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Ferdinando Sallustio, re di Passaparola: “Vinsi 352 mila euro. Con una risposta costrinsi Scotti a togliersi le scarpe”

Il bancario di Ostuni, storico campione del programma di Canale 5, si racconta a Fanpage.it: “I soldi incassati? Comprai casa, ristrutturai l’edicola dei miei e li investii in fondi pensione”. Prima c’erano stati tanti altri game: “A ‘Giorno dopo giorno’ vinsi un viaggio in giro per il mondo, mentre a ‘Quiz Show’ sbagliai una domanda sui semafori”.
A cura di Massimo Falcioni
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Una predilezione per i quiz, innata e prolungata, diventata un po’ un passatempo e un po’ un secondo mestiere. Perché grazie ai giochi in tv Ferdinando Sallustio ha guadagnato, e pure tanto. “L’amore per il genere è nato da bambino”, svela a Fanpage.it lo storico campione di ‘Passaparola’ – "ricordo distintamente che all’età di sei anni guardavo il ‘Rischiatutto’ di Mike”.

Nato a Cariati, in provincia di Cosenza, si trasferì quasi immediatamente ad Ostuni: “Era la città di origine di mia madre e ci spostammo per questioni lavorative. Non me ne sono mai andato, ci vivo ancora oggi con la mia famiglia”. Classe 1965, Sallustio frequentò il liceo classico, per poi iscriversi alla facoltà di giurisprudenza. “Sarei teoricamente un avvocato, ma non ho mai esercitato. Chissà, magari lo farò quando andrò in pensione, anche se ne dubito fortemente”. Ferdinando, infatti, intraprese un percorso alternativo che nel 1990 lo diresse in banca: “Lavoro alla filiale di Intesa San Paolo e sono felice. Spesso ho la possibilità di risolvere i problemi delle famiglie per quel che concerne l’accesso al credito, i piccoli risparmi e le tutele assicurative. È una bella cosa”.

Ferdinando Sallustio durante una delle puntate di Passaparola.
Ferdinando Sallustio durante una delle puntate di Passaparola.

La prima volta in televisione risale al 1990 con “Lascia o raddoppia?”.

In realtà tentai un primissimo approccio nel 1984. Avevo 19 anni e provai a giocare a ‘Loretta Goggi in quiz’. Purtroppo commisi l’errore di portare come materia la storia della televisione. L’esaminatore, vedendo che ero giovanissimo, mi chiese come facessi a conoscerla. ‘Se mi presentassi sulla storia antica, mica significherebbe averla vissuta’, replicai. Prese male la battuta e mi domandò qualsiasi cosa, liquidandomi col tipico ‘le faremo sapere’. Ovviamente non mi ricontattarono. ‘Lascia o raddoppia’ invece arrivò che ero fresco di laurea e mi presentai sulla Costituzione italiana.

Come andò?

Ribeccai lo stesso esaminatore! Io mi ricordavo di lui, fortunatamente lui non di me. Mi presero e andai a casa per colpa di un errore sulla data di attribuzione del nome al Senato. Anziché 23 settembre 1947 risposi 23 aprile.

Nello stesso anno apparisti a “Babilonia” di Umberto Smaila.

All’epoca non c’erano vincoli di partecipazione, né era intervenuta "Striscia la notizia" a considerare il fatto come un'anomalia. Paradossalmente, una volta i concorrenti che andavano da una parte all’altra erano ben visti. Per i programmi era meglio puntare su persone che ti davano la certezza di sapere piuttosto che pescare nell’ignoto.

Nel 2000 finisti alla corte di Pippo Baudo.

Sì, ma nel frattempo avevo incrociato nuovamente Smaila su Tmc. Si trattava di una trasmissione che metteva in sfida le località italiane. Per quanto concerne Baudo, feci domanda per ‘Giorno dopo giorno’, un quiz di Rai 3 sull’attualità e sulla storia. Si vincevano i viaggi e più restavi campione più lontano ti spedivano. Rimasi per otto puntate, sufficienti per conquistare il primo premio: il giro del mondo. Anche se avevo partecipato con la mia amica Alessandra, il viaggio lo feci con mia moglie e madre dei miei due figli Maria Dolores, scomparsa nel 2017 a soli 48 anni. Ci tengo, con tenerezza, a ricordarla.

