Teo Teocoli: “La Tv indietro di 50 anni, bravi come me non ce ne sono. Celentano mi ha chiesto di fare qualcosa”

Avrà tanti difetti, oltre ai pregi, ma non l’ipocrisia. Teo Teocoli non fa sconti a nessuno, non ne ha mai fatti, a partire dal settore che lo ha reso popolare, e non si risparmia in questa intervista a Fanpage.it. Lo contattiamo mentre è a casa e sta guardando la Tv: "Sembra tornata indietro di 50 anni, bravi come me non ce ne sono". Non è una considerazione nostalgica, ma il punto di arrivo di un ragionamento che parte da lontano: "Noi ci rifacevamo a quelli venuti prima come i Sordi, i Tognazzi, i Gassman, i Manfredi", oggi invece, racconta, gli sembra di assistere a formule già viste e riviste.
Non c’è spazio nella sua vita neanche per i ritorni di maniera. Ospite del GialappaShow, che aveva contribuito a sdoganare con Mai dire gol, dice che "non mi piacerebbe tornare perché manca il Signor Carlo". C’è invece spazio per un progetto inatteso, in particolare dopo anni di silenzi che hanno fatto molto rumore: ha risentito Adriano Celentano che gli ha chiesto "se facciamo qualcosa tu ci stai?". La risposta era scontata, meno la reazione di Claudia Mori alla loro telefonata. Di una cosa è certo, nella comicità c’è ancora una sola vera eccezione al politicamente corretto: "L’unica che può permettersi di esserlo è Iva Zanicchi".
Quando ci siamo sentiti per fissare l’intervista si è stupito perché da un po’ non la chiama mai nessuno. Come mai?
Eh, chi lo sa? Evidentemente si sono informati che non sto lavorando, della mia vita privata non ne parlo mai, quindi cosa mi chiamano a fare? Sono finiti i tempi nei quali ci si chiamava anche solo per un saluto o per sentire come stava una persona. Oggi al massimo ti mandano le mail sul computer. Comunque, ci tengo a sottolinearlo, io sto benissimo anche così.
Quest’anno era a teatro con lo spettacolo “Tutto Teo”.
Sono in pausa, perché vengo da una piccola operazione e quindi in convalescenza. Probabilmente a breve andrò in Spagna, perché qui c’è un clima non adatto. C’è troppo freddo e umido a Milano. E quando torno, con la mia orchestra, ho già in mente di rivoluzionare tutto nel nostro spettacolo. Vorrei rivisitare quello che ho fatto in passato ma che non si vede più in giro, anche perché a me sembra ancora validissimo.
Mi spiegava che non le piace la Tv di oggi, le sembra «tornata indietro di 50 anni».
È una conseguenza di quello che è la società. Quando la facevamo noi ci rifacevamo a quelli venuti prima come i Sordi, i Tognazzi, i Gassman, i Manfredi. Oppure c’era il grande Pippo Baudo. Noi eravamo un po’ più disinibiti rispetto ai nostri predecessori, mentre oggi compongono dei cast con personaggi che già lavorano fuori, come a Zelig o in situazioni simili, ma portano quello che già fanno altrove. C’è La Ruota della fortuna di Gerry Scotti, che straccia tutti negli ascolti ma sinceramente in passato c’erano trasmissioni migliori. Oppure il tavolo di Fabio Fazio sul Nove, che non ha un perché. Loro si divertono e di conseguenza la gente si diverte. Ma ormai ci si abitua a tutto, anche al cazzeggio simpatico. Sai cosa manca? Claudio Cecchetto quando scopriva nuovi talenti, dalla radio alla Tv.
C’è qualcuno che le piace?
Ieri sera ho rivisto uno spezzone mio di quando imitavo Celentano, cazzo ero uguale!
Effettivamente, è l’imitazione più riuscita del Molleggiato.
