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Claudia Peroni ricorda Andrea De Adamich: “Arrivai con lui a Mediaset, Gran Prix chiuse perché proseguire era difficile”

La giornalista sportiva si racconta a Fanpage.it e ricorda il collega, scomparso mercoledì: “Andrea era duro nei modi, ma un grande professionista”. Sui vecchi filmati in cui Alesi e Berger la palpeggiavano: “Non mi offesi mai per certi atteggiamenti, c’era un rapporto di amicizia tra noi”.
A cura di Massimo Falcioni
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“Andavo con i miei compagni di scuola a vedere le gare di rally. Ero l’unica ragazza della comitiva”. Claudia Peroni sorride nel ricordare gli anni della giovinezza, quando per puro caso – e andando controcorrente – si appassionò al mondo dei motori.

Nata a Trento, ma sanremese d’adozione, proprio nella città dei fiori scoccò il colpo di fulmine. “Ero innamorata di Henri Toivonen, pilota finlandese di rally che purtroppo non c’è più – racconta la giornalista a Fanpage.it – per seguirlo diventai giornalista ed entrai quasi subito nella redazione di ‘Ruote in pista’ e successivamente di ‘Grand Prix’”.

Il celebre programma nacque ancora prima di approdare su Italia 1: “Eravamo su Antenna Nord, che in seguito entrò a fare parte del network di proprietà di Berlusconi. Io e Andrea De Adamich facemmo quindi il grande salto”.

De Adamich, volto storico della trasmissione, è scomparso mercoledì all’età di 84 anni. “Il nostro è stato un bellissimo rapporto – prosegue la Peroni – Andrea era molto duro nei modi, ma al contempo un grande professionista. Da lui ho imparato tanto, anche ad essere determinata e grintosa. Qualità che mi ha trasferito”.

La collaborazione è durata tantissimi anni.

È stato un onore poter lavorare con lui. Nel tempo abbiamo continuato a sentirci, anche di recente ci siamo messaggiati. Un mese fa gli avevo mandato gli auguri di compleanno e mi aveva risposto con un vocale per ringraziarmi. Sono amica della sua famiglia, la sua morte è un grande dispiacere.

“Grand Prix” era seguitissimo a prescindere. Sia se Mediaset deteneva i diritti dei grandi eventi, sia se questi venivano acquistati da altre emittenti.

Sicuramente quando si detengono i diritti si lavora molto meglio. Tra poter trasmettere una gara di Formula 1 o del motomondiale e non poterlo fare c’è una differenza abissale, cambia totalmente la tipologia di lavoro ed è il motivo per cui ‘Grand Prix’ non proseguì.

In compenso Mediaset si è aggiudicata la Formula E. Un prodotto che, oggettivamente, non ha mai sfondato.

Sono sincera: non mi entusiasma e non mi ha mai entusiasmata. I diritti non erano eccessivamente costosi e Mediaset fece un tentativo. Ci ha voluto credere e non ha funzionato. Quello era un periodo in cui si pensava che l’elettrico potesse rappresentare il futuro. Così non è stato.

Mi consenta la banalità: forse alla Formula E manca il fascino del rombo dei motori. Nelle gare il sonoro ha un suo impatto.

Non hai detto una cosa sbagliata, è come se fosse attivato il ‘muto’ dal telecomando. Il rombo dei motori è importantissimo. Poi devi considerare pure la tipologia delle vetture. Ci sono grandi macchine prestigiose e piloti che hanno tentato il salto dalla Formula 1. Niente da fare.

Mediaset trasmise la Formula 1 dal 1991 al 1996. La Ferrari cominciò a dominare solo in seguito.

Qualche anno con la Ferrari competitiva lo abbiamo vissuto, tipo quando c’era Niki Lauda come supervisore. Ricordo il bel periodo con Jean Alesi e Gerhard Berger. Senza contare che io iniziai nella fase migliore di Senna. Ho avuto la fortuna di avere a che fare sempre con grandi piloti. Ho cavalcato anni in cui il livello della Formula 1 era eccellente.

A proposito di Ferrari, la crisi è nerissima e non si intravede la luce in fondo al tunnel.

Io voglio vederla questa luce. Credo che la crisi sia dovuta ad una somma di più problemi. Spero di rivedere la Ferrari vincere e ritengo che ce la farà. Vanno solo stravolti dei parametri e alcune forze in campo. Secondo me non è una questione di piloti, in quel senso abbiamo il top. Leclerc ed Hamilton si compensano, uno per velocità e l’altro per esperienza.

Citava Alesi e Berger. Nel 2021 vennero rispolverate immagini risalenti agli anni novanta in cui i due piloti scherzavano con lei, palpeggiandola.

La Formula 1 a quei tempi era esattamente quella. Ci potevano essere scherzi e battute, ma ti assicuro che non mi offesi mai per certi atteggiamenti. Sì, osarono, ma avevamo un rapporto di tale amicizia che non esistevano problemi. In diretta svicolai senza generare polemiche.

A mio avviso la storia va sempre contestualizzata e mai attualizzata. In quel caso si accostò la vicenda a quella che vide vittima Greta Beccaglia.

Il paragone poteva starci, ma un conto è un gesto scherzoso compiuto all’interno di un paddock, un altro è una pacca sul sedere data fuori dallo stadio ad una ragazza che non conosci. Io quell’uomo lo avrei messo subito in riga, magari ordinando alla troupe di riprenderlo per far sì che tutti vedessero il suo volto. Sarebbe stata la soluzione migliore. Riguardo a Greta, invece, mi capitò di confrontarmi con lei in uno studio tv”.

Come andò?

Le dissi chiaro e tondo che se voleva fare questo lavoro doveva essere pronta a confrontarsi con un mondo tendenzialmente maschilista. Attenzione, non ho mai pensato che fosse giusto palparla, ci mancherebbe. Però ribadisco: avrebbe dovuto rispondergli per le rime all’istante.

Sentì Alesi e Berger in quei giorni?

Sì e ti garantisco che erano dispiaciuti per l’accaduto. La presero male e inizialmente pensarono che fossi io a volerci marciare. Al contrario, avevo perorato la loro causa. In ogni caso ci siamo chiariti e continuiamo ad essere amici.

Attualmente conduce “E Planet”. Coltiva anche altri progetti?

‘E Planet’ è un programma che partì per documentare la svolta dell’elettrico e che da qualche anno si è soffermato sul concetto più largo della sostenibilità. Contestualmente seguo ancora i tg e realizzo servizi, tuttavia confesso che sono in un momento di passaggio. Non ho mai voluto occuparmi solamente di Mediaset, ho tanti impegni paralleli: creo eventi, sono ambassador di diverse realtà del motosport e delle auto d’epoca. Amo spaziare e dedicarmi ad altre attività.

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