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Milton: “Costanzo fu un Dio per me. Mi incastrò per fare Uomini e Donne. Dopo l’arresto negli Usa non ho più fatto tv”

L’ex modello cubano, popolarissimo nei primi anni duemila, si racconta a Fanpage.it: “Quando sei in auge tutti si definiscono tuoi amici, ma appena esci dal giro nessuno ti caga più. Un rimpianto? Avrei dovuto tirarmela. Oggi faccio l’artista e vivo in campagna”.
A cura di Massimo Falcioni
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(ph: Vincenzo Burrone – elaborazione grafica: Fanpage.it)
(ph: Vincenzo Burrone – elaborazione grafica: Fanpage.it)

Una popolarità improvvisa e clamorosa che gli consegnò il privilegio di essere riconoscibile al solo pronunciamento del nome. Infatti, che Milton facesse di cognome Morales era noto a pochi. Classe 1971 e originario di Cuba, deve la sua notorietà ad una serie di circostanze fortunate e, soprattutto, all’incontro con Maurizio Costanzo, che gli svoltò la carriera.

“Provengo da un paesino di campagna, Vertientes”, racconta Milton a Fanpage.it. “I miei genitori avevano dei terreni e facevano gli allevatori di bestiame. Frequentai la scuola d’arte, ma ero parecchio vivace e creavo dei casini. Le lamentele da parte della direzione mi spinsero a mollare e ad iscrivermi all’istituto magistrale. Mi diplomai e presi l’idoneità per il ruolo di maestro elementare”.

Un traguardo che convinse Morales a trasferirsi in città. “Arrivai a Camagüey e lavorai appena un anno come insegnante. Un giorno una ragazza mi fermò e mi chiese se avrei voluto fare il modello. Non avevo idea di cosa stesse parlando e mi spiegò che avrei dovuto sfilare all’interno dei villaggi turistici. In quel periodo avevo ripreso gli studi nel campo dell’arte e mi dilettavo nella realizzazione di sculture. Mi sembrò l’occasione perfetta per vendere e promuovere le mie opere”.

Andò come speravi?

Era un villaggio frequentato soprattutto da italiani. Mi regalarono un libro su Michelangelo, il mio artista preferito in assoluto, e fu lo stimolo per imparare l’italiano. Inoltre strinsi diverse amicizie e mi procurai importanti contatti, tra cui uno in particolare.

Quale?

Incrociai una signora che era la vicedirettrice di un’agenzia di modelli a Milano. ‘Se vieni in Italia ti prendo a lavorare da noi’, mi disse. Mi organizzai e all’inizio del 1996 sbarcai nel vostro Paese.

I primi passi avvennero in questa agenzia.

Esatto. Ci rimasi fino a quando non chiuse. Ripresi pertanto a fare i casting e incrociai Alviero Martini. Non ero ciò che cercava, avevo tratti troppo latini. Però seppe che provenivo da Cuba e mi invitò ad una sfilata tutta al femminile. Avrei dovuto passare il tempo seduto su un motorino mentre leggevo un poema di Nicolas Guillen. Quella stessa sera conobbi Youma Diakite. Ci mettemmo a ballare ed ebbe l’intuizione di propormi per ‘Buona Domenica’.

E tu?

La tv non era la mia priorità, ma trovai interessante la prospettiva. ‘Se mi invitano vengo volentieri’, le risposi.

L’invito arrivò.

La produzione della trasmissione mi telefonò quando nemmeno ci pensavo più. Mi informarono che nel programma c’era un blocco in cui il pubblico in studio avrebbe interagito con dei modelli. Mi si accese la lampadina e avanzai una controproposta: ‘Guardate, non sono tagliato per queste cose. Piuttosto, dato che sono cubano, perché non mi fate esibire? Potrei insegnare dei balli latini’. Sembrarono interessati e riferirono tutto a Costanzo, che accettò.

Ricordi la tua primissima apparizione?

Assolutamente sì. Dovetti andare a fare le prove il sabato. Chiamai Youma e assieme preparammo una piccola coreografia sulle note de ‘La bomba’ di Ricky Martin. Costanzo ci osservò ed affermò: ‘Lui rimarrà per tutte le puntate e terrà lezioni di balli latino-americani’. Una frase che mi cambiò letteralmente la vita.

Lo spot del reggiseno Lepel con Natalia Estrada rappresentò la consacrazione.

La pubblicità con la Estrada, che girammo in Marocco, fu successiva. Non è vero, come leggo in giro, che divenni famoso grazie a quello spot. Quando andò in onda ero già molto popolare.

Approdasti addirittura sul trono di “Uomini e Donne”. Avevi davvero bisogno della tv per trovarti una fidanzata?

Maria De Filippi mi invitò a Roma e mi disse che avrei potuto trovare una fidanzata nel suo programma. Le confessai che mi vergognavo e che non avrei avuto bisogno della televisione per trovarmi una compagna. Ma lei insistette: ‘Consideralo come un lavoro, come qualcosa di divertente’. Le promisi che ci avrei pensato, ma un giorno arrivato a Cinecittà per ‘Buona Domenica’ mi avvisarono che Costanzo voleva parlarmi.

