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Don Salvatore, un monaco in cucina: “Prima facevo il salumiere. A 32 anni i voti, la mia famiglia l’ha presa male”

Intervista a Don Salvatore Pellegrino, monaco del programma di Food Network Le ricette del convento. Con Don Anselmo e Don Riccardo prepara antiche prelibatezze. Su Fanpage.it racconta la sua storia: il diploma alla scuola alberghiera, i lavori come pizzaiolo e salumiere in un supermercato, i voti di obbedienza, stabilità e castità e i battibecchi nel monastero.
A cura di Daniela Seclì
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Don Salvatore Pellegrino de Le ricette del convento, nell’intervista a Fanpage.it racconta la sua storia
Don Salvatore Pellegrino de Le ricette del convento, nell’intervista a Fanpage.it racconta la sua storia

Intervista a Don Salvatore Pellegrino, monaco dell'Abbazia di San Martino delle Scale a Monreale. Ha 38 anni ed è noto per il programma di Food Network Le ricette del convento dove cucina gustose e antiche prelibatezze insieme a Don Anselmo e Don Riccardo: "Cucinare per me è un gesto d'amore nei confronti della comunità e delle persone a cui voglio bene". Le nuove puntate con i tre monaci vanno in onda ogni domenica a partire dalle ore alle 17:45: "In monastero può capitare la giornata storta, qualcosa che ci fa arrabbiare. Capita di avere qualche battibecco tra di noi, ma la sera ci lasciamo tutto alle spalle". Su Fanpage.it ha ripercorso la sua storia: gli studi alla scuola alberghiera, i lavori saltuari come pizzaiolo e salumiere in un supermercato, la decisione di entrare in monastero che non è stata accolta positivamente dalla sua famiglia e la difficoltà di adattarsi a una nuova vita scandita dai voti di obbedienza, stabilità e castità. Don Salvatore si racconta:

Facevo svariati lavori, il pizzaiolo e il salumiere in un supermercato. A 32 anni ho preso i voti. Per la mia famiglia è stata una cosa improvvisa. L'hanno presa male. Abbracciare i voti di povertà, castità e umiltà non è stato facile, venivo da una quotidianità in cui lavoravo, avevo amici e vita sociale. Se il voto di castità è superato? Io sono all'antica. Quel voto rappresenta la mia fedeltà a Dio e il dono della mia vita agli altri.

Chi era Salvatore Pellegrino prima di prendere i voti?

Un ragazzo comune, semplice e disponibile che faceva una vita normale, studiava, lavorava, faceva qualche lavoretto qui e là. Un giovane come tutti gli altri.

Quali lavori hai fatto?

Svariati. Mi sono diplomato alla scuola alberghiera poi sono partito per fare la stagione estiva in Sardegna. Con quei soldini ho fatto esperienze fuori. Quando sono rientrato ho lavorato in varie pizzerie nelle zone del catanese, prima al forno e quando mancava il pizzaiolo lo sostituivo. Ho lavorato anche come salumiere presso un supermercato. Diciamo che qualcosina l'ho fatta.

Come è nata la vocazione?

Nel mio caso c'è sempre stata, è nata insieme a me. C'è un salmo che dice: "Mi hai tessuto nel grembo di mia madre". Io credo che quando il Signore ci crea, sappia già quello che faremo e saremo. Quindi per me la vocazione c'era già, poi magari la conosci, la scopri, ci litighi, la accetti e la accogli.

Quanti anni avevi quando hai preso i voti?

Quando ho fatto la mia prima professione avevo all'incirca 32 anni. Oggi ne ho 38.

Come hanno reagito i tuoi familiari? Hanno appoggiato la tua scelta?

All'inizio no, anche perché non ne sapevano nulla. Per loro è stata una cosa improvvisa, quindi l'hanno presa male. Però devo dire che adesso sono contenti. Li vedo più tranquilli e sereni.

A quali voti deve attenersi un monaco benedettino come te?

I nostri voti sono quelli di obbedienza al superiore, castità e stabilità. Quest'ultimo è un aspetto molto importante perché consiste nel rimanere nel monastero dove fai professione, dove sei entrato. Poi il suo significato si allarga e diventa una stabilità morale, nella serietà, ma anche nelle decisioni che si prendono senza cedere alla tentazione di gettare la spugna.

E poi c'è la conversione dei costumi, quindi l'abbandono della vita precedente per abbracciare i voti di povertà, castità e umiltà. C'è qualche aspetto di questa nuova vita che hai fatto più fatica ad accettare?

In qualche maniera tutti, venendo dalla vita quotidiana di un ragazzo che lavorava, aveva amici e vita sociale. È stato difficile in ognuna di quelle situazioni. Però come dice San Paolo: "Tutto posso in colui che mi dà la forza".

Quanto al voto di castità, c'è un vivace dibattito tra chi lo reputa giusto e chi lo ritiene ormai superato. Suor Noemi Scarpa, Madre Badessa del Monastero delle Benedettine di Sant’Anna, mi disse che in realtà i voti liberano il cuore per orientarsi verso il prossimo. Tu come la pensi?

Credo che Madre Noemi abbia risposto benissimo, condivido. Il mondo di oggi sta andando avanti, magari verrà richiesta la possibilità di potersi sposare. Io sono di un'idea un po' più antica. Penso che la mia fedeltà stia anche in quel voto.

Quindi la castità come fedeltà a Dio?

