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Cambiano i requisiti per partecipare alle gare femminili di atletica: sarà obbligatorio il test SRY

Dal 1° settembre 2025 World Athletics impone alle atlete un test genetico obbligatorio per partecipare alle competizioni femminili d’élite. Scatta l’obbligo di verifica del gene SRY per stabilire il sesso biologico.
A cura di Michele Mazzeo
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A partire dal 1° settembre 2025, World Athletics introdurrà un nuovo regolamento per l'ammissibilità alle competizioni femminili internazionali: tutte le atlete saranno obbligate a sottoporsi a un test genetico per il gene SRY, un marcatore biologico presente sul cromosoma Y, indicatore affidabile del sesso maschile.

Il provvedimento scatterà in tempo per i Campionati Mondiali di Atletica di Tokyo, al via il 13 settembre 2025, e coinvolgerà ogni atleta che intenda competere nella categoria femminile delle manifestazioni di ranking mondiale. Il test, una tantum e senza necessità di ripetizione, potrà essere effettuato tramite tampone orale o prelievo di sangue e sarà supervisionato dalle Federazioni nazionali.

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Coe: "Per competere tra le donne serve essere biologicamente donne"

A spiegare la ratio del provvedimento è stato direttamente il presidente di World Athletics, Sebastian Coe, che ha ribadito: "Stiamo dicendo che, a livello d'élite, per competere nella categoria femminile, devi essere biologicamente donna. È sempre stato molto chiaro, sia per me che per il Consiglio Mondiale di Atletica, che il genere non può prevalere sulla biologia".

Una presa di posizione netta, che chiude ogni interpretazione sull'eleggibilità basata sull'identità di genere. Coe ha definito la nuova norma "fondamentale per garantire integrità e parità nello sport femminile" e ha ringraziato le federazioni affiliate "per il loro supporto nell'attuazione di questi nuovi regolamenti".

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Fine dell'era dei parametri ormonali

Con questa decisione, World Athletics archivia definitivamente i precedenti criteri di ammissione fondati sui livelli di testosterone. Il test SRY viene considerato uno strumento "altamente affidabile e con basso margine d'errore" per determinare il sesso biologico, segnando una svolta nei confronti delle atlete transgender e con differenze nello sviluppo sessuale (DSD).

Se il test dovesse rilevare la presenza del gene SRY, l'atleta non potrà gareggiare nella categoria femminile. È previsto un meccanismo di ricorso e approfondimenti medici in alcuni casi specifici, ma il criterio della biologia resterà vincolante.

Cosa prevede il regolamento: chi può gareggiare tra le donne

Secondo la regola 3.5 del nuovo regolamento, possono accedere alla categoria femminile solo:

  • Donne biologiche;
  • Donne biologiche che hanno assunto testosterone per transizione maschile, solo dopo almeno 4 anni di sospensione del trattamento;
  • Maschi biologici con insensibilità completa agli androgeni e assenza di sviluppo sessuale maschile;
  • Alcuni maschi biologici con DSD che rispettano disposizioni transitorie.

Le donne transgender dunque non rientrano nei casi attualmente ammessi in competizioni d'élite.

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Una misura che divide

Il nuovo regolamento ha ottenuto ampio sostegno dalle federazioni ma non ha mancato di sollevare forti critiche da parte di attivisti e organizzazioni impegnate nella tutela dei diritti di atleti transgender e intersessuali, che lo considerano discriminatorio.

World Athletics, dal canto suo, assicura che:

  • "Non si giudica l'identità di genere";
  • Sarà garantita la riservatezza e la dignità degli individui;
  • Non verrà mai imposto alcun intervento chirurgico.

Il test genetico, conclude la federazione, serve a preservare l'equità competitiva e a garantire condizioni biologiche comparabili tra le partecipanti.

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