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Era Lupo Lucio della Melevisione, Guido Ruffa: “Non sono morto e non faccio porno come dicono, la mia vita oggi”

Che fine ha fatto Lupo Lucio della Melevisione? Il personaggio era interpretato da Guido Ruffa. L’attore, 68 anni, in un’intervista rilasciata a Fanpage.it ha raccontato la sua vita oggi: l’amore per la compagna, la cagnolina Elsa che reputa una figlia, la carriera di attore teatrale. Ma anche il rapporto con Danilo Bertazzi, che interpretava Tonio Cartonio, e le fake news sul suo conto: “Gli amici mi chiamarono piangendo dopo aver letto che ero morto, perché rovinare la vita così a una persona?”.
A cura di Daniela Seclì
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La Melevisione, Lupo Lucio era interpretato da Guido Ruffa
La Melevisione, Lupo Lucio era interpretato da Guido Ruffa

Lupo Lucio, uno dei personaggi più iconici del programma di Rai3 e Rai YoYo Melevisione, era interpretato da Guido Ruffa. L'attore, che oggi ha 68 anni, si è raccontato in un'intervista rilasciata a Fanpage.it: la battuta pronta e un bagaglio ricco di ricordi condivisi con Danilo Bertazzi e Lorenzo Branchetti, Tonio Cartonio e Milo Cotogno. Nella sua vita privata una compagna con cui condivide la vita, la cagnolina Elsa di cui è perdutamente innamorato e poi la carriera come attore che ancora tesse giorno per giorno. Negli anni, tante e vergognose le fake news sul suo conto: dalla notizia della morte annunciata per ben tre volte a quella della svolta porno, fino alle menzogne sui problemi di droga. Guido Ruffa ha continuato a lavorare a teatro, il suo primo amore, e su quel personaggio ingombrante a cui resterà indissolubilmente legato per sempre dice:

Lupo Lucio è croce e delizia. Quando provai il costume per la prima volta mi sentii un deficiente, poi ho iniziato a divertirmi. Negli anni ci sono stati momenti in cui non lo sopportavo più, dicevo: "Chi sei? Cosa vuoi da me?". Non riesco a staccarmelo. Credo che sopravviverà alla mia immagine.

Che fine ha fatto Guido Ruffa, il Lupo Lucio della Melevisione si racconta

L'avventura della Melevisione ha avuto inizio per lei nel 1999. In principio non interpretava un personaggio, ma prestava la voce a Radio Gufo.

Esatto. Ricordo bene il giorno in cui tutto è cominciato. Lavoravo in Rai, a Torino, avevo appena finito di registrare le voci per alcuni cartoni animati e ho visto arrivare una delegazione da Roma. Era sempre terrorizzante quando accadeva, erano persone molto importanti. Il dirigente della Rai, Mussi Bollini, mi disse: "Stiamo preparando le puntate zero di una nuova trasmissione, dovresti dare la voce a una radio. Ti senti in grado?". Era la famigerata Radio Gufo della Melevisione. Iniziai con quella poi, tramite mezzucci tecnici, diedi la voce anche a molti altri personaggi, come il pozzo.

Inizialmente nel Fantabosco c’era Lupo Fosco, interpretato da Fabio Farronato, come è avvenuta la staffetta tra voi due?

Il collega dovette andare a lavorare a Roma e non poteva più dare disponibilità piena a Torino, dove registravamo. Ero in ferie con la mia compagna. Mi chiamarono dicendo di andare subito in Rai. Avendo io una fiducia incommensurata in me stesso risposi: "Se dovete licenziarmi, ditemelo subito".

Lei è un ottimista dunque.

