possibilità di una Londra che ridiventi forza motrice del globo, senza una targa, un'etichetta che le riconosca questo ruolo solo d'ufficio, honoris causa per il glorioso passato. I cicli storici terminano, è fisiologico. C'è chi fa sì che finiscano per demeriti propri e chi, come Londra, termina il proprio corso sulla cresta dell'onda, con un grande boom. Ci sono tutti i segnali affinché si possa dire che le Olimpiadi sono state questo: un meraviglioso, gigantesco e spettacolare botto finale.

Il tocco di classe della scelta di Baba O'Riley per decretare la conclusione dei giochi ne è una dimostrazione. Se ne consiglia l'ascolto, subito.

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