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Omicidio Carol Maltesi

Diomede: “Non chiedo scusa alla famiglia di Carol Maltesi, sapevo che la battuta avrebbe fatto male”

Pietro Diomede, diventato tristemente noto per la battuta irripetibile sulla vittima di femminicidio Carol Maltesi, ha dichiarato a Fanpage.it di non avere intenzione di scusarsi con la famiglia della 26enne: “Quando pubblico sono consapevole che la mia battuta farà male e che potrebbe avere delle conseguenze”.
A cura di Francesca Lagatta
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Pietro Diomede
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Pietro Diomede, fino a ieri sconosciuto umorista, ha suscitato indignazione con una irripetibile battuta pubblicata su Twitter su Carol Maltesi, la 26enne trucidata e smembrata dall'ex fidanzato Davide Fontana. Il comico non chiede scusa anche se, come dice, la sua intenzione non era quella di offendere la memoria della ragazza. Intanto, lo Zelig ha cancellato la sua esibizione prevista per il 12 aprile. Ecco cosa ha dichiarato Pietro Diomede a Fanpage.it.

Come ti è saltato in mente di fare quella battuta su Carol Maltesi?

Ho letto la notizia e soprattutto com'era scritta e riportata, evidenziando tre elementi: che era una pornostar, solo il nome da pornostar o il suo ma non quello dell'assassino, e che l'unica cosa riconoscibile fossero i tatuaggi. L'idea era quella, se fosse morta Cicciolina, se fosse morto Siffredi da cosa li riconoscevi? Dai tatuaggi? No.

Ritieni davvero che si possa fare umorismo su una donna uccisa e smembrata?

Io con la mia cifra stilistica faccio umorismo su questa cosa. Credo di aver fatto battute su argomenti peggiori.

In queste ore la stampa italiana e il popolo del web ti stanno facendo notare che la battuta non ha fatto ridere nessuno. Non credi di dover chiedere scusa quantomeno alla famiglia?

No, della mia battuta non chiedo scusa. Quando pubblico sono consapevole che farà male e che potrebbe creare delle conseguenze. Soprattutto non chiedo scusa perché lo chiede Alessandro Gassmann. Il mio obiettivo non era offendere. La battuta era sul fatto che una pornostar fosse stata riconosciuta dai tatuaggi.

Tornassi indietro, quindi, lo rifaresti?

Probabilmente rifarei la battuta ma un po' più fine, però sì la rifarei.

Non è la prima volta che le tue battute suscitano sdegno. In passato hai preso di mira anche Napoli e i napoletani. Insulti o una ricerca di attenzione?

Sono più gli insulti che ho ricevuto io. Le mie battute si basano su luoghi comuni che tutta l'Italia ha. Se uno legge le mie battute, io tratto i napoletani, i leghisti, i siciliani, i veneti e i piemontesi nella stessa misura. Poi per i napoletani è un altro discorso, probabilmente essendo più permalosi, quel tipo di reazione suscita più clamore.

È vero che hai origini calabresi?

Mio nonno era di Bova Marina, mio padre era di Messina e mia madre era lucana. Sì, ho origini del Sud. Sono arrivato in Toscana da figli di meridionali, quindi so cos'è lo scherno. Avendo vissuto determinati stereotipi sulla mia pelle, gioco moltissimo su questa roba.

Giancarlo Bozzo, direttore artistico dello Zelig, ha richiesto la cancellazione della tua partecipazione e ha aggiunto: "Non parlate di censura ma di buon gusto". Come rispondi a questa affermazione?

È la cosa che mi ha detto lui quando mi ha comunicato che non mi avrebbe fatto salire sul palco. E io ho detto va bene, d'altra parte lui è il direttore artistico. L'unica cosa che mi ha dato fastidio è che poi ha pubblicato un post a proposito di Pietro Diomede e ha pubblicizzato l'evento, elencando i ragazzi che si sarebbero esibiti al posto mio. Quella è una cosa che avrebbe potuto evitare, per il buon gusto, eh, solo per quello, visto che parliamo di buon gusto. Però il capo è lui.

Ha anche aggiunto: "La comicità può essere scorretta, si può scherzare anche su certe cose, però la battuta deve essere un capolavoro". A suo avviso la tua non lo era. 

È Giancarlo Bozzo, cosa devo commentare? Ha le competenze per poter dire questa cosa, credo che abbia ragione. Io avevo il mio monologo già bello e pronto, non mi ha dato l'opportunità di esibirmi per questa battuta da cui si è dissociato. Però lo capisco, una mattina si è svegliato con una serie di persone che lo hanno insultato chiedendogli di non farmi esibire sul palco di Zelig. Però, ecco, io non ho sentito grandi capolavori di battute nell'ultima edizione di Zelig, ma su questo ci scherzo perché quei ragazzi sono miei amici, anche gli autori. Non vedo grandi battutisti in giro. Io non faccio il professionista della risata, sono loro i professionisti e un giudizio di Bozzo è come un giudizio di Capello o di Sacchi sul calcio.

Alla luce delle conseguenze della tua battuta, ne è valsa davvero la pena?

Io credo che il problema non sia la battuta. Diciamo che ci siamo fatti tutti una bella pubblicità, sia io che Zelig. Di mattina era in tendenza Zelig, il pomeriggio io. Uno a uno, palla al centro.

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