Per quale motivo?

Me lo domandai anche io. Avevamo un ottimo rapporto, ci eravamo simpatici a vicenda, ma il nostro rapporto si limitava al ‘buongiorno’ e ‘buonasera’. Mi sembrò una convocazione stranissima. Entrai nel suo ufficio e appena mi vide esclamò: ‘So che vai da Maria, complimenti!’. E mi strinse la mano.

Ti aveva incastrato.

Proprio così (ride, ndr). Cosa avrei potuto fare? Fui praticamente obbligato a dire di sì. Rimasi a ‘Uomini e Donne’ per 4-5 mesi. Non ce la facevo più e un giorno mi inventai che ero tornato con la mia ex. Era una strategia per andarmene. Mi piaceva guardare il programma, ma non amavo farlo. Non era roba per me. Per uno scherzo del destino, poi, con la mia ex ci tornai veramente.

Hai all’attivo pure due calendari, usciti nel 2003 e 2005.

All’epoca erano parecchio convenienti. Non tanto per i guadagni legati ai calendari stessi, bensì per le serate che mi assicurarono in giro per l’Italia. Ne feci tantissime. Quando esplose il fenomeno del ‘Grande Fratello’, molti vip subirono la situazione e cominciarono ad avere meno richieste perché tutti invocavano i concorrenti del reality. Non fu il mio caso.

Come te lo spieghi?

Non avevo concorrenza, non c’era qualcun altro che avesse le mie caratteristiche. Quando andavo nelle discoteche ballavo, facevo animazione, davo quel qualcosa in più. Spesso capitava di tornare nello stesso posto perché mi richiamavano. Di questo sono orgoglioso.

Non ti danneggiò nemmeno il boom di “Amici”?

No. Rimasi a ‘Buona Domenica’ per cinque anni e quando il talent si affermò io ero praticamente già fuori.

 Nel 2004 partecipasti a “La Fattoria”.

La primissima edizione condotta dalla Bignardi era ambientata nel 1870. Fu una bellissima parentesi e per me lavorare in campagna fu una passeggiata, visto che ci sono nato. Tutti i lavori che ci venivano assegnati io li sapevo svolgere. Era come invitare un bagnino a nuotare o un bambino in un negozio di caramelle.

Amatissimo dal pubblico, ma secondo classificato dietro a Danny Quinn.

Ma al momento della proclamazione le persone in studio urlarono il mio nome. Fu singolare. Diversi giorni dopo qualcuno mi confidò che non avrei potuto mai vincere. Lasciai perdere e non contestai l’esito, tuttavia ebbi l’opportunità di riscattarmi, sempre grazie a Costanzo.

Cioè?

Mise in piedi un ‘Costanzo Show’ con tutti i vincitori dei reality e mi coinvolse. Gli comunicai che in realtà a ‘La Fattoria’ non avevo trionfato. Lui mi guardò e commentò: ‘Per me sei arrivato primo’. La mia replica fu istantanea: ‘Dottore, lo ha detto lei…’. Si mise a ridere.

Milton nel cast de "La fattoria" (2004)
Milton nel cast de "La fattoria" (2004)

Nel reality litigasti duramente con Floriana Secondi.

Entrò con la missione di provocarmi e ci cascai in pieno. Serviva un pretesto per giustificare la mia sconfitta e lo trovarono nei miei continui scontri con lei.

Sei rimasto in contatto con qualcuno?

Ho lavorato tanto in tv e ho capito che quando sei in auge tutti si definiscono tuoi amici, ma appena esci dal giro nessuno ti caga più. Legai con Roberto Da Crema, ci scrivemmo due-tre volte, poi smise di rispondermi. Qualche volta mi messaggio con Daniel Ducruet, però è lontano, vive in Francia. Uno che invece non è sparito è Francesco Oppini. Mi saluta ed è sempre molto affettuoso. E’ l’unico che non ho mai perso di vista.

Tornasti a “La Fattoria” nel 2009, stavolta come guest star.

Avrei dovuto rimettere il cast in riga. Purtroppo arrivai in Brasile e mi ruppi subito il ginocchio. Durante una sfida mi rimase incastrato il piede nel fango. Venni operato e ancora oggi mi porto dietro qualche dolore.

In mezzo c’era stato “Reality Circus”.

Secondo me quella era una bellissima trasmissione, molto originale. Non andò bene e fu un peccato.

Le prime difficoltà lavorative scattarono quando ti ritrovasti senza agente.

Giuseppe Santoro decise di andarsene e pensai di rivolgermi a Lele Mora, che era il numero uno in quel campo. Sfortunatamente poco dopo iniziarono i suoi problemi giudiziari e rimasi senza nessuno.

I riflettori a quel punto si spensero.