Inguaribile (ride, ndr). Comunque lasciai la mia compagna al mare e andai a Torino. Mi portarono a prendere le misure del costume, poi al trucco, poi mi vestirono e mi fecero entrare in una stanza: "Questa è una puntata, leggila che poi dovrai recitare. Tanto tu hai un'ottima memoria vero?". Io mentii spudoratamente: "Certo". Ero agitatissimo. C'era un dialogo, poi una filastrocca lunghissima molto divertente di cui le prime tre parole erano giuste e il resto penso di essermelo inventato (ride, ndr) e poi c'era la canzone del lupo, che non accenno altrimenti, data la mia voce, finisce l'intervista. Il modo di parlare di Lupo Lucio è nato proprio dalla mia esigenza di avere il tempo di ricordarmi cosa dire.

Come andò a finire?

Ridevano tutti. Mi fecero uscire e aspettai il responso in corridoio. Quando il regista e la produttrice mi raggiunsero e mi chiesero un parere su come fosse andata, gli dissi: "Non lo so, avete riso fino adesso quindi mi avete preso in giro". E loro mi risposero: "Non l'hai ancora capito? Sei il nuovo Lupo". E così è nato Lupo Lucio.

Lupo Fosco interpretato da Fabio Farronato e Lupo Lucio interpretato da Guido Ruffa
Lupo Fosco interpretato da Fabio Farronato e Lupo Lucio interpretato da Guido Ruffa

Cosa ha provato la prima volta che ha indossato il costume di Lupo Lucio?

Non capivo niente e più che altro mi sembravo un deficiente. Poi ho iniziato a divertirmi.

Ha conservato qualcosa di quel costume o è andato perso?

L'unica cosa che ho nelle mie mani è lo zainetto di Lupo Lucio. Per il resto è tutto di proprietà della Rai. Avevo tre, quattro costumi diversi fatti su misura per me perché Lupo Lucio a volte era congelato, altre bruciato o era cascato nell'acqua. Avevo anche cinque o sei parrucche, dovevo cambiare continuamente la capigliatura.

Lupo Lucio incuteva un certo timore, perché cercava di catturare gli gnomi, tendeva agguati, ma in fondo non era poi così cattivo. Quali suoi tratti caratteriali ha trasmesso al personaggio?

Uno senz'altro: l'essere un rompiscatole, ma nel senso carino, gentile. Sono un bastian contrario. Alla fine però, andando a scavare nel personaggio, credo che Lupo Lucio sia un po' come i bambini piccoli. Se a un bambino dici: "Questo è l'orologio di papà e non devi toccarlo", sai che quando tornerai l'orologio sarà smontato e il bambino ti dirà: "È cascato e si è aperto da solo".

Immagino sia consapevole di avere creato con il suo talento un personaggio che ancora tutti ricordano e che i giovani di oggi stanno riscoprendo grazie ai video che circolano sui social.

In realtà non me ne rendo conto. Posso solo dire che mi sono divertito tantissimo a lavorare con i colleghi e con la troupe della Melevisione.

Mi sembra di capire che ci fosse un bel clima dietro le quinte.

Un clima di gioco, rilassato. Non sto a dire quanti scherzi ci facevamo mentre si stava registrando con la complicità dell'Ispettore di Studio, un amico carissimo, gentile, serio, ma quando si trattava di fare gli scherzi e lo si coinvolgeva era eccezionale.

Melevisione, Regina Odessa, Balia Bea e Lupo Lucio interpretati da Carlotta Iossetti, Licia Navarrini e Guido Ruffa
Melevisione, Regina Odessa, Balia Bea e Lupo Lucio interpretati da Carlotta Iossetti, Licia Navarrini e Guido Ruffa

In definitiva, Lupo Lucio è stato più una benedizione o una condanna per lei? Ha limitato o agevolato il suo lavoro?

È croce e delizia. Ci sono stati momenti in cui non lo sopportavo più, dicevo: "Chi sei? Cosa vuoi da me?". Non riesco a staccarmelo. Ricordo quando girai un film importante, in costume, dove io ero cattivissimo. Arrivò il regista e mi disse: "Io so chi sei, tu sei il lupo". Sì, ho fatto ANCHE quello. Credo che sopravviverà alla mia immagine. Per certi versi, però, sono anche contentissimo perché vuol dire che chi ha scritto questo personaggio, chi gli ha dato la parola e io che l'ho interpretato, eravamo in sinergia. Non abbiamo sbagliato niente.

