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La vera storia dell’Isola delle rose, la micronazione creata al largo di Rimini

L’isola delle rose è nata nel 1968 e creata dall’ingegnere Giorgio Rosa al largo di Rimini ed è diventata nota sia per un film dedicato che per essere il titolo di un singolo di Blanco.
A cura di Cristina Somma
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(Instagram @blanchitobebe)
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L'isola delle rose era una piattaforma al largo dell’Adriatico, che fu ideata dall’ingegnere Giorgio Rosa e nel 1968 fu autoproclamata stato indipendente con il nome ufficiale di Repubblica Esperantista dell'Isola delle Rose. La chiamiamo isola ma era una piattaforma di circa 400 mq che fu creata al largo di Rimini la cui costruzione terminò nel 1967 e si autoproclamò Stato indipendente l'anno dopo per poi essere definitivamente smantellata nel 1969, distrutta dalla Marina con dell'esplosivo. Il suo nome è diventato noto in questi ultimi mesi per ragioni soprattutto legate all'industria culturale: da una parte, infatti, è diventata il titolo di una canzone di Blanco portata anche sul palco di Sanremo 2023, che farà parte anche del suo prossimo album, sia per il film “L’incredibile storia dell’Isola delle rose” con Elio Germano, uscito su Netflix e che andrà in onda lunedì 10 aprile alle 21.00.

La storia dell’Isola delle Rose

L'Isola delle Rose non era altro che una piattaforma artificiale di circa 400m² ideata dall'ingegnere Giorgio Rosa e costruita nel mare Adriatico, a largo di Rimini. Rosa era bolognese, nacque nel 1925 e si arruolò nella Repubblica Sociale Italiana. L'idea della piattaforma la sviluppò negli anni '60 e seguì lui i lavori per la realizzazione del progetto. Nel 1967 L'Isola delle Rose fu terminata, ma l'idea andò oltre la semplice costruzione di una piattaforma in mezzo al mare tenuta in piedi da piloni di metallo. Un anno dopo infatti, il 1 maggio del 1968, fu proclamata Stato indipendente e prese il nome di "Repubblica Esperantista dell'Isola delle Rose".

Questa nuova realtà diventata micronazione per differenziarsi dall'Italia scelse una lingua artificiale sviluppata nel'800, chiamata Esperanto, anche se Rosa non lo parlava. Il nome dello Stato indipendente in esperanto diventò Insula De La Rozoj. Inoltre si dota di una moneta, il Mill, che però non fu mai battuto. Furono emessi dei francobolli, oggi ricercatissimi dai collezionisti. Infine aveva una bandiera con sfondo arancione con uno stemma che rappresentava tre rose rosse. Questo, secondo molti, fu l'inizio della fine. Il progetto durò infatti circa 55 giorni.

Quando e perché l’Isola delle Rose fu distrutta

L'Isola delle Rose fu distrutta nel 1969, dopo diverse polemiche sulla presunta destinazione d'uso dello spazio. Inutilizzata però da molto prima, dopo soli 55 giorni dalla proclamazione d'indipendenza. Il 25 giugno del 1969 infatti l'isola fu circondata e assediata dalle forze dell'ordine a prima mattina che, senza atti di violenza, vietarono qualsiasi attracco. Furono, da quel giorno, condotte diverse indagini sull'utilizzo previsto per quell'isola e i motivi che avevano spinto Rosa a proclamarne l'indipendenza e strutturarla come una vera e propria micronazione.

Dopo udienze, indagini e interrogatori fu deciso dalle autorità che la cosa migliore da fare fosse distruggere il progetto. Nel gennaio 1969 quindi la Marina Militare Italiana salpò per posizionare l'esplosivo che poi avrebbe distrutto la piattaforma. La demolizione cominciò un mese dopo, ma ci vollero dei giorni affinché venisse distrutta poiché i piloni erano molto resistenti e la struttura portante dell'isola si deformava, ma non veniva disintegrata. La sua vera e propria distruzione fu una burrasca di fine febbraio che la fece inabissare. L'atto finale venne comunicato nel Bollettino dei Naviganti dell'Emilia-Romagna. L'affondamento e il successivo smantellamento durarono circa 40 giorni, fino a metà aprile di quello stesso anno.

Le ipotesi di riciclaggio

Non si è mai scoperto quale fosse il vero intento nascosto dietro la nascita di quell'isola che fece tanto parlare di sé. In un primo momento sembrava solo un incentivo per il turismo dato che numerose imbarcazioni facevano un giro lì intorno incuriosite dalla novità, così nacquero anche dei trasporti turistici organizzati dalle spiagge di Rimini che facevano la spola dalla piattaforma al bagnasciuga. Poi, da quando fu proclamata l'indipendenza, cominciarono a girare diverse voci sul progetto e sulle sue presunte destinazioni d'uso. Le ipotesi furono diverse e le più strampalate.

Alcuni la vedevano come la sede di una radio clandestina o un luogo di riciclaggio, altri pensavano fosse un avamposto occulto dai sovietici o un futuro casinò che potesse nascondere dei segreti. I più vicini a Giorgio Rosa sostennero che l'idea invece non era quella di un progetto definito, al di fuori della struttura, ma che con molta probabilità volessero far entrare in funzione un bar per incrementare il turismo costiero. La verità non si è mai scoperta, ma quando l'isola fu distrutta comparvero a Rimini dei manifesti che recitavano :"Nel momento della distruzione di Isola delle Rose, gli Operatori Economici della Costa Romagnola si associano allo sdegno dei marittimi, degli albergatori e dei lavoratori tutti della Riviera Adriatica condannando l'atto di quanti, incapaci di valide soluzioni dei problemi di fondo, hanno cercato di distrarre l'attenzione del Popolo Italiano con la rovina di una solida utile ed indovinata opera turistica. Gli abitanti della Costa Romagnola".

L’isola delle Rose nella cultura pop, da Blanco al film Netflix

La storia dell'isola progettata da Giorgio Rosa è stata d'ispirazione per la realizzazione di film, libri, canzoni e altro ancora. Nel 1998, ad esempio, diventa protagonista di una delle storie a fumetto di Martin Mystère. Dieci anni dopo furono ritrovati gli ultimi resti dell'isola e, contestualmente uscì un libro scritto proprio da Giorgio Rosa, intitolato "L'Isola delle Rose" con allegato un dvd contenente una sua video intervista. Poi è uscito un documentario intitolato "Isola delle Rose. Insulo de la Rozoj. La libertà fa paura" e nel 2010 è nato un programma radiofonico tributo all'aneddoto degli anni '60, chiamato "L'Isola delle rose" di Giuseppe Govinda. Nel 2012 ne ha scritto in un romanzo anche Walter Veltroni che, ispirandosi alla vicenda, l'ha intitolato "L'isola delle rose". Infine, più di recente, durante la pandemia è uscito un film su Netflix diretto da Sydney Sibilla intitolato "L'incredibile storia dell'Isola delle Rose", vincitore di 2 David di Donatello. L'ultimo tributo però è stato quello di Blanco che poche settimane fa ha pubblicato il suo ultimo inedito intitolato "L'isola delle rose", una citazione che ha fatto tornare al centro dell'attenzione la vicenda.

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