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Stefano Massoli, marito di Laura Santi: “Quando ho visto che non c’era più, ero felice per lei ma disperato per me”

Stefano Massoli, marito di Laura Santi, racconta la sua vita accanto alla moglie malata di sclerosi multipla. La giornalista è morta a luglio scorso, con il suicidio assistito e lui ha descritto i momenti che hanno portato a quel giorno.
A cura di Ilaria Costabile
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Nello studio di Verissimo, nella puntata di domenica 19 ottobre è stato ospite Stefano Massoli, marito della giornalista Laura Santi, morta lo scorso luglio con il suicidio assistito, dopo aver convissuto oltre vent'anni con la sclerosi multipla. La decisione della 50enne è stata contestata, anche dalla politica, ma fino all'ultimo lei si è battuta per sostenere la diffusione di una legge regionale sul fine vita, sostenendo l'associazione Luca Coscioni. Il marito ha ripercorso in un racconto commosso i momenti che hanno portato la donna a compiere un gesto estremo, ma necessario perché "imprigionata in un corpo che non era più il suo". 

Stefano Massoli racconta la sua vita con Laura Santi

Stefano Massoli dice a Silvia Toffanin di aver vissuto tre vite: la prima, appena incontrata sua moglie, poco più che ventenni, quando lei aveva già ricevuto la diagnosi di sclerosi multipla, ma si è trattato di una vita normale, fatta di viaggi, esperienze da condividere, ma anche da vivere da soli; poi è arrivato il momento in cui la malattia ha iniziato a bussare in maniera più prepotente alla loro porta, quando Laura ha incontrato difficoltà nel deambulare, finendo con l'arrendersi all'utilizzo della sedia a rotelle e infine, la terza vita quella che riguarda gli ultimi quattro, cinque anni in cui la progressione della malattia è stata molto aggressiva, ma lei non ha mai contemplato l'idea di stare a letto: "Non si è mai arresa, fino alla fine, ma aveva bisogno di aiuto 24 ore su 24".

In quanto marito di Laura Santi, Massoli era a tutti gli effetti un caregiver familiare e negli anni ha ricevuto il sostegno dello Stato e si è avvalso dell'aiuto di professionisti che potessero aiutarlo nella gestione quotidiana della vita con la moglie. Intanto, la giornalista aveva già immaginato che sarebbe ricorsa al suicidio assistito: "Sei anni fa, mi disse ho trovato una clinica in svizzera, e io avrei deciso nel momento in cui non mi sentirò più in grado di vivere e la mia non sarà più vita dignitosa di andarmene". Massoli racconta di aver incamerato la notizia con estremo dolore: "Col passare del tempo l'ho accettato e l'ho capito, perché ho visto con i miei occhi e stare accanto ad una persona che ogni giorno perde un pezzo del suo corpo". 

La trafila per l'approvazione del suicidio assistito

Prima della data del 22 luglio, giorno in cui Laura è andata via attraverso l'auto-infusione, altre due volte avevano programmato la sua morte. Massoli racconta come l'Asl di Perugia, città in cui hanno vissuto, non riteneva che Santi rispondesse a tutti i requisiti necessari per accedere al fine vita:

Avevamo prenotato una data, il 13 gennaio, che era il suo compleanno, la seconda data era il 30 giugno, per tre anni abbiamo aspettato il via libera dell'Asl, ma Laura per la legge Cappato-Dj Fabo, non rispettava il quarto requisito e cioè non era attaccata ad una macchina. Non si riesce a capire che una persona che non può più muovere gli arti, significa che non può più fare nulla da sola. A questo aggiungiamo tutti i dolori, ma non erano più sufficienti, stava semplicemente subendo la vita.

Il giorno in cui è arrivato il via libera è stato un successo, perché la giornalista era ormai prigioniera del suo corpo e nel dolore della notizia c'è stata allo stesso tempo una grande gioia, che ha spinto Laura Santi a lottare fino all'ultimo per portare avanti una battaglia rivolta, potenzialmente, ad ogni cittadino. I mesi di preparazione alla fine, però, sono stati intensi:

Laura ha fatto un percorso molto interiore, negli ultimi mesi. Non ha voluto più frequentare gli amici, anche io mi sono dovuto mettere in disparte, abbiamo comunque scherzato, scherzavamo su tutto. Io stavo con una persona disabile, dove riconoscevo la mente e la moglie di mia moglie, ma non era più lei, dovevo far finta di nulla, scherzare, essere ironico. Le ho detto, però, da domani io sarò un uomo libero, ma io l'ho avuta con te.

Il giorno stesso in cui Laura ha lasciato questa terra non ha voluto che il marito assistesse "Nel momento esatto in cui si è fatta l'auto-infusione ha voluto che uscissi, io avrei voluto stare lì, ma sapevo che per lei sarebbe stato un grande dolore". Massoli è entrato nel momento in cui sua moglie non c'era più: "Quando ho visto che non c'erano più segni di vita sono stato diviso in due, felicità per lei e disperazione per me".

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