Come è successo a Danilo Bertazzi, anche a lei è capitato di trovarsi al centro di fake news.

Sono morto tre volte. Hanno pubblicato interviste, che non ho mai rilasciato, dove dicevo di odiare i bambini e di darmi ai film porno.

Sì, nella falsa intervista diceva di voler coinvolgere anche Fata Lina e Principessa Odessa.

Esatto. Da un lato mi viene da ridere conoscendo sia Fata Lina, Paola D'Arienzo, che la Principessa poi Regina Odessa, Carlotta Iossetti. Ma poverine, perché rovinare la vita anche a loro? C'è stato un momento in cui ho detto: "Fatemi conoscere chi ha tirato fuori questa storia. Voglio vederlo per capire il suo Quoziente Intellettivo a che livello sia". Se una persona non ti piace, perché devi rovinargli la vita?

Danilo Bertazzi interpretava Tonio Cartonio, su di lui la fake news della morte per overdose
Danilo Bertazzi interpretava Tonio Cartonio, su di lui la fake news della morte per overdose

A mio parere, queste fake news non nascono sempre dall'odio nei confronti del personaggio. Credo che spesso vengano presi di mira proprio i volti più amati, per avere la certezza che le persone clicchino sulla notizia.

Certo, di questo ne sono consapevole, ma la prima volta che hanno diffuso la notizia della mia morte è stato tremendo. La mattina ha iniziato a squillarmi il telefono, mi chiamavano amici che piangevano. Mi chiedevano in lacrime: "Dove sei? C'è scritto che sei morto". E io facevo le corna: "Ma come sono morto! Sto benissimo". Poi dissero che mi avevano sparato a Foggia. Inoltre, c'è stato un periodo in cui sembrava che tutti noi del Fantabosco ci drogassimo. Niente di vero.

Delle cose che ha sentito dire sul suo conto, quale l’ha ferita di più?

Devo dire che a un certo punto ho cercato di farmi scivolare tutto addosso, domandandomi il perché dell'imbecillità umana. Ma non c'è risposta, siamo in tanti e uno imbecille lo trovi sempre.

Tornando alla Melevisione, il programma ebbe il merito di parlare ai bambini – in modo adeguato – di temi delicati come le molestie, la separazione dei genitori, la morte. Come venivano preparate le puntate con quei temi? 

Tutte le puntate che venivano date in mano a noi passavano al vaglio di psicologi, pedagoghi e della Rai. Imparavamo le battute a memoria, non avevamo il gobbo. Si faceva la prova con il regista, poi lui andava dietro il vetro e rifacevamo la scena. Provavamo e riprovavamo parecchie volte. Iniziavamo a registrare alle 13 e finivamo alle 20. In quel lasso di tempo registravamo una puntata da 23 – 24 minuti.

Quando la Melevisione fu interrotta per l'attentato dell'11 settembre 2001

Sono trascorsi circa 23 anni, ma ancora oggi tutti ricordano quando la puntata della Melevisione dell’11 settembre 2001 fu interrotta per dare la linea al TG3 con gli aggiornamenti sull'attentato alle Torri Gemelle. 

Io non ero in quella puntata. Quel giorno stavo facendo le prove per un'operetta. A un certo punto squilla il telefono a me, al regista e a un'altra persona. Ci dicono di accendere la televisione. D'istinto mi sintonizzo su Rai3. Vedo gli aerei che si schiantano sulle Torri Gemelle. Sconvolgente.

La scelta della Rai di interrompere un programma che prevedeva la presenza dei bambini davanti alla tv per trasmettere immagini così violente è criticata ancora oggi. Lei cosa ne pensa?

Era un fatto così eclatante, importante, che secondo me non hanno avuto nemmeno il tempo di dire: "Allontanate i bambini dalla televisione". Non posso dire se abbiano fatto bene o male. Purtroppo hanno dovuto farlo. Era una dichiarazione di guerra non indifferente.