Ho imparato una cosa: avrei dovuto essere più stronzo. Peccato non averlo scoperto prima. Sono stato troppo umile. Do un consiglio a coloro che intraprendono questa strada: montatevi la testa, credetevi importanti. Solo così vi rispetteranno. Io ho commesso l’errore di essere alla mano, il ragazzo perbene e disponibile con tutti.

Cessato il clamore in Italia, tentasti l’avventura negli Stati Uniti.

Me ne andai a Miami perché là funzionavano le telenovele. Pensai di giocarmela. Avevo recitato in ‘Caterina e le sue figlie’, ne ‘La squadra’, in ‘Un papà quasi perfetto’ e in una serie svizzera con Benedetta Mazzini. Insomma, avevo maturato una certa esperienza.

Riuscisti nell’intento?

Fu il peggior errore della mia vita. Per prendere la residenza dovevo restare là un paio d’anni e nell’attesa presi parte a dei casting. Risultavo interessante, ma mi contestavano l’accento cubano. Scoprii presto il motivo: le telenovele sono in mano ai messicani e sono considerate il cimitero per gli attori cubani. Non li vogliono. Non mi arresi, mi iscrissi ad un corso di dizione e feci un secondo provino. Niente da fare. Mi misi l’anima in pace e non insistetti.

Rimanesti negli Usa, nonostante tutto.

Dovevo aspettare che mi rilasciassero il documento e mi misi a svolgere altri lavori. Ho fatto massaggi terapeutici, ho lavorato come autista Uber e ho svolto servizio di sicurezza in un locale.

Nel 2017 ti arrestarono.

Una storia assurda. Avevo finito di lavorare ed ero alla guida della mia auto, che esponeva l’insegna del servizio di vigilanza. Improvvisamente una poliziotta, al volante di un’altra macchina e distratta dall’uso del cellulare, sbandò e mi sfiorò. Urlai, la rimproverai dicendo che non avrebbe dovuto stare al telefono. Lei mi fece scendere e mi chiese conto dell’insegna sull’auto. Le risposi che avevo la licenza. Nel frattempo arrivarono subito altre pattuglie, venni ammanettato e mi accusarono di essermi finto poliziotto. Ero ignorante, avrei dovuto chiamare subito un supervisore. Credevo che tutto si sarebbe risolto con una multa. Invece no, mi portarono in un carcere, mi fecero indossare un’uniforme arancione e mi ammanettarono mani e piedi.

Immagino lo spavento.

Ero terrorizzato. Mi vennero in mente in film in cui degli innocenti passano vent’anni in prigione. Fui liberato il mattino dopo su pagamento di una cauzione. Versai 5 mila dollari. Si sostiene spesso che l’America sia l’emblema della libera espressione. Non è vero.

La notizia rimbalzò rapidamente dalle nostre parti.

Certe ricostruzioni mi ferirono tantissimo. Barbara D’Urso mi invitò nel suo programma e non mi lasciò nemmeno spiegare. Quella storia mi causò un danno incredibile. Non ho più lavorato in tv. Si continuava ad affermare che mi fossi vestito da poliziotto. Falso, assolutamente falso. Indossavo l’abito da massaggiatore.

Milton Morales nell’intervista da Barbara D’Urso
Milton Morales nell’intervista da Barbara D’Urso

Cosa fai attualmente?

Vivo in provincia di Ferrara, in un paesino di campagna. Mi sono sposato e sto con mia moglie. Non abbiamo figli. Sono sereno e tranquillo. Faccio l’artista, dipingo, vendo le mie opere e organizzo mostre.

Se ti cercassero per qualche reality, accetteresti?

Ammetto che in passato avrei partecipato volentieri a ‘L’Isola dei famosi’. Mi piacciono le sfide forti. Se però mi arrivasse adesso la proposta non saprei rispondere. Non me ne frega più niente.

Potresti anche auto-candidarti.

E’ accaduto. Per due edizioni de ‘L’Isola’, la passata e la precedente, mi sono proposto, quasi per far sapere che c’ero. Alcuni addetti ai lavori mi hanno riferito che sul mio nome si era generato entusiasmo. Ma poi non si è concretizzato niente. Tempo fa parlai con Lele Mora e chiesi se ci fosse qualche possibilità per me. Con lui farei qualunque cosa, è un grande uomo e un vero agente, di quelli che non esistono più.

Hai rimpianti?

L’unico reale rimpianto, come dicevo prima, è non essere stato più duro. Avrei dovuto tirarmela, non sai quanto. Per il resto sto bene, mi dedico all’arte, che è la mia vita. Certo, se avessero bisogno di un personaggio latino in un film e pensassero a me, non mi dispiacerebbe!

L’ultimo pensiero, se vuoi, lo dedichiamo a Costanzo.

Maurizio è stato un Dio per me. Quando scomparve affrontavo delle difficoltà economiche e non mi fu possibile recarmi al funerale (Milton si commuove, ndr). Ora mi sono ripreso, grazie al cielo, ma non poterci essere quel giorno mi ferì particolarmente. Per me Costanzo è stato qualcosa di grande.

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