Va bene i capelli, la camicia, ma anche l’espressione e la camminata le rifacevo proprio uguali. Infatti, la prima volta negli anni ‘60 quando mi accostai al Clan, cioè più che accostarmi mi appostai per due mesi sotto casa di Adriano finché non mi invitò a salire, lui disse a sua madre: "Guarda com’è bello questo ragazzi, mi somiglia no?". E sua mamma rispose: "Oh sì, dal giorno alla notte". Ma si sa, le mamme sono tutte uguali con i figli. In quel periodo era famosissimo. Ricordo un Cantagiro, io e Adriano eravamo su due auto diverse. Quando è passato lui di fronte alla folla la gente urlava: "Celentano, Celentano". Quando sono passato io, la stessa gente stupita gridava: "Ce n’è un altro, ce n’è un altro".
Chi è l’erede artistico di Teo Teocoli?
Devo dire che bravi come me non ce ne sono! Scusi, ma io dico la verità. Ho fatto di tutto, bene o male, ma quando vado in scena non ce n’è per nessuno. E non ricordo più quanti altri artisti ho portato al successo. Quello che ci ha guadagnato più di tutti è stato Massimo Boldi: a furia di dargli delle sberle in tv è diventato famoso. Checco Zalone ha fatto un personaggio che si usava molto negli anni ‘60. Appena qualcuno la faceva fuori dal vaso, tra prese in giro e cazzeggi, faceva discutere. Lui fa l’emergente facendo finta di non avere qualità. In questo Alberto Sordi era un maestro. Pensiamo solo al vigile di Sordi, che fa ridere ancora oggi.

Zalone in questi giorni è uscito con una canzone spagnoleggiante, “La prostata inflamada”, che ricorda il suo personaggio del chitarrista spagnolo.
Io però parlo davvero lo spagnolo e anche il dialetto. Ho passato dieci anni a Cáceres, con Salvador Dalì che veniva in spiaggia a bagnarsi solo i piedi. E c’era sua moglie, Gala Éluard, che aveva una simpatia per me. Il problema è che aveva 90 anni… C’era troppa differenza d’età. E oggi sono quasi 50 anni che frequento Ibiza. Questo vorrei sottolinearlo: Ibizia, e in particolare l’Isla Blanca, che erano un paradiso in terra, oggi sono rovinate da un turismo becero. Anche Formentera, che i primi anni in cui andavo era quasi totalmente disabitata.
È tornato in Tv anche Diego Abatantuono, sua vecchia conoscenza al Derby di Milano, che spesso è al tavolo di Fazio.
Abatantuono non lo vedo, perché tra la barba, gli occhiali, i capelli, i ventilatori, mi sembra un personaggio di fantasia. Perché un attore non fa vedere la faccia? Lui ha dieci anni meno di me, dovrebbe farsi la barba, tirarsi i capelli indietro, un paio di occhiali da vista che gli valorizzano il viso e allora torno ad apprezzarlo.
Il suo talento non è mai stato messo in discussione, ma anche un carattere un po’ fumantino. Forse questo aspetto l’ha un po’ limitata?
Un po’ mi ha frenato in certi entusiasmi. Spesso ricordano di quando dissi a Silvio Berlusconi che sarebbe stato meglio se avesse pensato a proseguire nel costruire Milano 2 e Milano 3, invece di spiegarci come fare gli spettacoli. È un episodio vero, ma non dico la cifra che mi è costata perché è imbarazzante. Però mi è costata tantissimo. Ma non mi sono mica pentito. Invece che a Canale 5 sono andato ad Antenna 3 e ho lavorato lì tre anni. Siccome avevo ragione, e forse il “Dottore” dopo qualche tempo se n’è reso conto, mi mandò a cercare ma non mi trovarono. Mi dissero che si arrabbiò, diceva ai suoi collaboratori: «Ma dov’è finito Teocoli?». Non sapevano neanche dove si trovava Antenna 3. In più andavo anche in giro per lavorare, facevo teatri, discoteche, davvero di tutto per guadagnare.

Non tutti hanno fatto e disfatto come lei, c’è anche molta ipocrisia nello spettacolo?
