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Federica Corsini rompe il silenzio sul caso Sangiuliano: “Sono la vera vittima, quell’audio è stato acquisito illecitamente”

Federica Corsini interviene dopo la sanzione della Privacy alla Rai: “L’audio era illecito, io sono la vera vittima”. La moglie di Sangiuliano allega il capo d’imputazione e respinge le accuse di pressioni.
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Dopo mesi di silenzio, Federica Corsini decide di parlare. La giornalista, moglie dell'ex ministro Gennaro Sangiuliano, interviene pubblicamente all'indomani della sanzione da 150mila euro inflitta dal Garante della Privacy alla Rai per la diffusione di un audio privato mandato in onda da Report l'8 dicembre 2024. Una conversazione telefonica tra lei e il marito, finita nelle mani della trasmissione di inchiesta e trasmessa nonostante una diffida esplicita inviata dai suoi legali proprio quel giorno. "È tempo di ristabilire la verità dei fatti", scrive Corsini in una nota nella quale allega anche il capo di imputazione per illecita captazione e diffusione dell'audio.

La difesa del Garante: nessuna pressione esterna

L'intervento di Corsini arriva mentre si moltiplicano le voci su presunti "interventi esterni" che avrebbero influenzato la decisione del Garante. Un'ipotesi che la giornalista respinge con fermezza, definendola "del tutto priva di fondamento" e "un nuovo, inaccettabile attacco" alla sua persona. "Il Garante non aveva altra scelta se non quella di intervenire, alla luce di circostanze oggettive e documentate", sottolinea Corsini, che per la prima volta si definisce "la principale vittima di quanto accaduto". Una posizione rimasta in ombra nei mesi in cui il dibattito pubblico si è concentrato sullo scandalo che ha travolto Sangiuliano e sul caso Boccia.

L'audio illecito: cosa dice la Procura

Al centro della vicenda c'è la natura dell'audio. Secondo quanto ricostruito da Corsini, il file è stato "illecitamente acquisito da una persona oggi imputata", con lei indicata come parte offesa. La Procura della Repubblica di Roma, nelle sue conclusioni, ha ricostruito le modalità con cui il materiale è stato ottenuto e poi diffuso.

Un passaggio che Corsini ritiene dirimente: "A differenza di un altro giornalista al quale l'audio era stato proposto e che lo aveva rifiutato, Report ha scelto di accettarlo e diffonderlo, pur conoscendone la provenienza illecita". La diffida dei legali di Corsini era arrivata alla Rai e a Report proprio l'8 dicembre, poche ore prima della messa in onda. Non per impedire di dare la notizia – precisa la giornalista – ma per evitare la trasmissione dell'audio stesso, che l'avrebbe esposta "a un'ulteriore mortificazione pubblica dopo mesi di attenzione mediatica".

Il capo d'imputazione che tira in ballo Report

Nella richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Roma, al capo 4 di imputazione, si fa riferimento esplicito anche alla data dell'8 dicembre 2024, il giorno della trasmissione. Viene evidenziata "la piena consapevolezza della natura illecita del materiale diffuso".

Per Corsini questo elemento smonta ogni tentativo di spostare il focus della vicenda: "È fuorviante, e palesemente difensiva, la tesi secondo cui il Garante sarebbe stato mosso da influenze esterne o da valutazioni politiche". Le decisioni dell'Autorità, ribadisce, si fondano su fatti oggettivi. "Contestare la correttezza del provvedimento significherebbe, per assurdo, mettere in dubbio anche la terzietà della Procura della Repubblica di Roma".

Libertà di stampa o violazione della dignità?

Nell'ultima parte della sua nota, Corsini traccia una linea netta tra diritto di cronaca e uso di materiale illecito. "La libertà di informare è un diritto fondamentale, ma non può diventare uno scudo per violare la dignità delle persone e la legalità delle fonti", scrive, annunciando che proseguirà la sua battaglia giudiziaria "nel pieno rispetto delle regole e del riserbo" che la contraddistingue. Un riserbo mantenuto per mesi, durante i quali Corsini ha assistito al dispiegarsi dello scandalo che ha portato alle dimissioni del marito da ministro della Cultura. Ora quella discrezione si interrompe, non per alimentare la polemica ma – sostiene – per "tutelare la verità storica e giuridica" di una vicenda che rischia di essere raccontata in modo distorto.

Stasera, intanto, Ranucci ha annunciato che andrà in onda un servizio nel quale si mostrerà un membro del Garante entrare nella sede di Fratelli d'Italia, in via della Scrofa a Roma, il giorno prima della sanzione contro Report.

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