A maggio 2015 sono andati in onda gli ultimi episodi della Melevisione. Come le fu comunicata la notizia della chiusura?

Non ci è stato detto niente. Lo avevamo intuito. Diciamo che mi sono preparato da solo. A un certo punto mi sono detto che piuttosto che andare avanti così, in un modo raffazzonato rispetto a come si lavorava all'inizio, sarebbe stato meglio chiuderla. Quando stavo per dire "Chiudiamola qua", l'hanno chiusa davvero. Ci sono stati tre registi magistrali, il primo – Pierluigi Pantini – che ha dato alla Melevisione un'immagine luminosa. Poi è arrivato Roberto Valentini che ha cercato il chiaroscuro, con lui sono state fatte le puntate con temi importanti. E poi Alfredo Franco con cui abbiamo ripreso un lavoro sul gioco, sul divertimento ma senza dimenticare di non trattare i bambini come se non capissero.

Orco Baleno, Fata Gaia e Lupo Lucio interpretati da Massimiliano Sbarsi, Simona Grosso e Guido Ruffa
Orco Baleno, Fata Gaia e Lupo Lucio interpretati da Massimiliano Sbarsi, Simona Grosso e Guido Ruffa

È rimasto in contatto con Danilo Bertazzi e gli altri?

Certo. Con Danilo Bertazzi (Tonio Cartonio), con Lorenzo Branchetti (Milo Cotogno), con Paola D'Arienzo (Fata Lina), con Carlotta Iossetti (Principessa/Regina Odessa). Spesso ci invitano a delle reunion di cosplayer e quando arriviamo rimango allibito. Ci troviamo sempre davanti 3-4000 persone entusiaste, che ci chiedono foto e autografi. Sono contento. Piccolo aneddoto, io e la Principessa siamo quasi vicini di casa.

Avete ricostruito il Fantabosco quindi.

Non ci crederà ma tra casa sua e casa mia c'è un bosco. Quindi ci vediamo. Anche con Riccardo Forte, che interpretava il vero cattivo Vermio Malgozzo, ci sentiamo e ci si vede quando si può.

Guido Ruffa oltre Lupo Lucio, la sua vita oggi: l'attore ha 68 anni e una compagna

L'attore Guido Ruffa oggi, tra carriera e la vita privata con la compagna
L'attore Guido Ruffa oggi, tra carriera e la vita privata con la compagna

La sua carriera come attore ha avuto inizio nel 1981. Quando ha avuto la consapevolezza che la recitazione sarebbe stata la sua strada?

È iniziato tutto per caso, facevo tutt'altro, ero all'Università, seguivo i corsi per diventare medico. Ogni tanto con gli amici scrivevo delle piccole pièce teatrali. Un giorno mi chiesero di sostituire in uno spettacolo un collega che non stava bene. Accetto e da lì è nato tutto. Recitare mi diverte tantissimo, mi piace perché mi permette di essere persone diverse. Spero di riuscire a farlo ancora per un po' di tempo.

I suoi genitori supportarono il suo cambio di rotta da medico ad attore?

Sempre. Devo dire che sono stati eccezionali. Mi guardarono, c'era nell'occhio un po' di disperazione, poi dissero: "Fai quello che ti piace fare, basta che tu sia onesto con te stesso e con gli altri. Noi ci siamo". So che erano fieri di me.

Com’è la sua vita oggi?

A maggio, da martedì 14 e per una settimana, saremo in scena al Teatro Gioiello di Torino con lo spettacolo Tutti in fuga col malloppo. La mia vita d'attore è questa: "Guido c'è da fare un cattivo, hai voglia?". Lunedì prossimo a Torino, al Cinema Massimo, faranno vedere il cortometraggio Meti e il lungometraggio C'era una volta Nobel. Nel primo interpreto un commissario di polizia burbero e nel secondo interpreto Alfred Nobel, l'inventore della dinamite, barbuto, scorbutico.

Ma le è mai capitato di interpretare personaggi buoni?