Certo, nello spettacolo ce n’è parecchia. Pensiamo a come le donne, purtroppo, si propongono pur di arrivare a fare la televisione. Spesso gli ambienti di lavoro non sono proprio pulitissimi, ma si basano sullo scambio: tu mi dai questo e io ti do quello. Ma sai cosa c’è? Che io me ne sono sempre fregato! Sono nato così, mi sono trasferito a Milano da piccolissimo e ho abitato in una cantina per anni con i miei genitori e quindi, partendo da questa base, tutto quello che mi è capitato dopo è stata una conquista rispetto alla povertà assoluta. Anche per questo, a un certo punto, mi mettevo a fare casino da tutte le parti.
In questi giorni fanno discutere le rivelazioni di Fabrizio Corona su Alfonso Signorini, che invece delle donne, a quanto pare, chiedeva qualcosa in cambio agli uomini per entrare nella casa del Grande fratello.
Perché non l’ha chiesto a me? (scoppia a ridere).
Forse intuiva la risposta?
Avrebbe avuto una risposta fisica… Se è vero ciò che è emerso è veramente una vergogna. C’è sempre stato questo atteggiamento, che ha coinvolto donne o uomini, però arrivare a ricattare dei giovani per fare una trasmissione Tv siamo alla frutta. Dopo non c’è nient’altro.
Non le piacerebbe essere invitato al GialappaShow, con i suoi colleghi di Mai dire gol?
No, non mi piacerebbe perché manca il Signor Carlo. Lo chiamano tutt’ora così, anche per la strada. È nato quando interpretavo Caccamo e il personaggio era convinto che Carlo Taranto fosse un parente alla lontana di Nino Taranto, il grande attore che lavorava con Totò. Ora che sono in due, con la massa di persone che c’è nella trasmissione, sono pochi. È diventato un po’ un monologo stanco, che continua a ripetersi ogni volta. Invece, quando erano in tre con il Signor Carlo, c’erano delle belle discussioni. Ora è impossibile con quel casino di sketch. Del GialappaShow mi piacciono i Neri per caso, che ho un po’ spinto io per farli partecipare. Sono bravi e mi sono raccomandato che, quando cantano, non devono parlargli sopra.

A parte quando ha fatto "casino", come ha spiegato, ce l’ha un rimpianto in Tv?
La partecipazione a Ballando con le stelle nel 2014, perché a me piace ballare e ballo anche bene, però dopo due puntate mi sono fatto male e sono stato costretto a uscire. Puntavano su balli come il rock and roll e il twist, i generi della mia epoca dove sono un maestro assoluto, e invece fui costretto a dare forfait. Mi colpì molto il boato del pubblico quando annunciai che non potevo continuare. È stato molto bello, ma per quell’infortunio anche un po’ triste.
Invece Adriano Celentano non si è ancora fatto sentire (dopo le dichiarazioni del 2024, ndr)?
Sì, ci siamo parlati l’altro giorno. Eravamo al telefono e da lontano si è sentita Claudia Mori, sua moglie, che gli chiedeva: "Chi è?". Adriano: "È il Teo". E lei: "Allora metti giù" (ride, ndr). Questo per dire che le cose non cambiano mai…

Avete parlato anche di lavoro?
Mi ha parlato di una mezza idea, che è proprio mezza per ora, di fare qualcosa insieme. Lui ha lavorato così tanto per diventare famoso che alla fine è stato costretto tutta la vita a esserlo. Una esagerazione! Quando giravamo insieme non si poteva mai andare da nessuna parte con lui. Se provavamo ad andare al cinema, a metà film eravamo costretti a uscire perché tutti guardavano lui e non la pellicola. Mi ha detto: "Se facciamo qualcosa tu ci stai?". E gli ho risposto: "Io ci sto". Non voglio neanche sapere che cosa. Insieme ci divertiamo, anche se siamo vecchietti tutti e due. Però quante risate con Adriano, stavamo insieme tutte le sere a cantare e raccontare le storie nella sua casa in periferia a Milano. Quando usciva un suo disco nuovo, lo metteva sul giradischi con il volume al massimo e apriva tutte le finestre.
Come mai?