“Giorno dopo giorno” era prodotto dalla Einstein Multimedia. Stessa società che lanciò “Quiz Show”.

Non a caso, passai pure di lì. Sbagliai la risposta da 32 milioni di lire e me ne tornai a casa con uno.

Su quale quesito inciampasti?

Come potrei scordarlo: ‘In quale Paese fu installato il primo semaforo elettrico?’. Ero indeciso tra Italia e Stati Uniti e risposi Italia, perché l’altra opzione mi sembrava scontata. Credo che quella puntata abbia fatto più ascolti dello sbarco sulla Luna perché appena venne trasmessa venni inondato di telefonate. Mi chiamò chiunque: ‘Ma come hai fatto a sbagliare?’. A Ostuni ero diventato ‘quello dei semafori’. A distanza di due anni mi recai a votare e al seggio mi riconobbero.

“Quiz Show” si ispirava parecchio a “Chi vuol essere miliardario”.

Guarda, diciamo che era quasi identico. C’erano solo lievissime differenze. Per il ‘Miliardario’ però non ho mai fatto richiesta.

Come mai?

Non ci fu l’occasione, anche perché contestualmente mia moglie mi iscrisse a ‘Sarabanda’ e ‘Passaparola’. Nel primo caso mi contattarono nell’esatto momento del passaggio dalla lira all’euro. Se avessi accettato, i miei colleghi mi avrebbero eliminato fisicamente. Non potevo lasciare, era un periodo di intenso lavoro in banca.

Maria Dolores si propose per qualche gioco o mandò sempre avanti te?

Qualche volta prese parte, tanto che nel 2000 fece proprio una puntata di ‘Sarabanda’ e nel 2010 un’altra de ‘L’Eredità’. Eravamo una coppia di appassionati.

Parliamo di “Passaparola”.

Feci le selezioni, ma per qualche anno non si fece vivo nessuno. Un giorno mi decisi a chiamare in redazione e scoprii che avevano perso la cassetta del mio provino. Decisero di testarmi al telefono e risposi correttamente a 39 domande su 42.

Sei diventato uno dei campioni più iconici del programma con 115 apparizioni e 352 mila euro vinti.

Tra il 2003 e il 2008 mi imposi in 109 puntate su 115. Tornai a più riprese, includendoci i tornei. Alla 67esima uscita venni eliminato, ma mi richiamarono perché la risposta che inizialmente reputarono errata fu ritenuta esatta. Da lì in poi ne feci altre 32 di fila.

Col passare del tempo il format andò incontro ad un oggettivo appannamento.

Ci fu un’interruzione che rientrò nel normale avvicendamento tra programmi. ‘Passaparola’ era un titolo storico, tuttavia parecchio costoso. C’erano l’orchestra, i vip. Era una trasmissione di lusso, che in Spagna va ancora in onda.

Di 352 mila euro quanti ne entrarono davvero in tasca?

Bisogna togliere il 20% di tasse e in seguito un 4% per il cambio dei gettoni d’oro. Se mi fossi tenuto le monete, oggi il valore si sarebbe quadruplicato. Ma sarebbe stato assurdo. I soldi mi arrivarono a casa allo scadere dei sei mesi.

Letteralmente a casa?

Sì! Mi suonarono a casa dei signori in divisa con dei sacchettini in mano. 100 mila euro corrispondevano a 7 chili d’oro. Li misi subito in cassaforte. Poi, appena raggiunto l’accordo con la fonderia, vennero a ritirarli.

Come investisti la somma?

Acquistai casa per me e feci ristrutturare l’edicola dei miei genitori. Inoltre, feci attività benefica sostenendo il ‘Movimento per la vita’ che si occupa delle gestanti in difficoltà. Il rimanente l’ho investito in fondi pensione a lunga scadenza. Altrimenti che bancario sarei.

