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Opinioni

A Carlo Conti tocca un’impresa, Sanremo è una patata bollente e lui è l’unico che può reggerla

Onore o onere? A Sanremo non si dice di no e Carlo Conti lo sa, pur essendo consapevole dell’immane difficoltà nel succedere ad Amadeus. Dal nuovo sistema di voto ai co-conduttori oltre i nomi già sentiti di Cattelan e De Martino, fino al cast con la suggestione Vasco Rossi: ecco le ipotesi e i suggerimenti al nuovo direttore artistico di Sanremo 2025.
A cura di Andrea Parrella
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È ufficiale, sarà Carlo Conti a ereditare il Festival di Sanremo da Amadeus. A lui la direzione artistica e la conduzione delle edizioni 2025 e 2026. Per Carlo Conti, oltre che un ritorno, sarà un'impresa. Dopo aver fatto da apripista alla recente evoluzione sanremese con i suoi tre festival, Conti si trova a gestire una macchina giunta all'apice delle sue possibilità.

Il conduttore ha senza dubbio le spalle larghe per reggere il peso del confronto con il successo debordante degli ultimi cinque Sanremo, ma per non finire schiacciato dal peso dell'eterno paragone e di un'inerzia che lascia pensare a una fisiologica curva discendente, serviranno guizzi, trovate nuove, ragionamenti out of the box che combinati allo schema fortunato messo a punto dal suo predecessore.

Il sistema di voto, e se Sanremo diventasse come Eurovision?

La prima questione della quale Conti si occuperà è quella legata al regolamento, lo ha precisato lui stesso al Tg1 annunciando la notizia del suo ritorno all'Ariston. Un aspetto tecnico spesso sottovalutato, che mai come negli ultimi anni ha finito per essere al centro del dibattito sanremese perché regolamento, in soldoni, vuol dire voto, quindi televoto. Le polemiche sui casi di Ultimo e Geolier di questi anni, potrebbero aver aperto lo spazio per una modifica sostanziale delle dinamiche di voto. Nel 2024 Amadeus aveva inserito la giuria delle radio, ma Conti potrebbe farsi tentare dall'idea di dare più peso al pubblico da casa. Conti potrebbe decidere quindi di assecondare questo istinto oppure, perché no, assecondare i sogni di molti e rivoluzionare totalmente il sistema di voto e pensare a un meccanismo simile a quello dell'Eurovision, con i voti palesi per ogni singola regione.

De Martino, Cattelan: chi condurrà con lui?

Vaneggiamenti a parte, inutile dire che conterà la conduzione. Il triennio di Conti è stato segnato da un'impostazione iper popolare sul tema della co-conduzione. Arisa, Emma Marrone e Rocio Munoz Morales nel 2015, Gabriel Garko, Virginia Raffaele, Emma Marrone e, ovviamente, la scelta di Maria De Filippi a completamento del triennio. Il direttore artistico dei prossimi due festival, smentita totalmente l'indiscrezione di Panariello e Pieraccioni al suo fianco, potrebbe decidere di dare definitivamente spazio ai volti più "giovani" Rai. Oltre ai nomi di Alessandro Cattelan e Stefano De Martino, ormai un refrain degli ultimi mesi, potrebbe essere l'occasione per dare spazio a Geppi Cucciari, che un Sanremo lo ha già fatto, oppure Andrea Delogu, che affiancherà proprio Conti al Tim Summer Hits. In un'era in cui si invoca un ricambio, lo diceva anche Marco Maccarini pubblicamente nelle scorse ore, potrebbe essere un segnale.

C'è poi il tema della musica. La grande capacità di Amadeus in questi ultimi è stata quella di aprire una breccia nello scetticismo dei grandi nomi della musica a partecipare a Sanremo. Per certificare la credibilità del festival si dovrà proseguire in questa direzione. Al di là del miracolo Vasco Rossi, da molti invocato e alquanto improbabile, il direttore artistico dovrà mettere su un cast che sappia rispettare questi standard e, al contempo, guardare alle novità con un pizzico di curiosità.

Ad innalzare il coefficiente di difficoltà per Conti contribuirà l'attuale situazione in cui versa la Rai, in piena crisi di credibilità e al centro di un dibattito politico iper polarizzato. Se il conduttore sarà in grado di resistere agli strattoni della politica, conservando autonomia nelle scelte, anche quelle che un valore politico ce l'hanno, allora potrà attraversare questa prima edizione complessa e affacciarsi con maggiore serenità a quella successiva. L'impressione è che sia il solo a poterlo fare.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare la realtà che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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