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Spending review: dimezzate le Province, salvi i piccoli ospedali

Dopo un CdM durato più di sette ore il Governo ha approvato il decreto sulla spending review. Previsti tagli alle Province e ai dipendenti pubblici, salvi per ora i mini ospedali. Un nuovo decreto per ulteriori tagli entro le prossime settimane.
A cura di Antonio Palma
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Spending review: dimezzate le Province, salvi i piccoli ospedali

Dopo una riunione fiume durata oltre sette ore, il Consiglio Dei Ministri ha varato il decreto sulla riduzione della spesa pubblica che si pone come obiettivo un risparmio per i conti pubblici di circa 26 miliardi di euro in tre anni così ripartiti: 4,5 miliardi per il 2012, 10,5 miliardi per il 2013 e 11 miliardi per il 2014. Con questi risparmi stop all'aumento dell'Iva per quest'anno e spostamento dell'incremento di due punti a partire dal primo luglio 2013, mentre l'imposta verrà abbassata di mezzo punto dal 2014. Dal decreto risorse anche per salvaguardare i restanti 55mila esodati individuati dal Governo  e per la ricostruzione delle zone terremotate dell'Emilia (un miliardo per il 2013 e un miliardo per il 2014). Nelle prossime settimane, come ha ricordato Monti, ci sarà un terzo provvedimento sulla spending review che riguarderà le agevolazioni fiscali, la revisione strutturale della spesa e i contributi pubblici, in base alle analisi effettuate dai commissari Amato e Giavazzi.

Cancellate almeno 60 province – Con un blitz dell'ultimo momento, nel decreto sulla spesa pubblica, che sarà pubblicato già oggi in Gazzetta Ufficiale, rientra di nuovo il piano di tagli alle Province che era scomparso nelle ultime bozze della spending review. Come ha spiegato il Ministro Patroni Griffi, l'obiettivo è il dimezzamento di questi enti locali entro la fine del 2012 attraverso degli accorpamenti da effettuare in base a due criteri fondamentali quali il numero di abitanti e l'estensione geografica. Il Governo si è impegnato a preparare entro dieci giorni le soglie minime per la sopravvivenza di una Provincia, anche se è stato già annunciato che saranno salve le province degli attuali capoluogo di regione. Nello stesso provvedimento è prevista la costituzione, entro il primo gennaio del 2014, di dieci città metropolitane e la relativa soppressione delle province interessate. I comuni coinvolti sono Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria.  Per gli enti locali previste anche forti riduzioni dei trasferimenti di fondi da parte dello Stato, 700 milioni di euro in meno per il 2012 e un 1 miliardo in meno dal 2013 per le Regioni, 500 milioni di euro in meno per il 2012 e 2 miliardi di euro dal 2013 per i Comuni.

Salvi i mini ospedali ma restano i tagli alla sanità – Come anticipato prima del CdM, salvi invece i piccoli ospedali dopo il no del Ministro della sanità Balduzzi che è stato anche uno dei principali elementi di tensione durante il Consiglio. La norma che prevedeva il taglio automatico delle strutture con meno di 80 posti letto è stata stralciata dal provvedimento in attesa di una revisione e riorganizzazione complessiva del sistema sanitario nazionale, anche in accordo con gli enti locali. Restano però i tagli alla spese mediche soprattutto per quanto riguarda l'acquisto di beni e servizi, con un tetto massimo di spesa e anche attraverso un aumento dello sconto obbligatorio che farmacie ed aziende farmaceutiche praticano al Servizio sanitario nazionale.

Confermati i tagli ai dipendenti pubblici – Il restante pacchetto sulla spending review ricalca le bozze circolate in questi giorni, confermati dunque il taglio dei dipendenti pubblici (almeno il 10% in meno per i dipendenti e il 20% per i ruoli dirigenziali), il taglio del 10% agli organici delle Forze Armate, il taglio ai Fondi delle Università pubbliche, la stretta sulle società pubbliche, i tagli del 50% sui costi per le auto blu e soprattutto l'istituzione delle centrali di committenza per l'acquisto di beni e servizi da parte della pubblica amministrazione, con il divieto di attribuire incarichi e consulenze a soggetti già appartenenti all'amministrazione pubblica e collocati in quiescenza.

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