Come fedeltà a Dio, ma non solo. Quando abbracci una vita come questa non lo fai per diventare qualcuno, ma per donare la tua vita agli altri. E la doni in toto, fino a donare la tua castità e la tua sessualità.

Veniamo a Le ricette del convento, nel programma di Food Network prepari gustose e antiche prelibatezze. Cosa significa per te cucinare?

È una passione, ma non nel senso classico del termine. Mi piace cucinare, ma non sempre si ha la voglia di farlo, perché sei stanco, non hai il tempo, hai tante cose da fare o non hai idea di cosa preparare. Però ti viene voglia di cucinare nella misura in cui lo fai per la comunità o per i tuoi cari. Quando è un gesto d'amore per le persone a cui voglio bene, per me cucinare è più piacevole. Da giovane non ci pensavo proprio a cucinare, più che altro facevo danni e mia mamma si arrabbiava. Chi l'avrebbe mai detto che avrei fatto questa fine (ride, ndr).

Le ricette del convento con Don Salvatore, Don Anselmo e Don Riccardo

Le ricette del convento, Don Anselmo, Don Riccardo e Don Salvatore
Le ricette del convento, Don Anselmo, Don Riccardo e Don Salvatore

Ad affiancarti in TV ci sono Don Anselmo e Don Riccardo. Sembrate avere un ottimo rapporto. Vi capita mai di discutere?

Tante persone ci dicono "Trasmettete pace, amore e serenità". Molte volte nella mia mente rispondo: "Ah, signora, sapesse, sapesse" (ride, ndr). È inutile nasconderlo perché sarebbe come nascondersi dietro a un dito. È chiaro che una comunità monastica è come una famiglia, né più né meno. Quindi capita la giornata storta, qualcosa che ti fa arrabbiare, un'urgenza, una piccola mancanza. Capita di avere qualche battibecco tra di noi, ma la sera ci lasciamo tutto alle spalle.

Avete tantissimi fan. La notorietà che hai acquisito è più croce o delizia?

All'inizio sicuramente è stata una sorpresa, perché le persone a poco a poco ti iniziano a fermare per strada e dicono "Ma tu sei quello del programma di cucina". La stessa cosa succede anche a Don Riccardo e a Don Anselmo. Fa piacere, ma allo stesso tempo ho scelto di abbracciare una vita ritirata, quando vengo riconosciuto mi sento un po' spaesato.

I commenti al vostro programma sono quasi tutti positivi. L'unico appunto che vi fanno è sulle pentole, che secondo alcuni sarebbero troppo usurate.

Fin quando fanno il loro dovere perché le dovremmo cambiare? Non dobbiamo sprecare le cose. È vero, però, che molte persone ci hanno fatto delle osservazioni su questo. In realtà sono le pentole che ho trovato qui nel 2018, quando sono arrivato. Qualcuno ci ha fatto avere delle pentole nuove, forse gli abbiamo fatto pena (ride, ndr). Quindi le abbiamo cambiate, però devo dire che ci sono anche persone che dicono che dovremmo continuare a usare quelle vecchie perché hanno quel sapore di antico, di una volta, di vissuto.

In definitiva ti manca qualcosa della tua vita precedente?

Capitano dei momenti di nostalgia. Siamo persone, non siamo fatti di ferro. A volte senti la mancanza dei tuoi luoghi. Mi manca Catania da quando mi sono trasferito a Palermo. Mi mancano i miei cari o gli amici che prima vedevo più di frequente. Però, quando è stato possibile, sono tornato a mangiare un panino con i miei vecchi amici.

Sei un uomo sereno oggi?

Non so dire se sono sereno però sto bene, sia nei momenti di serenità che in quelli difficili ringrazio il Signore per tutto.

Le ricette del convento, una giornata nell'Abbazia di San Martino delle Scale

I monaci de Le ricette del convento, programma di Food Network
I monaci de Le ricette del convento, programma di Food Network

Don Salvatore Pellegrino ci ha raccontato una giornata tipo nell'Abbazia di San Martino delle Scale a Monreale. Il tempo scorre tra lavoro e preghiera.

  • Sveglia alle ore 05:30 – 06:00;
  • preghiera fino alle ore 07:30;
  • tutti in refettorio per la colazione;
  • in camera per 45 minuti per leggere, studiare o per finire di sistemarsi:
  • ore 9:00 preghiera per circa 5 minuti;
  • ognuno si dedica alle sue mansioni, chi lavora in bottega, chi sistema la chiesa, chi sta in portineria, chi in cucina o in giardino;
  • ore 13 si prega per altri cinque minuti;
  • ore 13:15 pranzo, che dura poco più di mezz'ora;
  • tutti si trasferiscono nella stanza della ricreazione per 30 o 45 minuti, si chiacchiera, si guarda il telegiornale e alcuni rassettano il refettorio e apparecchiano la tavola per trovarla pronta la sera;
  • in camera per il riposo pomeridiano;
  • ore 16 preghiera;
  • in camera per studiare o completare altri impegni;
  • ore 18:30 si celebra la Santa Messa che dura un'oretta;
  • ore 19:30 Don Salvatore cucina;
  • ore 20:00 la cena che dura mezz'ora;
  • 30-45 minuti di ricreazione, mentre a turno due monaci lavano i piatti;
  • ore 21 l'ultima preghiera della giornata che dura circa 10 minuti;
  • l'abbate impartisce la benedizione e tutti vanno a riposare.
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