519 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Paralimpiadi

Bebe Vio ha la forza di un gigante: “Così le abbiamo salvato la vita, solo lei poteva farcela”

Bebe Vio ha trionfato alle Paralimpiadi conquistando una medaglia d’oro e una d’argento, ma solo pochi mesi fa ha rischiato di morire. Il medico che l’ha operata, ha parlato delle sue condizioni e dell’ennesimo calvario superato dalla schermitrice azzurra che si è confermata più forte del dolore.
A cura di Marco Beltrami
519 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Bebe Vio alle Paralimpiadi di Tokyo si è confermata una delle regine dello sport azzurro. Un oro nel fioretto individuale e un argento in quello a squadre per la classe 1997 che si è confermata ancora una volta più forte di tutto e tutti. E pensare che solo pochi mesi fa, la Bebe nazionale ha rischiato addirittura di morire per una grave infezione. Una situazione in cui l'azzurra ha dimostrato ancora una volta la sua eccezionale voglia di vivere, come raccontato dal dottor Riccardo Accetta, ovvero il primario di Traumatologia dell'Irccs di Milano che l'ha operata.

Chi è Bebe Vio, e quanto è forte questa piccola grande donna? La fotografia perfetta arriva dalle parole del dottor Accetta ai microfoni di Repubblica. Ad aprile una "sublussazione traumatica del gomito" rimediata in allenamento, e la successiva infezione causata da un antibiotico hanno rischiato di rivelarsi fatali prima per la carriera della schermitrice e poi per la sua vita: "Se l'infezione fosse andata avanti avrebbe distrutto l'articolazione. Per Bebe avrebbe significato una nuova amputazione dell'arto sinistro e la fine di ogni attività sportiva. Se non fossimo intervenuti subito l'infezione non curata avrebbe portato alla setticemia, e quindi anche alla morte". 

Anche in questa occasione però Bebe Vio ha dimostrato la sua grandezza. Nessuna voglia di arrendersi, nessuna voglia di rinunciare al sogno delle Paralimpiadi. Un esempio per tutti: "Bebe ha una forza di volontà e una voglia di vivere che esprime ovunque: nelle gare, in un letto di ospedale, nella forza di aiutare bambini e ragazzi che si trovano nella stessa situazione. Ne ho conosciuti tanti che mi ha mandato lei e che da lei imparano a credere nel futuro".

E anche grazie alla sua famiglia Bebe ha iniziato un percorso di recupero, che l'ha costretta a stringere i denti lavorando sul dolore. Un dolore diventato poi fortissimo anche durante le gare delle Paralimpiadi: "119 giorni dopo le dimissioni si è  presa l'oro. Abbiamo cercato di fare le cicatrici che non le dessero fastidio con il fioretto anche se qualche dolore deve averlo provato in gara, tanto che negli ultimi assalti si è dovuta fare medicare". La Vio a Tokyo ha ancora una volta superato ogni aspettativa, parlando del suo calvario solo dopo aver vinto la medaglia: "Lei è così piccola, minuta, giovanissima, nemmeno una montagna di uomo ce l'avrebbe fatta. Ma lì è tutta questione di testa, di voglia, e lei ne ha un serbatoio inesauribile. Non voleva pubblicità, non cercava alibi, doveva vedersela lei, per come è, con la sua Olimpiade. La sua non è una dimostrazione di forza, ma di vita. Non molla ma: avrebbe perso il braccio piuttosto che lasciare la gara".

519 CONDIVISIONI
49 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views