La scomparsa di Emanuela Orlandi in un docu-film realizzato dai familiari: “Il Vaticano ci ha voltato le spalle”

Pietro Orlandi, insieme alla moglie Patrizia e alle figlie Rebecca ed Elettra, ha presentato al Giffoni Film Festival “42”, il documentario che racconta la scomparsa di Emanuela Orlandi. Il docu-film prende il titolo dagli anni trascorsi dal terribile giorno della sua sparizione – era il 22 giugno 1983 – e non si propone come uno strumento d’inchiesta. Piuttosto, vuole restituire lo stato d’animo di una famiglia che, come migliaia di altre, è costretta a cercare per anni la verità sulla sorte di un proprio caro svanito nel nulla.
La famiglia di Pietro Orlandi racconta la scomparsa di Emanuela
Per la prima volta, sono gli stessi protagonisti di una delle pagine più dolorose e irrisolte della storia italiana a raccontare gli anni di attesa, angoscia, false speranze e porte sbarrate vissuti fino a oggi. Pietro Orlandi è diventato il volto pubblico della ricerca della verità su sua sorella. La figlia Elettra firma la regia del documentario, mentre Rebecca è l’autrice della canzone Mantello di quercia, che accompagna i titoli di coda.
“Si tratta di un lavoro condiviso, un documentario molto più amatoriale, molto più familiare, e quindi molto più intimo”, ha spiegato Pietro all’Ansa, “Non è un documentario d’inchiesta che cerca nuove piste, ma un racconto di cosa vive una famiglia in queste condizioni. Ce ne sono centinaia, migliaia: famiglie con una persona scomparsa e un’inchiesta chiusa anche solo dopo una settimana”.
Tre inchieste ancora aperte
Nonostante i 42 anni trascorsi dalla scomparsa, Pietro Orlandi non si è mai arreso e continua a lottare con la stessa forza del primo giorno: “Bisogna avere fiducia. In questo momento ci sono tre inchieste su Emanuela: una della commissione parlamentare, una vaticana e una della procura di Roma. Dopo 42 anni, tre inchieste aperte: non è normale. C’è chi rema contro, ma se c’è la volontà di andare avanti, è positivo. Non solo ho la speranza: ho la certezza che si arriverà alla verità. Perché la verità non può restare occultata per sempre”.
Le accuse al Vaticano e allo Stato
Resta forte anche la delusione nei confronti delle istituzioni, in particolare del Vaticano, accusato di non aver fatto tutto il possibile per arrivare alla verità: “Il Vaticano era casa nostra, ma ci ha voltato le spalle. Abbiamo trascorso lì un’infanzia meravigliosa, era come se i Papi ci tenessero per mano. Ma quando è successa la storia di Emanuela, ho avuto la percezione che ci avessero lasciato la mano. E da allora non è mai cambiato nulla. Ci sono tanti episodi che lo dimostrano. Non me la prendo solo con il Vaticano, ma anche con lo Stato. Mio padre, prima di morire, disse: ‘Sono stato tradito da chi ho servito’”.
Infine, Pietro rivolge un appello ai più giovani, affinché la storia della sorella diventi un monito, affinché il dolore patito dopo la scomparsa di Emanuela diventi un insegnamento:
Come dico sempre ai ragazzi che incontro nelle scuole: non accettate mai passivamente le ingiustizie, grandi o piccole che siano. Verità e giustizia dovrebbero essere la normalità. Il sacrificio di Emanuela spero non sia vano, ma serva a cambiare le coscienze.