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Il caso Bova-Ceretti

“Occhi spaccanti” conteso tra Raoul Bova e chi lo vorrebbe usare per un brand di occhiali: il logo e la disputa legale

“Occhi Spaccanti”, la definizione usata in una chat WhatsApp da Raoul Bova con Martina Ceretti, è degenerata in un vero e proprio campo di battaglia legale e commerciale. Alla richiesta di registrazione marchio dell’attore si è infatti aggiunta quella dell’artista e scrittore Gabriele Picco, che vorrebbe usarla per un brand di occhiali. E non sarebbe il solo. I legali: “Se sarà l’unico a disporne, metteremo un freno all’uso commerciale improprio altrui che si sta continuando a propagare”.
A cura di Eleonora D'Amore
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"Occhi Spaccanti", la definizione usata in una chat WhatsApp da Raoul Bova per complimentarsi con Martina Ceretti, è rapidamente degenerata in un vero e proprio campo di battaglia legale e commerciale. Allo scandalo della scorsa estate si aggiunge un nodo sulla registrazione del marchio, da lui avanzata il 5 agosto con il sostegno dei legali Anna Maria Bernardini De Pace e David Leggi,. Si è infatti aggiunta la richiesta dell'artista e scrittore Gabriele Picco, bresciano di 51 anni, che vorrebbe usarla per un brand di occhiali. Non solo, ce n'è anche un'altra, più generica, inoltrata da tale Gianluca Cardarelli di Anzio, per una categoria di prodotti affine.

La richiesta di Gabriele Picco è accompagnata anche da un logo specifico, che ritrae un paio di occhi spalancati in forma stilizzata. Il business che ne nascerebbe gli darebbe la possibilità di pubblicizzare una linea di occhiali che userebbe come gancio la frase ormai diventata virale tramite meme e campagne social di aziende come Ryanair, il Napoli e il Torino. Il dettaglio grafico, ovvero l'aggiunta di un logo, potrebbe rafforzare la sua richiesta dal punto di vista giuridico. Sarà ora l'Ufficio italiano brevetti e marchi a decidere a chi spetterà la titolarità.

Il logo del brand di occhiali
Il logo del brand di occhiali

I legali di Bova, nella figura di Michela Carlo, avvocata dello studio Bernardini De Pace che segue il caso Bova, in merito alla richiesta di Gianluca Cardarelli, hanno già inoltrato la loro opposizione nella sezione dedicata sul sito ufficiale del Ministero delle Imprese, adducendo come motivazione: "È oramai nota a tutti la spettacolarizzazione mediatica della quale è stato vittima il Signor Bova. L’iniziativa di trasformare le espressioni usate dal Signor Bova nell’ambito della propria vita privata in marchio, consentirà al solo interessato di poterne disporre. E, di riflesso, consentirà di porre un freno all’uso commerciale improprio altrui che si sta continuando a propagare".

Mentre la magistratura continua il suo iter sulla questione dell'ipotetico ricatto al quale Raoul Bova sarebbe stato sottoposto, al fine di non diffondere i suoi contenuti privati con Martina Ceretti e di conseguenza avere ricaschi sulla vita professionale e privata, si è aperta una nuova finestra legale per impedire a chiunque di mettere le mani sulla frase incriminata.

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