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Premi David di Donatello 2024

Antonio Capuano riceve il David da Paolo Sorrentino: “Lo dedico alla mia ragazza che non c’è più”

Antonio Capuano ha ricevuto il David Speciale alla Carriera durante la 67esima edizione dei David di Donatello. Il regista lo ha dedicato alla moglie scomparsa Willy. A consegnargli il premio Paolo Sorrentino, con cui ha un rapporto speciale.
A cura di Ilaria Costabile
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Antonio Capuano ha ricevuto il David Speciale durante al 67esima edizione dei David di Donatello, che si è tenuta il 3 maggio a Cinecittà. A consegnarglielo Paolo Sorrentino. Regista, scenografo e accademico italiano, Capuano ha 82 anni e nella sua carriera si è distinto per la sua immensa passione per il settore cinematografico, in ogni sfaccettatura. Il suo nome, oltre ad essere noto per le sue opere, è riapparso anche nel film di Paolo Sorrentino, È stata la mano di Dio, dove è diventata celebre la sua frase "Non ti disunire".

La dedica di Sorrentino ad Antonio Capuano ai David

Antonio Capuano ha ricevuto il premio David Speciale da Paolo Sorrentino, in diretta sul palco della 67esima edizione dei David di Donatello. Il regista ha voluto dedicare al "maestro" parole di riconoscimento:

Antonio è un maestro di libertà e vitalità, il suo cinema è un ritratto di vitalità. Gli sono molto grato, lui mi ha assunto la prima volta quando ero ragazzo, in 3 secondi, senza che ce ne fosse un motivo valido. Non avevo mai lavorato prima, gliene sarò per sempre grato

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Il discorso di Antonio Capuano ai David 2022

Commosso al centro del palco, Capuano ha voluto dedicare il premio appena ricevuto alla moglie scomparsa, Willy, di origine olandese:

Ringrazio tutti, non capisco perché applaudiate, non me lo merito. Ringrazio Piera e veramente tutti i componenti dell'Accademia, uno a uno. Il premio lo dedico alla mia ragazza che non c’è più. 

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La carriera di Antonio Capuano, regista, scenografo e accademico italiano

Inizia la sua carriera in televisione, dove lavora come scenografo e collabora alla realizzazione di diversi programmi e anche fiction televisive. La sua prima esperienza con la macchina da presa arriva nel 1991 con il lungometraggio "Vito e gli altri", in cui parla della vita tormentata e difficile dei bambini che vivono per le strade di Napoli, con il quale vince il premio della Settimana della Critica al Festival di Venezia. Qualche anno dopo con "Pianese Nunzio, 14 anni a maggio", che racconta la storia di un ragazzino molestato dal parroco di una chiesa, il regista ottiene un grande successo. Gli Anni Novanta sono un periodo prolifico e infatti nel 1998 firma la regia di "Polvere di Napoli" insieme a Paolo Sorrentino a cui segue il film del 2001 "Luna rossa", con il quale ottiene la nomination al Leone d'Oro alla Mostra del Cinema di Venezia, mentre è con "La guerra di Mario" che nel 2006 ottiene il premio della critica ai David di Donatello. Tra gli altri titoli più conosciuti si ricordano "L'amore buio", "Achille Tarallo" e "Il Buco in testa" del 2020. Nel 2022 riceve, quindi, il David Speciale alla Carriera.

Dal film "Pianese Nunzio 14 anni a maggio" con Fabrizio Bentivoglio
Dal film "Pianese Nunzio 14 anni a maggio" con Fabrizio Bentivoglio

Il legame con Paolo Sorrentino, da Polvere di Napoli a È stata la mano di Dio

Paolo Sorrentino descrive nel suo film più intimo, È stata la mano di Dio, il suo incontro illuminante con il regista Antonio Capuano, suo mentore e colui che gli fa capire di "avere qualcosa da raccontare" e lo avvicina al cinema.

Il loro è stato un rapporto intenso fatto di confronti, di sproni e di chiacchierate su tutto ciò che poteva emozionare e sottolineare delle profonde contraddizioni. In una recente intervista rilasciata al Corriere della Sera, Antonio Capuano ha parlato in questi termini del suo legame con il premio Oscar:

Paolo mi ha fatto arrogante e un po’ volgare, forse mi vede così. Ma io lo difendo, è il suo sguardo e ognuno è libero di mostrarlo, senno’ fa una copia. anche se nel mio quartiere, a Posillipo, la gente che mi conosce da una vita mi ha detto: ma come t’ha fatto Paolo? […] Non ti disunire era riferito alle partitelle di calcio. Paolo era un ragazzo timido, schivo ma luminoso. Mi manca molto, non so io a lui, non è molto esplicito. Ci siamo persiPaolo è un borghese, io un proletario, questo ci divide. Ma so che c’è una tenerezza che ci lega. Il suo produttore mi fece leggere una sua sceneggiatura, gli chiesi di aiutarmi a scrivere Polvere di Napoli. Ci siamo conosciuti così. Il suo film che preferisco? Il divo.

La vita privata di Antonio Capuano

Anche la vita privata di Antonio Capuano ha un che di cinematografico, dal momento che sua moglie Willy l'ha conquistata in estate, mentre lavorava come bagnino per mantenersi durante i suoi studi. Lo racconta al Corriere: "C’era una ragazza olandese bellissima che adocchiavano tutti. Io attirai la sua attenzione con dei tuffi. Uscendo dall’acqua la salutai, lei mi sorrise. E’ mia moglie. È un tasto che mi commuove". 

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