Sì, nella serie R.I.S. – Delitti imperfetti ero un uomo molto buono che poi veniva ucciso a mazzate dai fratelli perché aveva vinto al Totocalcio e non voleva dividere i soldi. Oramai sono indirizzato alla commedia, mi piace fare ridere il pubblico soprattutto in un momento storico come questo.

C'è qualcosa che le fa paura?

Quanto tempo abbiamo? Nel film 7/8 – Sette ottavi interpretavo un gerarca fascista. I costumisti mi diedero la divisa. Il regista Stefano Landini mi disse: "Questa divisa è stata indossata da un vero gerarca fascista che ha fatto delle efferatezze". Ho avuto difficoltà a indossarla. Come è possibile essere cattivi contro i nostri simili? Mi fa paura questo, la cattiveria che c'è in giro.

Quanto alla sua vita privata, cosa le va di raccontarmi?

Ho una compagna da molti anni, lei è un medico. Non ho figli. Anzi, ho detto una bugia. Abbiamo una figlia, Elsa, il nostro cane. La tratto come tale. L'abbiamo presa in canile, vedendo quanto soffriva. E adesso sono suo schiavo. Mi piace guardare film. E poi mi piace leggere. Dormo poco perché leggo di notte, quando tutti dormono.

In un’intervista ha dichiarato di essere molto agitato prima di uno spettacolo. Da cosa deriva questa inquietudine? 

L'agitazione prima degli spettacoli è una cosa che non mi abbandona. Chi mi conosce sa che dietro le quinte dico sempre: "Ma perché non ho fatto un altro mestiere?". Ho voglia di dare il massimo, di fare bella figura. Ho lavorato con Lindsay Kemp, ballerino e mimo inglese. Lui mi diceva: "Ricordati sempre che quando vai in scena devi lavorare come se fosse l'ultima volta. Devi dare il massimo, non sai cosa può succedere dopo". E quello mi è rimasto. Se sbaglio divento una bestia con me stesso, perché non è possibile, non si deve sbagliare.

Quindi non la placa neanche la sua pratica scaramantica di cercare un chiodo storto dietro le quinte?

Sa proprio tutto! Ho qui un vaso trasparente pieno di chiodi storti che ho raccolto in tutta Italia. Diciamo che il chiodo storto mi dà una certa tranquillità. Talvolta, però, sono talmente agitato che i chiodi devono essere tre. Ci vorrebbe lo psichiatra penso.

La televisione le manca o ha trovato la sua dimensione nel teatro?

Quello che dà il teatro non te lo può dare la televisione o il cinema. Fare uno spettacolo teatrale è quasi una seduta dallo psicologo. Quella tensione che ti accompagna fino alla fine e poi l'adrenalina dopo lo spettacolo. Soffro moltissimo il lavorare al cinema o in televisione, perché hai dei tempi morti ma quando ti chiamano devi essere subito pronto.

Si interessa di politica?

Sì. Faccio attenzione a quello che accade, ai personaggi politici, alle falsità che dicono, alle stupidaggini che fanno. Mi domando come possiamo essere così stupidi. Però una volta che si è votato, è giusto rispettare l'esito.

Lei oggi ha 68 anni, cosa augura a se stesso?

Di andare avanti così per quello che mi resta. Di salute mi sento bene, ho sempre voglia di divertire e divertirmi con il mio lavoro. Spero di andare avanti e di riuscire a fare sempre di più.

Uscirebbe dalla sua zona di comfort cimentandosi con un reality?

Non penso mi interessi molto. Dovrebbero telefonarmi almeno sette volte al giorno per un anno e prendermi per sfinimento.

Per concludere che consiglio darebbe ai bambini di oggi?

Più che un consiglio, un augurio. Di avere dei genitori che hanno occhi, cuore e mente aperta. Se un bambino ha vicino persone così, lo aspetta una bella vita. Ecco, posso augurare questo.

Orco Manno, Milo Cotogno e Lupo Lucio interpretati da Diego Casalis, Lorenzo Branchetti e Guido Ruffa
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