Jerry Calà: “Rimpiango di aver detto no a Berlusconi. Sogno di essere diretto in un film da mio figlio Johnny”

Jerry Calà si racconta in una lunga intervista nella quale ripercorre i suoi successi, televisivi e cinematografici, parla apertamente dei suoi momenti difficili, sia fisici che economici, ma ad oggi alla soglia dei 74 anni non si arrende. L'obiettivo, però, è quello di continuare ad esibirsi, a lavorare ancora, godendosi l'affetto di un pubblico che non ha mai smesso di ridere alla sua comicità e che in questi anni non lo ha mai abbandonato davvero.
Un nuovo tour e il desiderio di lavorare il più a lungo possibile
Intervistato da Repubblica, sta per partire con il tour del suo spettacolo teatrale Non sono bello…ma piaccio, e racconta di star vivendo un periodo particolarmente favorevole della sua vita:
Sono in un momento bello dopo anni in cui ho avuto problemi fisici mi sono ripreso bene, dovrebbe bastare per essere felici: la salute, svegliarsi ogni giorno accanto ai propri cari. Dall’altra parte c’è l’età che avanza, inizi a farti qualche domanda sulla vita, sul dopo… Ogni tanto arrivano pensieri strani a rovinare i momenti di gioia. Ma cerco di farmeli venire il meno possibile. Per il resto, mi sento in forma e sto cominciando una tournée estiva del mio spettacolo, piazze d’Italia e club importanti, tipo la Capannina di Forte dei Marmi. Quindi sono abbastanza gasato.
Dopo alcune pause forzate, Jerry Calà non è stanco, anzi: "Spero di lavorare il più a lungo possibile. E ho un desiderio: essere diretto in un film da mio figlio Johnny, che quest’anno si laurea alla scuola di cinema. Sarebbe un sogno". Dopodiché l'idea di un nuovo film: "Una commedia in cui mi confronterò con la generazione più giovane. Sarà un road movie attraverso l’Italia, un Sorpasso 2.0″ e anche un cameo nella nuova serie Netflix con Ficarra e Picone che, neanche a farlo apposta, è una delle coppie comiche che lo diverte di più: "Mi fanno molto ridere. E ho scoperto che anche loro amano me, perché mi hanno chiesto di fare un’amichevole partecipazione nella loro nuova serie per Netflix".

L'inizio della carriera e le scelte che non rifarebbe
Le difficoltà, soprattutto nella sua infanzia, non sono mancate e infatti ha passato anni con la valigia in mano per trasferirsi da un posto all'altro, scontando la sua provenienza meridionale, ma poi trovando accoglienza a Verona:
Papà faceva l’interprete per le linee aeree e poi per le Ferrovie dello Stato. Eravamo sempre con gli scatoloni in casa, pronti a cambiare città. Questa cosa però mi ha arricchito, a parte i traumi del distacco quando hai appena messo radici in un posto. Ho conosciuto tanta gente, culture diverse. Ad esempio, mi ha salvato il trasferimento a Verona da Milano, dove stavo prendendo una brutta piega perché vivevo in un quartiere difficile. Lì ho conosciuto i miei amici con cui abbiamo poi formato I gatti di vicolo Miracoli
Una carriera, quella con i Gatti di Vicolo Miracoli che era partita a gonfie vele, e che gli aveva permesso di girare il mondo, finché non decise di lasciare il gruppo: "Nel bene e nel male ho sempre avuto coraggio. Ero uscito dai Gatti ed entrato nel comodo carro dei cinepanettoni di De Laurentiis, tra i Novanta e il Duemila. Ma volevo esprimermi singolarmente e ho fatto un errore economico. Per cercare nuove strade, ho fatto un film in Norvegia, Sottozero, scritto da Rodolfo Sonego, e poi Diario di un vizio con Marco Ferreri". E in fatto di errori economici, ne ricorda anche un altro quando disse no a Silvio Berlusconi:
Sì, e anche lì, col senno di poi, sul piano economico… Non mi lamento, però ti mettevano in testa delle cazzate tipo “se fai cinema non puoi fare televisione, perché ti abbassi” e io, come uno stronzo, nonostante Silvio mi corteggiasse tantissimo, gli dissi di no. Vabbè, è andata così
Il legame con Mara Venier
Tra i momenti più difficili attraversati in questi anni, Jerry Calà ricorda l'incidente a seguito del quale è stato molto tempo lontano dalle scene, un periodo terribile da dover affrontare, anche dal punto di vista umano:
Nel 1995, quando ho avuto un grave incidente d’auto che mi ha costretto sulla sedia a rotelle, a lungo. Nel nostro ambiente non sono buoni, ha iniziato subito a girare la voce che sarei rimasto in carrozzina, non mi chiamava più nessuno. Ho avuto entrambi i femori rotti, un dolore insostenibile, poi ho dovuto imparare di nuovo a camminare, come un bambino. E’ stata dura, quelli del mio ambiente erano spariti tutti. Ma si sono fatti riconoscere gli amici veri, quelli di Verona, del Lago di Garda, che frequentavo prima di diventare Gerry Calà
E parlando di rapporti, chi è riuscita a stare sempre al suo fianco è stata Mara Venier: "Una donna importantissima, mi ha accompagnato nel momento di massimo successo e mi ha impedito di perdere la testa. E avevamo un giro di amicizie diverse, uscivamo col panettiere, col salumiere di Campo de’ Fiori".