Per farlo ascoltare a tutti quelli che abitavano intorno per vedere se era buono. Una sorta di sondaggio dal vivo. Non si è mai lamentato nessuno, anche perché ha fatto pezzi stupendi.
La politica di questo periodo le piace o la fa arrabbiare?
Me ne intendo poco, mi pare che ci sia un guazzabuglio nella politica, tra governo e opposizione, ricerca di poltrone e pensieri strani. Ma le dico una cosa: se approvano il Ponte sullo Stretto di Messina vado con la bandiera “no ponte” e sto lì finché non cambiano idea.
Perché è così contrario?
Mi ricordo quando andavo in vacanza da mia nonna in Calabria e prendevo la Freccia del Sud, che ci metteva una settimana per arrivare. E sia a Paola che a Villa San Giovanni, visto che sul treno faceva un caldo pazzesco, tutti aprivano i finestrini e mettevano fuori la testa per respirare. Si sentiva l’odore di rotaia fumante, che era bello, e a quel punto sognavo di arrivare dove mia nonna mi aspettava con una carrozza di cavalli per portarmi a casa. Il dono più bello della mia vita quel viaggio e quell’ultimo tratto. Il Sud è una terra splendida e, a parte i miei ricordi romantici, rovinerebbe il paesaggio e tutta la zona verdeggiante.
C’è chi dice che anche al Sud servirebbero infrastrutture più moderne.
Una volta che è stato fatto il ponte, poi dopo dove vanno? Anche se ci fossero le strade, io sono convinto che i calabresi e i siciliani stiano già bene così. Ho girato anche tutta la Sicilia, una regione splendida, e se fai le autostrade devi rovinare il territorio in ogni città. E per fare cosa? Per portare il turismo di Ibiza o farci passare più camion merci? Sono contrario.
E la sua Milano, che oggi viene dipinta come costosa e pericolosa?
Milano è un disastro. Non so perché hanno tolto dei luoghi di cultura milanese, come il Derby, che poteva diventare un piccolo museo. Qualche tempo fa ho rivisto una foto di quelli che hanno fatto la storia al Derby e sono morti quasi tutti. C’erano Enzo Jannacci, Giorgio Porcaro, Mauro Di Francesco, Giorgio Faletti, Guido Micheli detto il “Dogui”, Ernst Thole, insomma siamo rimasti in pochi. Io avevo portato lo spettacolo Saltimbanchi si muore e allora c’erano tutti i più bravi che partecipavano. La Milano che conoscevo io non esiste più. L’Isola non esiste più, alle Varesine al posto delle giostre hanno costruito i grattacieli, il grande vivaio, che sembrava di essere in campagna, è sparito.

Neanche il Milan, che ama tanto e ha celebrato con imitazioni storiche di Adriano Galliani e Cesare Maldini, non è più quello di una volta. E lo dico da milanista…
Stasera gioca il Milan, sai a che ora?
Ehm, non sono informato.
Ma allora che caz*o di milanista sei?
È anche questo un segnale di scarso interesse rispetto al Milan che vinceva campionati e Champions?
Mi dispiace, ma anche nell’ultima partita ho visto in televisione sfilare la squadra e non conoscevo nessuno. Neanche Gabbia, che è nato nel Milan, non so che faccia abbia. Gli altri sono tutti stranieri, chi li conosce? Ci vogliono più giocatori italiani forti, che facciano gioire le persone. Non parlano neanche, che siano italiani o stranieri, come fai ad appassionarti? Massimiliano Allegri con il suo cortomuso punta a vincere il campionato di misura, ma noi a Milano lo chiamiamo in un altro modo: farcela per un pelo di fi*a. Non rende meglio l’idea?
Il politicamente corretto sta abolendo queste espressioni colorite.
L’unica che può essere politicamente scorretta oggi è Iva Zanicchi, che ha già raccontato centro volte di quando ha conosciuto il suo primo fidanzatino e le è scappata una scoreggia. Ma nella comicità i limiti ci vogliono, che devono andare bene sia al comico che alla gente. Quando riesci a rispettare questi limiti, e a essere originale, allora non può che andare bene.