67 puntate consecutive, poi altre 32. Come conciliasti l’impegno in tv col tuo lavoro?

Dovevo recarmi a Cologno Monzese, dove registravamo tre puntate al giorno, tre giorni a settimana. In una prima fase presi le ferie, in seguito mi misi in aspettativa fino al mio rientro.

Avevi un tuo metodo di allenamento?

Mi ero fatto una specie di Bignami personale di 5 mila ipotetiche domande che avrebbero potuto pormi. Di queste, 500 riuscii a profetizzarle. Una percentuale altissima, che mi consentì di indovinare molte risposte.

Pazzesco.

Non parlerei di fortuna, bensì di scommessa vinta. Ragionai sul fatto che gli autori erano sempre gli stessi. Provai a pensare come loro: ‘Se fossi al loro posto, che domande proporrei?’. Per esempio, ogni capitale di Stato poteva rientrare nella lista, così come i Premi Nobel. Era ovviamente impossibile impararli tutti, però ce n’era uno che si chiamava Zeeman.

E?

Mi dissi: ‘Potrebbero sfruttare l’omonimia con l’allenatore per consentire a Gerry Scotti di fare la battuta. Puntualmente lo scenario si avverò. Tra l’altro, sapevo che usavamo come fonte l’enciclopedia Zanichelli. Le lettere ‘q’ e ‘h’ avevano circa venti pagine ciascuna, quindi potevo studiarmele.

Servì?

Assolutamente sì. Durante la ruota finale, alla lettera ‘q’ mi chiesero quale fosse un sistema di scrittura degli Incas. Gerry mi avvisò che se l’avessi saputa si sarebbe tolto le scarpe. Risposi ‘quipu’ e rimase scalzo. La scena diventò celebre.

Affermasti: “Fare il concorrente è un modo per evadere dalla quotidianità”.

Confermo. Mi piaceva soprattutto partecipare ai tornei. Mi incontravo con gli altri campioni e potevamo discutere di tutto. Messi insieme eravamo una sorta di tuttologia ambulante. Ci sentiamo ancora adesso, abbiamo una chat su WhatsApp.

Le tue ninne nanna diventarono popolari.

Mio figlio Antonio era piccolissimo e non dormiva mai. Volendo fare il padre modello, per più notti decisi di restare sveglio al posto di mia moglie. Una sera cominciai a cantargli tutte le ninne nanna che conoscevo. Altre me le inventai di sana pianta. Vidi che funzionavano. Un giorno, mentre eravamo in pausa, ne canticchiai una prima della prova finale. Era un modo per isolarmi e scacciare la tensione. Un’assistente se ne accorse e lo rivelò a Gerry, che me la fece eseguire in diretta. Un’autrice, la compianta Alessandra Appiano, mi suggerì di proseguire perché queste cose piacevano al pubblico. Le diedi retta, ma mai avrei pensato di doverne sfornare più di cento.

Ferdinando Sallustio oggi
Ferdinando Sallustio oggi

I tuoi figli ora sono grandi.

Antonio è maresciallo della Finanza, mentre Chiara studia cinema d’animazione. Mi auguro possa diventare la sua professione. Riguardo a me, ora sono sposato con Maria.

Condividete la passione per i quiz?

Lei è una spettatrice. Diciamo che si limita ad interrogarmi, essendo un’insegnante di italiano e storia.

Il successo fu così clamoroso che pubblicasti due libri con la Bompiani.

Uscirono ‘Belle parole. I grandi discorsi della storia dalla Bibbia a Paperino’ e ‘Un popolo di concorrenti. Storia d’Italia attraverso i telequiz’, che godettero rispettivamente delle prefazioni di Aldo Grasso e Renzo Arbore. Un vero onore per me, lo stesso che mi venne concesso quando mi invitarono alla Iulm alla cerimonia della laurea ad honorem a Mike Bongiorno. Più i personaggi sono importanti e più sono disponibili.

