Claudia Mancinelli, da Hollywood alle Olimpiadi senza ritorno: “Il cinema non mi manca per niente”
La vicenda di Claudia Mancinelli è un caso davvero raro, che mostra quanta potenza abbiano oggi i social: mentre la 20enne azzurra Sofia Raffaeli vinceva una storica medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Parigi (la prima di sempre per l'Italia a livello individuale nella ginnastica ritmica) piazzandosi terza nell'all-around, ovvero nel concorso che prevede quattro esercizi con cerchio, palla, clavette, nastro, la sua allenatrice – la 39enne Mancinelli – diventava una star a livello mondiale in tempo reale. I suoi atteggiamenti, la sua postura decisa ed elegante quando si è trattato di fiondarsi al tavolo dei giudici per fare (e vincere) un immediato reclamo per una delle prove di Sofia, hanno catapultato Claudia in ogni angolo del mondo. Tutti hanno voluto sapere tutto di lei ed è saltata fuori una carriera da attrice, anche se lei oggi precisa che non era esattamente così che si sentiva ("c'era sempre la danza di mezzo") e che comunque "il cinema non mi manca per niente".
Claudia Mancinelli diventa una star globale: "Ma so che i social non sono la realtà vera"
A sentire la Mancinelli, la situazione di inaspettata e clamorosa fama non l'ha toccata più di tanto, visto che non sta molto dietro ai social: "Se ho realizzato di essere diventata una star? Mica tanto. Sono fuggita in vacanza in Sicilia con la mia famiglia. Le persone attorno a me hanno cominciato a dirmi guarda che sei ovunque, il mio Instagram è stato intasato, ma io non seguo molto i social, so bene che non sono la realtà vera. Poi quando è partita l'esperienza con Sofia ci sono state anche molte critiche (la Mancinelli era stata chiamata a sostituire un totem come Julieta Cantalupi, che aveva deciso di andare ad allenare all'estero, ndr) perciò ho preferito concentrarmi su quello che facevamo giorno e notte in palestra, dare retta a tutto il rumore mi avrebbe portato fuori dal mio focus".
La vita di Claudia Mancinelli è segnata dall'amore per la ginnastica ritmica, abbandonata a 18 anni e poi ripresa dopo una parentesi nel cinema, teatro e televisione: "Mia madre mi portò in palestra a quattro anni – racconta al Corriere della Sera – Sono stata la prima della mia società che ha partecipato a gare un po' più importanti, siamo andati in B, poi in A2, poi in A1, io ho iniziato a bazzicare il giro della Nazionale. Però per me i ritmi erano esagerati, ero anche un po' mammona, non me la sono sentita di trasferirmi a Desio con le Farfalle. È rimasto però un grande rimpianto non aver seguito fino in fondo la mia passione. A 18 anni, finito il liceo, mi sono trasferita a Roma, ero satura di ginnastica".
"Oggi tutti dicono che sono stata attrice, ma in realtà nei miei ruoli c'era sempre la danza di mezzo"
Da lì è partita un'altra vita, quella da attrice, anche se lei ci tiene a precisare che tale non si è mai sentita: "In realtà no, ho deciso di approfondire la danza: ho iniziato a seguire corsi, accademie, stage, danza classica, contemporanea, moderna. Ho lavorato tanto nei teatri, poi in alcune trasmissioni TV. Sono andata in Canada, ho fatto un'esperienza con il regista e il coreografo del ‘Cirque du soleil', sono stati loro a incoraggiarmi a studiare recitazione. Oggi tutti dicono che sono stata attrice, ma in realtà nei miei ruoli c'era sempre la danza di mezzo: che so, ho fatto ‘Nine', un film di Hollywood molto bello, di Rob Marshall, ma ero una ballerina nel corpo di ballo. Nella serie Mediaset ‘Non smettere di sognare' interpretavo una danzatrice, a teatro ho fatto spettacoli di prosa ma ballavo il tango, ho recitato in ‘Dirty Dancing' nella versione ufficiale italiana, ho lavorato a ‘X Factor' con Luca Tommasini".
"Il cinema non mi manca per niente, mio marito Mattia si merita una statua"
Poi però Claudia ha sentito il forte richiamo del primo amore, la ginnastica ritmica: "Dopo 7-8 anni, sono tornata in palestra a Roma e ricordo di aver detto ‘questa è casa mia'. Ho iniziato ad allenare le bambine, vedevo che mi seguivano. Piano piano ne ho avute di più promettenti, con una, filippina, abbiamo vinto ai campionati asiatici. Le più brave le mandavo a Fabriano perché a Roma ci sono poche strutture, ho cominciato a collaborare con la mia vecchia società. Mi chiamavano per lavorare nel cinema, ma io rifiutavo. Avevo deciso: volevo allenare. Se mi mancano il cinema, la TV, il teatro? No, per niente. È come se avessi fatto tutto quello che ho fatto per arrivare qui oggi. Mio marito Mattia – che lavora nella musica, è cantautore – si merita una statua".