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“Una puntata su mafia, politica e imprese”, ecco perché Non è l’Arena sarebbe stato cancellato

Stando a quanto riporta Affari Italiani, al centro della puntata del programma mai andata in onda temi scottanti che avrebbero indotto La7 a fermare tutto.
A cura di Andrea Parrella
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A quasi un mese dallo stop improvviso di Non è l'Arena, continua il silenzio sulla chiusura del programma di Massimo Giletti, in onda ogni domenica sera fino al 6 aprile. A poche ore dalla messa in onda della puntata del giorno 13 aprile 2023, come molti ricorderanno, La7 annunciava la chiusura del programma senza fornire ulteriori motivazioni, specificando tuttavia che Giletti rimaneva a disposizione dell'azienda.

La presunta motivazione dello stop

Nelle ore successive sono emerse molte ricostruzioni in merito alle ragioni dello stop, ma mai una versione ufficiale da parte dell'azienda. A quasi un mese dallo stop inaspettato della trasmissione domenicale di La7 condotta da Massimo Giletti arriva un nuovo articolo di retroscena sui motivi che hanno spinto Urbano Cairo a prendere tale decisione. A riportare l'indiscrezione è Affari Italiani che, citando una fonte molto qualificata afferma che "al centro dell’appuntamento (mai trasmesso) del 13 aprile scorso ci sarebbero state le intercettazioni su mafia, politica e imprese”. Tema che, stando alla ricostruzione, sarebbe stato appunto oggetto dell'appuntamento e che avrebbe portato alla scelta di Cairo di fermare tutto. Si legge ancora sul sito:

Sui rapporti, ad altissimi livelli, tra Cosa Nostra, politici di peso e sulle aziende che erano coinvolte da questa triangolazione malata. I nomi che circolano sono, d’altronde, di primissimo rilievo ed è perfino comprensibile che il rischio di toccare gangli imprescindibili della nostra vita pubblica fosse altissimo.

 Le parole di Giletti sulla chiusura di Non è l'Arena

In merito alla chiusura del programma Giletti aveva rilasciato una dichiarazione a pochi giorni dalla notizia, palesemente nelle condizioni di non poter aggiungere troppi dettagli: "Devo dire grazie alle centinaia di persone che continuano a mandarmi messaggi di sostegno, non per me ma per tutto il gruppo di lavoro. Nel nostro Paese non è facile fare un certo tipo di televisione, che va a disturbare chi sta nei palazzi, ma bisogna avere il coraggio di farla".

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