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Addio Pippo Baudo: l’uomo che ha inventato la TV senza volerla cambiare

Il conduttore ha inventato la tv come la conosciamo ma col tempo è diventato il simbolo di un passato che vogliamo buttarci alle spalle senza riuscirci.
A cura di Maria Cafagna
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Si dice che Massimo D’Azeglio abbia detto “fatta l’Italia bisogna fare gli italiani”. Se qualcuno avesse detto “fatta la televisione bisogna fare i telespettatori” quel qualcuno sarebbe stato Pippo Baudo. Il conduttore si è spento a 89 anni a ridosso di Ferragosto, in una Roma deserta, troppo tardi forse perché le testate cartacee gli rendano il giusto omaggio, mentre per le strade attorno a viale Mazzini sono chiusi quasi tutti i caffè. Negli ultimi anni la tv di Pippo Baudo è apparsa vecchia, passata. Dalle vallette agli sketch dei comici, dai balletti delle soubrette alle sigle, in un momento in cui persino la “canzone sanremese” non raggiunge il podio del Festival, Pippo Baudo, padre nobile della televisione come lo conosciamo, era l’emblema dell’ apparecchio col tubo catodico nel salotto della nonna. Troppo vicina nel tempo per essere vintage, buona per il rigattiere e qualche nostalgico.

Anche in un’epoca di restaurazione televisiva – sono tornate le vallette, i conduttori ingessati e pure Miss Italia su Rai Uno – Pippo Baudo è il ricordo lontano di una televisione che vogliamo collettivamente rinnegare: una tv democristiana che cerca la mediocrità, che fugge dagli eccessi e ignora le crisi. Che ce ne facciamo di uno come Baudo in un sistema mediatico fatto di picchi adrenalinici? Eppure eccoci qui a vedere le carrellate di volti e di nomi scoperti, anzi, inventati da Pippo Baudo: da Laura Pausini a Giorgia, da Eros Ramazzotti al Trio Marchesini, Lopez, Solenghi. Senza dimenticare Beppe Grillo: la leggenda vuole che Pippo Baudo l’abbia scoperto in un club di Genova, unico spettatore dell’allora comico esordiente; lo creò e lo distrusse, confinandolo a un esilio catodico da cui Grillo sarebbe riemerso solo decenni dopo sui palchi di tutta Italia mettendo le basi di quello che sarebbe diventato il Movimento 5 stelle. Una storia che a rileggerla sembra un romanzo, chissà che qualcuno non ne prenda spunto. Ma non diamo idee.

Quello che resta di Baudo sono le fondamenta della televisione di oggi e del ruolo del conduttore così come lo conosciamo. Ha traghettato la televisione nel nuovo millennio e si è fatto trovare impreparato al contemporaneo. Mike Bongiorno aveva capito che per rimanere sulla cresta dell’onda bisognava sbottonarsi, Pippo Baudo forse l’avrà capito forse no, ma si è rifiutato di diventare meme e s’è fatto pezzo d’antiquariato. Ed è con l’austerità di un Gattopardo che Pippo Baudo si è congedato a Ferragosto da un pubblico che si era dimenticato di lui. Nel frattempo tutto è cambiato senza che niente cambiasse davvero. Addio gattopardo, che ci piaccia o no c’hai inventati tu.

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Maria Cafagna è nata in Argentina ed è cresciuta in Puglia. È stata redattrice per il Grande Fratello, FuoriRoma di Concita De Gregorio, Che ci faccio qui di Domenico Iannacone ed è stata analista di TvTalk su Rai Tre. Collabora con diverse testate, ha una newsletter in cui si occupa di tematiche di genere, lavora come consulente politica e autrice televisiva. -- Maria Cafagna   Skype maria_cafagna
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