Sei anche giornalista.

Sono iscritto all’albo dei pubblicisti da quasi trentacinque anni. Vinsi una borsa di studio alla Fieg e feci un anno intensivo di giornalismo. Tuttavia, quando si trattò di scegliere, avendo già un lavoro sicuro a pochi chilometri da casa, non me la sentii di proseguire. L’amore comunque è rimasto. Nel periodo di ‘Passaparola’ scrissi per ‘Oggi’, ‘Gente’ e ‘Sorrisi’. Tuttora collaboro con Radiostuni e dirigo ‘Lo scudo’, un mensile locale di proprietà dell’arcidiocesi che esce da oltre cent’anni.

Alla lunghissima lista di programmi a cui hai preso parte dobbiamo aggiungere pure “Avanti un altro” e “Caduta libera”.

Presenziai da ospite in appuntamenti speciali. Da Bonolis, nel 2011, feci pena (ride, ndr). Giocai subito dopo la signora Longari e inciampai su una domanda facilissima che ahimé non capii. Al contrario, nel 2016 a ‘Caduta Libera’ non vinsi per un soffio 107 mila euro. In ogni caso, so cosa vuoi sapere: cosa c’è sotto la botola.

Proprio così.

Ci sono migliaia di cubetti di gomma piuma. E’ impossibile farsi male. La buca è di due metri e mezzo, non profondissima. Se ci si alzava si rischiava di sbattere la testa contro la trave. Per questo ci chiesero di rimanere stesi. Prima delle registrazioni ci fecero compiere delle cadute di prova per ragioni assicurative. Provai a scattare qualche foto, ma vigeva la segretezza assoluta.

I game sono un capitolo chiuso?

Se volessero rispolverarmi e togliermi le ragnatele di dosso, risponderei positivamente. Non ho nostalgia di nulla. Ero un onesto padre di famiglia di 38 anni che si ritrovò improvvisamente al centro della scena. Finito quel momento rientrai nei ranghi. La vita è bella adesso e le sfide vanno affrontate con le lenti del futuro, non con quelle del passato. Ho numerosi filmati delle mie performance che non rivedo praticamente mai. Non avrei nemmeno tempo.

Strano che non ti abbiano mai cercato per un reality.

Non mi hanno mai coinvolto e, sinceramente, non sarebbe la mia realtà. Risulterei troppo forzato e non potrei mai stare senza leggere.

A “La Ruota della Fortuna” ci andresti?

Sì. Sarebbe bello riabbracciare Gerry, che più volte mi ha salutato quando c’erano concorrenti provenienti da Ostuni. E’ una bella persona. La sera di Sanremo ci inviò un video nel quale salutava la nostra radio.

Immagino invece che “Affari tuoi” non ti entusiasmi.

Non ho niente contro il programma e credo che Stefano De Martino sia riuscito ad innovare benissimo un format consolidato. L’exploit di Amadeus avrebbe potuto stroncarlo. Però è un altro tipo di gioco, prevale lo storytelling sui numeri fortunati e sulle storie dei protagonisti. Non sarebbe giusto per me andarci.

Quando sei un’icona diventa difficile riproporsi come concorrente normale. Ormai rientri nella categoria della guest-star.

Per me non è un problema. Magari potrebbero cercarmi per qualche speciale benefico.

Appunto. Intendevo proprio questo.

Allora sì, hai ragione. Ma è inutile che mi lamenti. Ho avuto tutto quello che potevo avere.

A distanza di quasi vent’anni da “Passaparola” ti riconoscono ancora?

Succede. Per prima cosa mi chiedono se sia tutto vero. Successivamente mi domandano se Scotti è proprio così come appare. Ed io rispondo ogni volta che Gerry è una grandissima persona, piena di garbo e spirito. Ad ogni modo, un aspetto positivo c’è.

Quale?

Grazie a ‘Passaparola’ non sono più ‘quello dei semafori’.

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