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Platinette: “Il mio cervello è come un emmental, a buchi. Fiera di essermi definita un fenomeno da baraccone”

Mauro Coruzzi compie 70 anni e si racconta in un’intervista in cui parla delle conseguenze dei due ictus, della televisione che non gli manca affatto, ma anche dell’esperienza più intensa vissuta: il primo amore.
A cura di Ilaria Costabile
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Mauro Coruzzi compie 70 anni, il 4 novembre, una vita trascorsa in tv e in radio, ma da quando ha avuto due ictus, le sue giornate sono lontane dai riflettori. Deve fare i conti con le difficoltà motorie, uditive e anche del linguaggio dovute a quello che gli è accaduto, nonostante la fragilità ormai più evidente, dice di non avere rimpianti, forse solo uno che riguarda un film con Rocco Siffredi, per il resta la televisione non gli manca: "Adesso c’è poco o niente per cui valga la pena. In tv gli opinionisti ora sono un residuato bellico di una disputa dove fanno da contorno all’Ego smisurato dei conduttori". 

Le conseguenze dei due ictus

Opinionista, personaggio iconico della tv, uno di quei volti che hanno segnato l'immaginario del piccolo schermo, da cui è ormai lontano. Intervistata dal Corriere, Platinette scherza: "Non sono ancora morta", ma dopo un ictus ischemico e un ictus emorragico, che le hanno procurato non pochi problemi, ora pian piano sta cercando di rimettersi in sesto:

Il neurologo che mi ha in cura mi dice che il mio cervello è come un emmental, nel senso che è “a buchi” e se anche sono scomparse molte zone attive con i rispettivi neuroni , i reduci, poveretti, si sono caricati tutto il lavoro. Più che menomato, mi sento impaurito soprattutto per la difficoltà nell’equilibrio che sto recuperando molto lentamente: cammino con il bastone come una vecchia pazza e questo mi rende fragile

Per quello che gli è successo, dice di non assolversi: "Ho fatto troppi lavori insieme, prima o poi lo stress si porta via tutto il resto", ma al contempo dichiara di essere arrivata al punto di poter non lavorare più dopo 50 anni di contributi.

I trascorsi in televisione, i commenti su Marco Liorni e Barbara D'Urso

Della televisione non gli manca nulla e nessuno, fatta qualche eccezione: "se non fosse per i signori che non ci sono più, o i signori che ho incontrato dopo come Marco Liorni, uno che non si è spaventato nel farmi lavorare anche se parlavo come una cocorita ferita". Parla con affetto anche di Guillermo Mariotto, che definisce un "fuori linea" come lui, ma che gli ha dimostrato affetto in questi anni di lontananza. Se pensa ad un rimpianto, Coruzzi ne ha uno solo: "Di non aver accettato un cameo in un film di Rocco Siffredi". La sua Platinette è diventata un'icona, un personaggio amatissimo ma Coruzzi parlandone si è sempre definito come un fenomeno da baraccone: "Lo ribadisco e ne vado fiera". E in tema di fenomeni, non manca un commento per Barbara D'Urso che spesse volte l'ha ospitata nei sui salotti:

È l’ultima vera Diva della tv: è come Gloria Swanson in Viale del tramonto: ha conosciuto il fasto della gran popolarità e poi lo stato di appestata, di reietta. Ce la farà, ancora una volta: ha la resistenza dell’acciaio.

Mauro Coruzzi e Marco Liorni a Italia Sì
Mauro Coruzzi e Marco Liorni a Italia Sì

L'esperienza d'amore più intensa della sua vita

Spazio anche ai sentimenti e alla nostalgia. Dopo un'infanzia serena, ma solitaria in cui ha affinato la sua cultura, Coruzzi ricorda il momento più intenso vissuto nei suoi 70 anni di vita:

L’esperienza più intensamente vissuta è il vero primo amore. Allora mi piaceva molto vivere una certa eterosessualità anche se sapevo già che i miei sguardi andavano altrove e cadevano su di lui. Mi regalò il Corydon di André Gide con una dedica di quelle che ti strappano il cuore: “Per quello che è stato, per quello che non è, per ciò che non sarà mai” dando anche a un decerebrato 18enne come me il possesso di un desiderio, tanto più forte perché compresi che ciò che ti graffia per sempre il cuore è ciò che non avrai mai

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